04 Apr 2013
Modena, 4 aprile 2013
Ho incontrato Moustafa qualche giorno fa nel grande campo universitario di Tunisi nei giorni in cui era in corso il Social Forum Mondiale (26-30 marzo 2013).
E’ una mia vecchia conoscenza. Qualche battuta in dialetto modenese quale segno di simpatico riconoscimento e poi ci siamo scambiate tante parole.
Moustafa Alouini, immigrato tunisino a Modena, cominciò già negli Anni ‘90 l’attività sindacale presso il Centro Lavoratori Stranieri della Cgil modenese.
Da anni è a Tunisi, responsabile dell’Ufficio del Patronato Inca-Cgil Nazionale per la Tunisia, ad organizzare e tenere aperta un’attività di assistenza e di tutele previdenziali di assoluta necessità.
Tanti i tunisini partecipanti al forum,che si sono fermati allo stand chiedendo materiale informativo.
Difficile dall’Italia e da Modena rendersi ben conto della dimensione e sopratutto del significato di grande incoraggiamento democratico e sociale quale è la scelta di mantenere una “rappresentanza” sindacale in Paesi così bisognosi di tutele e diritti.
L’utenza non manca a Moustafa. Sono circa 6.500 gli italiani con residenza in Tunisia e sono circa 25.000 i lavoratori tunisini rientrati dall’Italia.
La “prima generazione” di migranti che arrivò nel nostro paese, ora è vicina o già in pensione. I problemi sono tanti e decine di loro o loro famigliari, ogni settimana, si rivolgono alle tutele del patronato Inca.
I titoli sono i soliti – pensioni,assegni famigliari,ricongiunzioni di contributi,visti umanitari, ecc…- ma a Tunisi, questi problemi, pesano di più in termini di complessità burocratiche e di “distanza” dalle nostre Inps ed Inail.
Con Moustafa abbiamo parlato anche dell’attualità tunisina, dopo la recente “rivoluzione nazionale” e la cacciata della dittatura di Ben Alì.
Nei primissimi tempi post-rivoluzione, miseria crescente e voglia di lavoro, hanno messo in moto una grande ondata migratoria.
Moustafa dice che oltre 27.000 furono le partenze clandestine attraverso il Mediterraneo, per lo più verso l’Italia e la Francia.
Ora le loro famiglie a centinaia si rivolgono all’Inca di Tunisi, perché centinaia sono scomparsi: dispersi in mare, o in qualche carcere europeo, o rinchiusi in qualche nostro CIE senza identità.
Drammi familiari e disperazioni che si misurano con l’impotente frustrazione di chi tenta e prova ad offrire un sostegno da un ufficio sindacale Inca-Cgil.
Certo, la migrazione clandestina vista da Tunisi, conferma Moustafa, ha pochi ingredienti duri e ben conosciuti.
Il pressante bisogno di lavorare, l’accettazione di un’offerta di uscita clandestina “organizzata” da clan locali, che fanno affari, e spesso in combutta con altri clan italo-europei che poi ricevono la mano d’opera, quando va liscia la traversata.
Dopotutto, Lampedusa è solo una novantina di miglia da qui.
Cosa fare per contrastare questo mercato umano?
Rispondere, per un tunisino è semplice. “Le nostre <forze di sicurezza> non hanno nemmeno i mezzi per intervenire in mare per salvare i pescatori in grave difficoltà! Solo l’Europa, al di là delle parole o delle ricorrenti minacce, può aiutarci”.
Sono 1.200 km di costa e solamente un concreto intervento coordinato fra europei e governi del Maghreb, può stroncare il traffico malavitoso ed arrivare alle famiglie dei potenti che lo organizzano.
Franco Zavatti
Comitato Modena-Jenin- membro della delegazione italiana al FSM di Tunisi