LA CONFERENZA CGIL SULL'IMMIGRAZIONE DELL'EMILIA ROMAGNA: UN MOMENTO IMPORTANTE DI RIFLESSIONE ED ADEGUAMENTO

28 Mag 2013

di Mirto Bassoli*
  

Il prossimo 10 giugno la Cgil dell’Emilia Romagna svolgerà la propria Conferenza regionale sull’immigrazione. Una scadenza importante, che giunge al termine di un percorso, durato alcuni mesi, nel corso dei quali, territorio per territorio, si è provato ad avviare una riflessione nuova su questo importante tema.
La Cgil deve fare i conti in modo più stringente con l’immigrazione, con i mutamenti per certi versi epocali che sono intervenuti sul piano sociale, per ripensare in tempi brevi la cittadinanza, le politiche del lavoro e la contrattazione, insieme alle forme della rappresentanza e della stessa organizzazione.
In questi anni, così profondamente segnati dalla crisi, i lavoratori immigrati hanno pagato il prezzo più alto in termini di disoccupazione e precarietà, pur in presenza di un’azione del sindacato, in particolare in questa ragione, che ha sempre agito per evitare processi di natura discriminatoria. Nonostante questo, si sono ugualmente create disuguaglianze nelle condizioni professionali e retributive, mentre anche il dare/avere, il rapporto tra quanto versano in tasse e contributi e quanto ricevono in servizi e previdenza, risulta a loro netto svantaggio. Questo accade anche in Emilia Romagna, pur essendo questa regione da sempre caratterizzata da un welfare inclusivo e da un alto livello di scolarizzazione, a partire dalla fascia della prima infanzia.

Gli ingressi hanno subito qualche rallentamento, ma il fenomeno migratorio è pienamente confermato nei suoi connotati ormai definitivi e strutturali: nel territorio regionale si contano 530.000 residenti stranieri, il 12% della popolazione, cinque punti in più del dato nazionale; una presenza triplicata in dieci anni, che mette in evidenza percentuali ancora più alte nelle statistiche relative agli occupati. Si sono ricomposti i nuclei famigliari, è diventata maggioritaria la componente femminile ed è altissima la percentuale di persone di origine straniera che beneficia del permesso di soggiorno di lungo periodo, a conferma della volontà esplicita di mettere radici in questi luoghi.

Dall’analisi della situazione traggono forza le parole d’ordine che la Cgil pone al centro della conferenza regionale: modificare radicalmente la legge Bossi-Fini, che è frutto di un’idea profondamente sbagliata, segnata dalla volontà di respingere, escludere e sfruttare lo straniero, senza alcun riconoscimento sociale e civile; cancellare pertanto l’assurdo reato di clandestinità; per non parlare dell’aberrazione dei Cie-Centri di Identificazione ed Espulsione (due in regione: Modena e Bologna), che vanno semplicemente chiusi; inoltre, il permesso di soggiorno va sganciato dal rapporto di lavoro, introducendo un permesso della durata di un anno per la ricerca di occupazione.

Ma, soprattutto, è il nodo della “cittadinanza” il tema che mette in evidenza il ritardo del nostro paese, oggi tornato alla ribalta anche in ragione della scelta positiva di istituire per la prima volta nel nostro paese un Ministero per l’integrazione, scegliendo una figura tra le più impegnate e rappresentative su questo tema, qual è Cécile Kyenge. La Cgil punta a nuove norme in questo campo: inserimento dello jus soli nei criteri di riconoscimento della cittadinanza per i bambini nati in Italia; cittadinanza ai bambini che completano un ciclo scolastico; nuovi e più agevoli criteri che consentano alle altre persone di origine straniera di essere naturalizzati italiani; diritto di voto alle elezioni amministrative.

Quest’ultima questione mette in luce un grande problema di tenuta democratica, essendo che in molti comuni, anche della nostra regione, il mancato riconoscimento dei diritti politici coinvolge una quota amplissima della popolazione. E’ bene ricordare a questo proposito che l’Italia non ha mai riconosciuto quella parte della Convenzione Europea del 1992 che prevede il diritto di voto e di eleggibilità nelle elezioni locali ai residenti stranieri da almeno cinque anni.

L’altro terreno impegnativo è quello della contrattazione, compresa quella sociale territoriale. Su questo si dovranno misurare progetti e obiettivi, a partire dal Piano del lavoro che la Cgil ha messo a punto in questi mesi, per il quale si sta completando il percorso attuativo. Servono piattaforme rivendicative capaci di declinare il principio dell’uguaglianza, sia dal punto di vista sociale, sia nelle condizioni di lavoro. E serve mettere al centro della nostra iniziativa, anche per quanto riguarda la popolazione migrante, il tema del carattere inclusivo che la contrattazione deve assumere.

