CGIL Modena

MAXI EVASIONE FISCALE ALL’ALCAR UNO DEI LEVONI, E’ ORA DI DIRE BASTA AGLI APPALTI DI MANODOPERA !

Alcar Uno Castelnuovo Rangone

E’ di ieri la notizia della scoperta di una maxi evasione fiscale presso l’Alcar Uno di Castelnuovo Rangone (Modena), la principale società del Gruppo Levoni (oltre 650 milioni di euro di fatturato), nonché una delle principali aziende di lavorazione carni del distretto modenese, dove da oltre 20 anni si utilizza il sistema degli appalti per eseguire le lavorazioni carni.

La Guardia di Finanza ha accertato una base imponibile di 80 milioni di euro sottratta alla tassazione, una evasione IVA di 8 milioni di euro, nonché pagamenti irregolari agli autisti sotto la voce “Trasferta Italia”. Secondo la Guardia di Finanza esisteva una doppia contabilità delle quantità di prodotto lavorato (dalle cooperative di manodopera) al fine di occultare nella contabilità ufficiale prodotti che poi sarebbero stati ceduti “in nero”. In seguito a questi accertamenti è scattata anche un’indagine parallela nei confronti di un “socio con residenza in Montecarlo”, cioè Sante Levoni, che ha portato a scoprire l’omessa dichiarazione di 2 milioni di euro di redditi da capitale. La Procura di Modena, sulla scorta di queste risultanze, ha poi emesso un decreto di sequestro preventivo su fabbricati, terreni e auto (tra cui due Ferrari d’epoca) per un controvalore complessivo di 16 milioni di euro.

Non è la prima volta che la famiglia Levoni è protagonista di un uso spregiudicato degli appalti di manodopera, così come altri imprenditori del distretto delle carni. Dopo una fase in cui negli anni 2000 la Flai-Cgil di Modena aveva sollecitato le imprese del settore, le organizzazioni imprenditoriali, le istituzioni e le amministrazioni a contrastare il fenomeno dilagante delle false cooperative di manodopera, si è iniziato a denunciare alle autorità competenti le illegalità del sistema: intermediazione illecita di manodopera, applicazione di contratti di lavoro inadeguati, evasione fiscale e contributiva a danno dei lavoratori, illeciti vari nella conduzione delle cooperative stesse, spesso di fatto gestite delle aziende committenti.

La famiglia Levoni non si è fatta mancare nulla: una cooperativa di manodopera “fatta in casa”, la “Log-man”, gestita da famigliari dei Levoni; un’altra cooperativa, “Alba Service”, il cui presidente denunciava sconsolato al tavolo prefettizio che i soci-lavoratori venivano gestiti di fatto dall’azienda committente; un’altra cooperativa ancora, la “Planet”, che faceva parte del famigerato “Consorzio Job Service” che, oltre a produrre cooperative una dietro l’altra (tra le quali quelle che operavano anni fa in Castelfrigo), creava buchi milionari per l’erario.
Infine, in piena vigenza del Testo Unico della Regione Emilia Romagna per la “Promozione della Legalità e per la Valorizzazione della Cittadinanza e dell’Economia Responsabili”, la richiesta di finanziamenti pubblici per 7,6 milioni di euro (di cui 1 milione dalla Regione Emilia-Romagna!) per le “innovazioni tecnologiche” e per espandere, di fatto, il modello vincente degli appalti di manodopera.

“Le indagini della Guardia di Finanza hanno confermato ancora una volta che un modello di sviluppo basato sugli appalti di manodopera e sulla riduzione dei diritti dei lavoratori si porta dietro anche l’illegalità – dichiara Marco Bottura della Flai/CGIL di Modena. – Non è la scoperta di oggi, ma la conferma di quanto sta avvenendo da troppi anni. Ciò che è illegale viene considerato normale e, da alcuni, anche inevitabile. Tuttavia il tema vero è il futuro dei nostri distretti industriali: le amministrazioni devono essere consapevoli che la competitività basata su questi mezzi significa orientare i distretti verso una via bassa dello sviluppo. Gli investimenti pubblici dovrebbero premiare le imprese che investono non solo sulla qualità del prodotto, ma anche sulla qualità e sulla legalità del lavoro. Gli imprenditori inizino ad assumere direttamente e a formare i lavoratori del futuro, invece che lasciarli alla mercé di false cooperative di manodopera”.

Flai Cgil Modena

 

Modena, 6/3/2020

 

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