19° Rapporto Caritas/Migrantes 2-Gli immigrati e il mondo del lavoro, 200 mila in più nel 2008/Rassegna.it

28 Ott 2009

Anche in un anno di crisi incipiente, come è stato il 2008, l’apporto degli immigrati è risultato così necessario da far aumentare il loro numero tra gli occupati di 200 mila unità…

Del resto, nel mercato occupazionale italiano l’internazionalizzazione è in corso da tempo e i lavoratori nati all’estero sono il 15,5% del totale. Tra di essi non mancano gli italiani di ritorno (a testimonianza degli oltre 4 milioni di emigrati italiani residenti all’estero), ma la stragrande maggioranza è costituita da lavoratori stranieri, il cui afflusso si è incrementato specialmente nell’ultimo decennio. I lavoratori stranieri in senso stretto sono quasi un decimo degli occupati e contribuiscono per una analoga quota alla creazione della ricchezza del Paese, come posto in risalto, rispettivamente, dalle indagini trimestrali dell’Istat sulla forza lavoro e dalle ricerche di Unioncamere. Come risaputo, i motivi di lavoro sono, insieme ai motivi familiari, quelli che attestano il carattere di insediamento stabile dell’immigrazione.

Si tratta di persone spesso inserite da molti anni sul posto di lavoro e che, superando difficili condizioni di partenza, oggi presentano queste caratteristiche:
• un tasso di attività di 11 punti più elevato rispetto alla media (73,3 vs 62,3);
• estrema motivazione a riuscire, per il fatto che per loro la migrazione rappresenta una scelta esistenziale forte;
• disponibilità a svolgere un’ampia gamma di lavori, da cui deriva anche la loro alta concentrazione nei settori meno appetibili per gli italiani;
• esposizione a maggiori condizioni di rischio sul lavoro (143.651 infortuni nel 2008, dei quali 176 mortali);
• scarso grado di gratificazione (soprattutto per via del mancato riconoscimento delle qualifiche e dell’inserimento in posti occupazionali di basso livello);
• necessità di sostenere i familiari rimasti in patria (ai quali nel 2008 hanno inviato 6,4 miliardi di € con le rimesse);
• sottoposizione ad atteggiamenti di diffidenza e, da ultimo, anche di ostilità, con ricorrenti atti di vero e proprio razzismo.

Di questi circa 2 milioni di lavoratori immigrati, quasi 1 milione si è iscritto ai sindacati, mostrando così la volontà di tutelare la dignità del proprio lavoro e prefigurando altresì quanto potrà avvenire nei circoli culturali, in quelli sportivi, negli uffici e in altre strutture aggregative a seguito della loro progressiva partecipazione. 1 milione sono anche, secondo stime, le donne immigrate che si prendono cura delle nostre famiglie. La regolarizzazione realizzatasi a settembre 2009 e chiusasi con 294.744 domande di assunzione di lavoratori non comunitari come collaboratori familiari o badanti (queste ultime pari a un terzo del totale), seppure tempestata di polemiche nella fase di approvazione, ha evidenziato ancora una volta la complementarità tra esigenze della popolazione italiana e disponibilità di quella immigrata; inoltre, con alcune ulteriori accortezze, il provvedimento avrebbe consentito l’emersione di un numero maggiore di persone, con benefici innegabili non solo per esse stesse e per le famiglie da assistere, ma anche per lo Stato: l’operazione ha fruttato, infatti, 154 milioni di euro in contributi arretrati e marche, mentre nel periodo 2010-2012 farà entrare nelle casse dell’Inps 1,3 miliardi di euro supplementari.

Anche il settore del lavoro imprenditoriale, nonostante le difficoltà della fase congiunturale, è riuscito a mantenere un certo dinamismo: attualmente si contano 187.466 cittadini stranieri titolari di impresa, in prevalenza a carattere artigiano, che garantiscono il lavoro a loro stessi e anche a diversi dipendenti (attorno ai 200 mila, secondo la stima riportata nel libro ImmigratImprenditori della Fondazione Ethnoland). Questo settore, tenendo anche conto dei soci e delle persone coinvolte in altri ruoli, movimenta mezzo milione di persone, un aspetto non trascurabile in un momento in cui l’economia ha bisogno di traino, tanto più che nel caso degli immigrati è stata finora realizzata solo la metà delle loro effettive potenzialità nel mondo dell’imprenditoria.

Fonte: Rassegna.it, 28.10.2009

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