Infine, molto complesso è il nodo della rappresentanza. Ormai si conta un lavoratore su cinque di origine straniera tra gli iscritti alla Cgil, e la quota si alza ulteriormente se si analizza il dato dei nuovi tesserati. Ciò nonostante, misuriamo uno scarto inaccettabile tra questa consistente quota della nostra base associativa e la loro presenza negli organismi di rappresentanza, a partire dai luoghi di lavoro: i delegati eletti nelle Rsu rappresentano il 3,5% del totale. Percentuale che sfuma ulteriormente man mano che si sale verso gli organismi confederali e di categoria delle Camere del lavoro, per non parlare degli organismi esecutivi. Ma vale lo stesso anche nel Sistema dei servizi.

E’’ il momento della svolta e siamo convinti che si debbano creare le condizioni affinché il prossimo Congresso faccia fare passi avanti concreti verso una più corretta strutturazione della rappresentanza, passando da una concezione della stessa che si esprime attraverso organismi paralleli (i coordinamenti degli immigrati), alla creazione di una nuova condizione di effettiva uguaglianza tra gli iscritti dentro l’organizzazione.

Una sfida importante, forse la più complicata, che misura anche la capacità del movimento sindacale di sapersi innovare ed adeguare ai cambiamenti intervenuti, ma che rappresenta ormai una esigenza non più procrastinabile.

*Mirto Bassoli è Segretario regionale Cgil E.R.

  QUALCHE DATO SUI CITTADINI STRANIERI
RESIDENTI IN EMILIA-ROMAGNA

DATI GENERALI-Tra le regioni l’Emilia-Romagna è al primo posto per incidenza degli stranieri sulla popolazione residente, 11,9%, mentre è la terza per numero di immigrati dopo Lombardia e Lazio. Al 1 gennaio 2012 (salvo quando diversamente indicato, è il termine di riferimento per tutti i dati qui pubblicati), i residenti stranieri attestati sono 530.015, l’11,1 % del totale nazionale, dei quali 274.174 donne, il 51,3%. Dal 2002, quando erano 163.838, al 2011 sono cresciuti del 223,5%. Questa straordinaria crescita ha le sue ragioni nelle opportunità di lavoro e nella rete di servizi che la regione offre.

Il 63,1% risiede a Bologna (20,7%), Modena (17,8%), Reggio Emilia (13,6%) e Parma (11,6%).

Il Marocco è la prima nazionalità (13,8%). Seguono Romania (13,7%) e Albania (11,8%).

I minori sono 113.726, pari a un quarto del totale (25,1%).

I comuni che hanno superato il 10% dei residenti stranieri sono passati dai 140 del 2009 ai 176 del 2011, oltre la metà dei complessivi 348.

Dal 2009 si regista un rallentamento della crescita di residenti stranieri dovuto alla crisi economica. Dal 1 gennaio 2009 in termini assoluti i nuovi residenti risultano essere 76.175 rispetto ai circa 132 mila del triennio precedente.

STABILIZZAZIONE-Continua la tendenza alla stabilizzazione, come dimostrano i dati che seguono. Aumentano i permessi per motivi familiari (38,3%). I titolari di un permesso di soggiorno CE di lungo periodo (carta di soggiorno) nel 2009 erano 217.495, il 49%, e nel 2010 arrivano a 246.040, il 51%.Le cittadinanze passano dalle 6350 del 2009 alle 7312 del 2010. Scostantemente cresciute le nascite di bambini con madre non italiana, per cui se nel 2009 essi rappresentavano circa il 27% del totale delle nascite, nel 2011 si attestano al 30% dei casi. Si è passati dai 72.000 dell’anno scolastico 2008/2009 pari al 12,7%, ai circa 82.000 dell’anno scolastico 2010/2011 pari al 14,0% del totale. È significativo rilevare che circa il 44% di questi bambini è nato in italia, con un 80% nella scuola dell’infanzia e circa un 60% in quella primaria.

LAVORO-La presenza di lavoratori stranieri aumenta in termini assoluti e di incidenza percentuale. Erano il 19% e il 20,6% nel 2011, pari a 328.000. A causa della crisi, si è registrato un aumento del tasso di disoccupazione dal 9,6% del 2009 al 12,5% del 2011.

