NON SI FERMA LA PROTESTA CONTRO I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO. IL 12 DICEMBRE SCIOPERO GENERALE

12 Nov 2014 flc, mobilitazione, sciopero,

 

di Massimo Caiazzo

Nel tentativo di tratteggiare un quadro dell’attuale fase dobbiamo necessariamente passare dalle parole che hanno caratterizzato due importanti e partecipatissime iniziative della CGIL. Ci riferiamo allo sciopero generale proclamato il 16 ottobre 2014 dalla CGIL Emilia Romagna con manifestazione a Bologna ed alla manifestazione nazionale organizzata dalla CGIL a Roma il 25 ottobre 2014. Le parole LAVORO, DIGNITA’, UGUAGLIANZA, DEMOCRAZIA sono state il fulcro della scelta netta e precisa che gli organismi dirigenti della CGIL hanno deciso di utilizzare per imprimere il senso delle rivendicazioni che abbiamo portato in piazza ed a caratterizzare puntualmente le proposte che la CGIL da anni sta facendo per affrontare la situazione politica, sociale ed economica in cui si trova il Paese.

Queste parole “nascondono” le necessità urgenti che i cittadini vivono direttamente sulla loro pelle. Nelle piazze abbiamo parlato di ammortizzatori sociali universali, del superamento dei contratti precari o precarizzanti, della necessità di uno statuto dei lavoratori per tutti, di garanzie previdenziali per non rinunciare alla fascia della popolazione anziana che possa sostenersi autonomamente, di un piano straordinario per l’occupazione, di un fisco giusto, di una vera riforma della Pubblica Amministrazione, di un piano industriale per il paese che attragga investitori per le nostre competenze, per i nostri investimenti, per le nostre innovazioni e non per la rincorsa al ribasso di salari e diritti dei lavoratori, rincorsa che certamente ci vedrebbe sconfitti perché renderebbe il popolo italiano molto più povero in termini economici e culturali di quanto lo sia ora.

Abbiamo organizzato i cortei e raggiunte le Piazze gremite per chiedere i necessari cambiamenti nella politica economica del Paese e per affrontare emergenze come precarietà, disoccupazione dilagante, evasione fiscale e corruzione perché anche noi conveniamo che una svolta é necessaria, ma deve partire dalla libertà e dall’uguaglianza del lavoro. Dal palco di Piazza San Giovanni a Roma la Segretaria Generale della CGIL Susanna Camusso ha detto che la CGIL non ha intenzione di fermarsi e se fosse necessario, per raggiungere l’obiettivo, si arriverà allo sciopero generale.

La crisi economica iniziata nel 2008, a differenza delle molteplici valutazioni di economisti che l’hanno a più riprese giudicata come temporanea ed in fase di superamento senza che questo avvenisse, incombe ancora sulle vite delle persone. E lo sta facendo come un macigno che non solo grava sulle schiene di lavoratori e pensionati da oltre 6 anni, ma che rischia di aggravarsi ulteriormente se non si affronteranno i nodi cruciali.

Il clima che si è creato da anni attraverso le scelte dei Governi che si sono susseguiti e che non hanno elaborato nessuna soluzione diversa dal colpire i soliti noti, appunto pensionati e lavoratori, sta diventando pesantissimo ed insostenibile. L’attuale Governo, nonostante le promesse che apparentemente avevano un sapore di novità e che potevano tracciare un elemento di dialogo costruttivo al fine di trovare soluzioni condivise, si sono infrante nella riproposizione della logica che intende affrontare la crisi secondo le vecchie ricette liberiste comprimendo salari e diritti invece che operando con politiche espansive di redistribuzione di ricchezza scegliendo di insistere maggiormente su chi la crisi l’ha sentita e pagata meno di altri. L’esempio degli 80 euro erogati nel 2014 assume un sapore assai amaro se si valuta l’iniziativa che, secondo i dati ISTAT, non ha prodotto i risultati attesi dal Governo (anche il 2014 si chiuderà con un PIL in calo rispetto all’anno precedente) ed al contempo si constata che parallelamente l’iniziativa legislativa del Governo riduce i diritti dei lavoratori (decreto Poletti e Jobs Act), toglie fondi ai patronati (legge di stabilità), riducendo quindi garanzie di tutela dei diritti a coloro che non possono avvalersi di assistenza da parte di professionisti perché privi dei mezzi economici necessari, e consente la facoltà ai singoli di accedere al proprio TFR costringendoli a pagare maggiori tasse, ma lasciando loro meno risorse per il futuro.

Per questi motivi, e per tanti altri, si stanno articolando diverse iniziative. Il 5 novembre si è svolta una giornata di mobilitazione nazionale unitaria dei sindacati pensionati di Cgil, Cisl e Uil per chiedere al Governo interventi urgenti su reddito da pensione, fisco, welfare, sanità e non autosufficienza. L’8 novembre sono scesi in piazza in una manifestazione nazionale ed unitaria a Roma i lavoratori dei settori dei Servizi pubblici e della Conoscenza di Cgil, Cisl, Uil per contrastare il Governo delle divisioni tra pubblico e privato, per chiedere una vera riforma della Pubblica Amministrazione, per qualificare i comparti della Conoscenza, per rendere efficienti i servizi pubblici, per fermare la precarietà e per rivendicare il diritto al contratto nazionale di lavoro. La Fiom CGIL ha proclamato uno sciopero generale dei lavoratori del settore metalmeccanico per il centro-nord, con manifestazione a Milano, il 14 novembre ed il 21 novembre, con manifestazione a Napoli, per il centro-sud. Oggi 15 novembre, in molte città di Italia, si tengono manifestazioni unitarie (Cgil, Cisl, Uil, Acli) a difesa dei Patronati e contro i tagli che il Governo vuole fare ai contributi trattenuti ai lavoratori per assegnare risorse ai patronati stessi per assolvere il loro ruolo di pubblica utilità nei confronti dei cittadini.

Tutte queste iniziative sono state precedute, come è ovvio, da migliaia di assemblee tra lavoratori e pensionati per spiegare le ragioni per cui la CGIL ha deciso, seppur spesso sola, di intraprendere questa strada. Il tempo manca, le soluzioni devono essere trovare rapidamente e la CGIL rivendica che le scelte non possono ricadere sulle schiene dei soliti noti.

Il 12 novembre il direttivo nazionale ha valutato quali saranno le scelte future nel segno di una continuità di iniziative che non potrà venire meno qualora la situazione non si modificasse e intanto, ha proclamato lo sciopero generale per il 5 dicembre.

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