12 Mar 2015
L’associazione Antigone, tramite il dossier “Detenuti Stranieri in Italia. Norme, numeri e diritti”, scritto dal presidente dell’associazione Patrizio Gonnella, ci permette di conoscere gli stranieri rinchiusi all’interno delle nostre carceri, osservandone i numeri, la crescita, la composizione sociale, la nazionalità, il credo religioso , le difficoltà e tanti altri aspetti. Il rapporto non solo offre una foto dettagliata della situazione, ma denuncia l‘inadeguatezza dei nostri sistemi penale e carcerario nei confronti degli immigrati, che spesso si traduce in una violazione di diritti. Realizzato con il sostengo di “Open Society Foundation” ed edito dall’Editoriale Scientifica, è il primo lavoro di questo genere realizzato in Italia. Di particolare interesse è la descrizione del quadro normativo che, nel corso degli anni, ha fatto sì che il numero di stranieri nelle nostre carceri sia progressivamente aumentato.
E’ un quadro normativo che riflette il nesso sempre più stretto con la sicurezza che a partire dalla seconda metà degli anno 90 si è voluto attribuire al tema dell’immigrazione. “Basta guardare i numeri per capire quanto questa affermazione sia vera. Fino al 1996 la quota di stranieri detenuti in Italia si mantiene piuttosto bassa, sia in termini assoluti che percentuali. Dopo quell’anno, e ancora più segnatamente dopo l’entrata in vigore del TU sull’immigrazione, la componente straniera nelle carceri italiani comincia a crescere. Tra il 1998 e il 2000 toccherà la soglia del 30%, dalla quale non scenderà più. Nel 2002, poi, la legge c.d. Bossi-Fini porta a compimento il progetto di etnicizzazione del diritto penale, con l’introduzione di fattispecie delittuose intrinsecamente connesse all’immigrazione. In quegli anni la percentuale di detenuti stranieri arriva al 31,78%. Nel frattempo anche la popolazione detenuta totale è cresciuta a dismisura, arrivando a oltre 60.000 unità. La situazione è critica, così il Parlamento nel 2006 interviene con un indulto che condona tre anni di pena, i cui effetti però si esauriranno nel giro di un paio di anni. Più risolutivi sono stati i provvedimenti contro il sovraffollamento delle carceri introdotti dai successivi governi Monti, Letta e Renzi, a seguito di alcune note sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani e della Corte Europea di Giustizia che hanno condannato l‟Italia a causa del trattamento degradante subito dai detenuti nelle carceri del nostro Paese. Tali provvedimenti hanno per lo più permesso la scarcerazione di quanti erano stati condannati a pene non elevate. Gli immigrati, che come è noto provengono da contesti sociali disagiati e marginali e sono puniti per reati meno gravi rispetto agli italiani, hanno potuto avvalersi di tale sconto”.
Nonostante la mancanza di una strategia penale che corregga le storture appena descritte, al 31 dicembre del 2014 i detenuti immigrati sono scesi a 17.462 unità, pari al 32,56% . C’è però il rischio che in breve tempo si torni al passato. “E infatti da ottobre 2014 hanno iniziato a nascere nuove campagne contro gli immigrati che potrebbero riportare a un aumento generale della popolazione reclusa, soprattutto straniera.”
Per quanto riguarda le donne, le detenute straniere sono 867, ossia il 4,9% sul totale degli stranieri detenuti, e il 4,3% sul totale delle detenute, sia italiane che straniere.
Ad un’osservazione superficiale, avverte il rapporto, potrebbe sembrare che alcune nazionalità siano più propense a delinquere rispetto ad altre, ma così non è.. “Per esempio, i filippini residenti in Italia sono circa 140 mila, ma i detenuti filippini sono solo 50, ossia lo 0,3% sul totale della popolazione straniera detenuta; invece, la comunità albanese in Italia conta 465 mila residenti e gli albanesi detenuti sono ben 2.408, il 13,8% del totale. Questo significa che tra i filippini in Italia ci sono 35 detenuti ogni 100 mila persone, mentre il tasso di detenzione della comunità albanese è pari a 518 detenuti ogni 100 mila persone. Una lettura sommaria di questi dati è però fuorviante, dato che non tiene conto di una serie di varianti fondamentali quali i percorsi individuali e collettivi, l‟inclusione sociale e lavorativa, la presenza di donne e di bambini, ecc. La comunità filippina si è integrata e ha saputo così conquistarsi la fiducia degli italiani; altre comunità restano invece ancora vittime di pregiudizi”.
Poiché non esistono a livello istituzionale dati disaggregati per età, nazionalità o religione, e anche perché le storie e progetti migratori di ogni persona sono molto diversi e perciò non paragonabili, è difficile definire il profilo sociale della persona straniera detenuta. “Ciò che si può dire è che in Italia la popolazione detenuta straniera è per lo più costituita da persone con legami non definiti. Inoltre, la percentuale di stranieri risulta inversamente proporzionale all’età dei detenuti, italiani compresi”.