È significativo l’apporto contributivo e fiscale: nel 2010 il loro gettito contributivo è stato di circa 857 milioni di euro (pari al 5% di tutti i contributi previdenziali versati in Emilia-Romagna) ed il loro gettito fiscale di 474milioni, per un totale di circa 1 miliardo e 300 milioni di entrate.

LE POLITICHE REGIONALI

Le politiche della Regione per i cittadini stranieri hanno come punto di riferimento normativo e di indirizzo la legge regionale n. 5/2004, che prevede un programma triennale per l’integrazione sociale. Proprio nelle scorse settimane la regione ha diffuso la relazione conclusiva sul programma triennale 2009-2011 non solo con l’intento di stilare un bilancio, ma anche per offriremateriali per una verifica sulla attuazione della L.R. 5/2004 e sui risultati ottenuti. Inoltre, ha inviato scheda indirizzata a tutti i soggetti interessati per raccogliere suggerimenti e proposte. I tre macro-obiettivi strategici del programma triennale sono:

1)la promozione dell’apprendimento e dell’alfabetizzazione della lingua italiana per favorire i processi di integrazione e consentire ai cittadini stranieri una piena cittadinanza sociale e politica; 2) la promozione di una piena coesione sociale attraverso processi di conoscenza, formazione e mediazione da parte dei cittadini stranieri immigrati ed italiani e 3) la promozione di attività di contrasto al razzismo e alle discriminazioni.

Negli ultimi tempi a questi obiettivi altri se ne sono affiancati altri.

TEMA DI DIBATTITO ANCHE I CIE

Il dibattito della Conferenza regionale sull’immigrazione della Cgil dell’Emilia Romagna riguarderà anche i due Centri di identificazione ed espulsione (Cie) presenti a Bologna e Modena. La Cgil dell’Emilia Romagna, infatti, e le sue strutture territoriali interessate, da tempo sono fortemente impegnate in un’azione di controllo e di denuncia delle condizioni in cui si trovano. In particolare a Bologna sulla situazione del Cie è stato presentato un esposto alla Procura. La Cgil, in generale, sostiene la necessità della chiusura di tali Centri sia per la compatibilità con i principi di tutela propri di uno stato di diritto sia per l’intrinseca illegittimità.

Il CIE di Bologna è attivo dall’anno 2002. E’ un’ex caserma adattata. E’ momentaneamente chiuso per lavori. Dopo alcuni anni di gestione da parte della Misericodia di Modena, ad aprile 2012 il Consorzio Oasi di Siracusa si è aggiudicata la nuova gara d’appalto con un ribasso dai 69 euro giornalieri per trattenuto a 28,5 euro. La nuova gestione si è subito distinta per le molte e gravi manchevolezze. Dispone di 95 posti, 50 per gli uomini e 45 per le donne.

Il CIE di Modena, collocato accanto al carcere, ha una storia particolare: la sua costruzione è stata sostenuta da una raccolta di firme. Operativo dal 2002, lo gestisce la Misericordia di Modena fino al luglio 2012, quando subentra il Consorzio Oasi, che si aggiudica la gara di appalto proponendo un forte ribasso per trattenuto da circa 70 euro giornalieri a 29 euro. Tale ribasso si traduce, tra l’altro, nell’impossibilità di garantire il regolare pagamento degli stipendi agli operatori. La capienza massima del centro è di sessanta persone.

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 CONFERENZA REGIONALE IMMIGRAZIONE CGIL EMILIA ROMAGNA

Lunedì 10 giugno

Aula Prodi dell’Università di Bologna

IL PROGRAMMA

Ore 9.30 Inizio lavori

Coordina Domenico D’Anna

Politiche Immigrazione CGIL E.R.

Relazione introduttiva di Mirto Bassoli,

Segretario regionale CGIL E.R.

Dibattito

Ore 11.30 Intervento di Teresa Marzocchi,

Assessore alle politiche sociali e di integrazione

per l’immigrazione Regione Emilia-Romagna

Dibattito

Ore 13.30 Conclusioni di Vincenzo Colla,

Segretario Generale CGIL E.R.

Pausa buffet

Ore 15.15 Testimonianza dei ragazzi di Occhio ai media

(Ferrara)

Ore 15.30 Tavola rotonda sul tema

La cittadinanza ai nuovi italiani

Partecipano:

Cècile Kyenge,

Ministra dell’Integrazione

Vittorio Angiolini,

Giurista, Consulta giuridica CGIL nazionale

Filippo Miraglia,

Responsabile Immigrazione ARCI Nazionale

Vera Lamonica,

Segretaria nazionale CGIL

Coordina

Massimiliano Panarari,

politologo, saggista,

collaboratore Gruppo L’Espresso

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