RAPPORTO 2015 DI UNIONCAMERE EMILIA ROMAGNA. RICCO DI DATI E PROIEZIONI. SILENZIO SULL’ESPANSIONE DELL’ECONOMIA MALAVITOSA

22 Dic 2015 voucher,

Modena, 22 dicembre 2015

Un lavoro effettivamente notevole. Uscito e pubblicato in questi giorni, ma sapientemente redatto nel corso di parecchi mesi di lavoro e ricerche, il Rapporto Unioncamere 2015 dell’Emilia Romagna offre una ricca e documentata radiografia dell’economia regionale sviluppando – nelle lunghe e fitte 269 pagine – una completa rassegna di dati, statistiche, istogrammi e conseguenti proiezioni, per ogni settore economico e produttivo dei nostri territori.
Un’economia fortemente impiantata in un tessuto sociale, istituzionale ed associativo, solido e più reattivo rispetto alle restanti tendenze nazionali.
Report Unioncamere che però viene costruito ed elaborato in un progress di fatto concomitante con altri “report” ben più sconvolgenti e copiosi – per numero di pagine e di atti documentati – che pure tracciano inediti profili, non solo giudiziari, ma anche di stretta pertinenza economica e produttiva, fortemente connessi alla qualità, alla prospettiva, alle dinamiche preoccupanti della nostra economia emiliano romagnola.
Unioncamere però fotografa un 2015, con una singolare attenzione nell’evitare di inquadrare immagini ed intere sequenze pesanti e clamorose, che pure descrivono – nello stesso 2015 – pezzi e tendenze malavitose della nostra economia.
Tendenze “strategiche” che vanno invece descritte e ben analizzate se si vogliono isolare e sradicare.
Pare non esistano le valenze e le invadenze nell’economia regionale, descritte freddamente nelle circa 1.400 pagine dell’apertura del maxiprocesso Aemilia, o negli atti pesantissimi dell’inchiesta interregionale di Cpl, o in altre inchieste aperte.
Tanti capitoli e paragrafi del report che sapientemente descrivono il nostro tessuto economico 2015, fatto di imprese, di tanti settori dinamici, di lavoro innovativo, di commerci, di consumi, di relazioni ed affari internazionali, di filoni dinamici e di credito.
Ma non un sottotitolo o un capitoletto che interloquisca con l’altra campana di Aemilia che, pure essa,parlando di economia,ci dice di “…attività organizzate di intermediazione, reclutando manodopera o organizzandone l’attività lavorativa caratterizzata da sfruttamento, con minacce,intimidazione,approfittando dello stato di bisogno…funzionale a forme di illecita intermediazione nel mercato del lavoro”.
O come non meritasse un altrettanto approccio analitico, la diagnosi proposta dalla contemporanea relazione della Direzione Nazionale Antimafia che si sofferma sul quadro emiliano romagnolo, così descrivendoci “…in Emilia Romagna, un tessuto economico-imprenditoriale con inevitabili ricadute occupazionali ed alterazioni del mercato del lavoro, classico portato della diffusione delle metodologie mafiose. Mafie che, in altre parole, hanno inquinato tutti gli ingranaggi della macchina della produzione…”.
O come non meritasse un serrato approfondimento scientifico – che Unioncamere ben potrà fare – il capitolo del Rapporto Banca d’Italia-UIF sulle operazioni finanziarie ed economiche di sospetto riciclaggio che dedica parecchie attenzioni alle attività e ben 4.765 segnalazioni provenienti dall’Emilia Romagna con, in particolare, primati negativi negli interscambi coi “paradisi fiscali”.
Ampio e ricco di dati il capitolo sulla economia cooperativa, fondamentale e storica per la nostra regione,ma senza un altrettanto urgente monitor aperto sul grave ed esteso fenomeno delle coop fasulle/spurie che, addirittura, primeggia in settori delicatissimi – e dentro le inchieste – del trasporto e logistica.
O scorrendo il lungo capitolo relativo alle diverse e nuove modalità del lavoro, accanto al riscontro degli effetti prodotti dal Jobs Act, era opportuno proporre e riflettere “economicamente” sui dati – forniti sempre dal Ministero del Lavoro – che descrivono gli esiti in netto peggioramento dell’attività ispettiva e che registra un circa 58% di ispezioni con lavoro nero o irregolare in questa regione.
Per non tralasciare l’utilità di un capitoletto che poteva monitorare ed analizzare fenomeni invasivi che stanno trasformando in profondità la qualità del lavoro in taluni settori centrali – edilizia, servizi, trasporto, logistica, terziario – con l’esplosione di finte partite Iva, o con i circa 11 milioni (undici milioni) di voucher utilizzati nel 2015 in Emilia Romagna, oppure la tendenza di una crescente area di imprese – nell’agroalimentare ma anche nella meccanica – al “subaffitto/appalto al massimo ribasso” di interi filoni produttivi interni all’azienda.
Di queste tematiche fondamentali – altre se ne potrebbero citare – e connesse strettamente col nostro tessuto economico, produttivo e sociale emiliano romagnolo, nel Report 2015 di Unioncamere non c’è traccia o analisi approfondita. Servirà invece per analizzare le molteplici sfaccettature della nostra economia, per curare il meglio e correggere con urgenza le distorsioni ed i pericoli ben presenti.

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore sicurezza e legalità Cgil Emilia-Romagna

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