Lo stesso problema si pone per i livelli di educazione. “L’unico fatto certo è che i livelli di alfabetizzazione sono molto bassi, e questo vale sia per i detenuti italiani che per quelli stranieri”.
Gli stranieri rappresentano il 17,3% delle persone che fruiscono di una misura alternativa alla detenzione. Si tratta di una percentuale molto più bassa (ben 14 punti in meno) rispetto agli stranieri che scontano la loro pena in carcere. Dipende dalla minore fiducia verso gli stranieri sia da parte dei magistrati di sorveglianza che da parte dei servizi sociali, e alle minori risorse economiche e legali a disposizione. “Gli stranieri detenuti in attesa di primo giudizio o comunque non giudicati in via definitiva sono il 34% del totale della popolazione straniera detenuta. Lo stesso dato, ma relativo agli italiani, è del 29%. Lo scarto di 5 punti percentuali si spiega con la minore possibilità di accesso dei primi a una tutela legale qualificata”.
I reati per i quali gli stranieri sono maggiormente imputati sono quelli a bassa ‘offensività’, per lo più legati alla droga, alla prostituzione o all’immigrazione. Su un totale di 34.957 reati, 9.277 sono le imputazioni per uno di questi tre motivi, una percentuale di 26,5%. I delitti contro la persona commessi da stranieri sono 6.963 (30,3% del totale), mentre solo 111 stranieri sono imputati per reati di associazione a delinquere, ossia l‟1,6% del totale.
Un dato sottolinea in particolare la forte connotazione selettiva su base ‘etnica’ del sistema penale italiano: “ All’allungarsi delle pene inflitte diminuisce la percentuale di stranieri, e, in base al residuo pena da scontare in carcere, gli stranieri rappresentano una percentuale più corposa rispetto agli italiani. Tutto ciò indica la forte connotazione selettiva su base etnica del sistema penale italiano a discapito degli stranieri”.
Poiché non è stato possibile rilevare l’appartenenza religiosa di 5.513 stranieri, i dati sono parziali, e sondo tali dati la religione più professata dai detenuti stranieri in Italia è l’Islam, seguito dal Cattolicesimo. “I ministri di culto devono ottenere l’autorizzazione del Prefetto per poter accedere al carcere, e questa viene accordata solo ai ministri di religioni firmatarie di intese con lo Stato”.
Il rapporto propone, infine, un elenco di misure che va a comporre uno statuto di diritti dei detenuti migranti in Italia. “L’elenco evidenzia l‟incompletezza della legislazione interna ancora troppo centrata sull’idea di un detenuto tipo che è italiano”.
GLI STRANIERI NELLE CARCERI D’EUROPA
Il dossier “Detenuti Stranieri in Italia. Norme, numeri e diritti” racconta anche cosa avviene in Europa. I detenuti nelle carceri europee sono 1 milione 737 mila. Una media del 21% di questi detenuti è straniero. Tra i Paesi europei , le percentuali più basse si registrano tra quelli dell’est, che sono tradizionalmente paesi di emigrazione e non di immigrazione. Il paese con la percentuale più alta è invece la Svizzera (dei suoi 4.896 detenuti il 74,2% è straniero, e la gran parte di questi è
irregolare), seguita dall’Austria con il 46,75%, e dal Belgio con il 42,3%.
La percentuale di italiani nella popolazione immigrata detenuta in Europa è 11 punti percentuali in più rispetto alla media europea.
Gli stranieri in custodia cautelare rispetto al totale delle persone non condannate presenti in carcere è in media del 28% contro il 21% del totale comprendente anche i condannati. L’Italia è in linea con questo dato. Una percentuale così alta è data dal fatto che per un immigrato irregolare è difficile trovare misure cautelari alternative al carcere. Non avendo loro un permesso di soggiorno che ne attesti un domicilio stabile, non possono essere tenuti agli arresti domiciliari. Pertanto l‟immigrato non regolare finirà più facilmente in carcere in custodia cautelare rispetto allo straniero regolare, anche perché le legislazioni di quasi tutti i Paesi europei non riconoscono i diritti di cittadinanza a coloro che entrano irregolarmente sul loro territorio. Ciò è segno di un sistema giudiziario fortemente discriminatorio da questo punto di vista. Inoltre, dei circa 370 mila detenuti stranieri in Europa, il 32,4% è di origine comunitaria. Questo significa che in tutta l’UE i detenuti extracomunitari sono circa 250 mila, ossia il 14% del totale. Non sono giustificati, quindi, gli eccessivi allarmismi e le conseguenti spinte xenofobe che pure sono presenti in molti paesi UE.