13 Set 2025 appalti, appalti di servizi, appalti pubblici, appalti scolastici, cambio appalto, domus assistenza, fp,
A pagare sono lavoratrici, bambini e ragazzi disabili
“Oramai nella giungla degli appalti, sempre più la nostra Organizzazione Sindacale è costretta ad inseguire le imprese e pretendere il rispetto delle regole e di quanto stabilito nei Contratti Nazionali e provinciali” dichiara Fernando Siena della Segreteria CGIL di Modena.
Come nel caso di Domus Assistenza sui servizi per l’inclusione scolastica di bambini e ragazzi disabili a Pavullo e Polinago che vede la FP CGIL di Modena confrontarsi con le Cooperative coinvolte su un cambio appalto dove le regole e il contratto vengono sviliti. L’articolo 37 del CCNL – lo stesso che, come dichiarato da Domus nell’articolo pubblicato sulla Gazzetta di Modena del 10 settembre, l’azienda afferma di aver contribuito a introdurre – stabilisce chiaramente che “L’azienda uscente, con la massima tempestività possibile e comunque in tempo utile, darà formale notizia della cessazione della gestione alle organizzazioni sindacali territoriali firmatarie del presente CCNL e alle RSU/RSA“. Tale disposizione impone un obbligo preciso di comunicazione preventiva in caso di cessazione della gestione, proprio per garantire trasparenza e correttezza nei confronti delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro rappresentanze.
“Fa specie leggere sui giornali la dichiarazione da parte di Domus che la clausola sociale ‘ha prodotto una distorsione di una concorrenza impari’ afferma Giada Catanoso, segretaria Fp CGIL Modena. La vera distorsione non sta nella clausola sociale, ma nel sistema stesso degli appalti. Un sistema che relega lavoratrici e lavoratori in una precarietà strutturale, dove spesso si ritrovano a svolgere lo stesso lavoro di dipendenti direttamente assunti dall’ente o dall’azienda appaltante, ma con retribuzioni decisamente inferiori e minori diritti e dove ad ogni cambio appalto non hanno mai la certezza del mantenimento delle loro condizione economiche e dei loro diritti.
Questa sì che è un’anomalia!
E poi, si legge ancora “ci sono imprese che investono sui servizi ricercando la qualità ogni giorno”. Sommessamente, ci permettiamo di osservare che parole come “investimenti” e “qualità nei servizi” difficilmente si coniugano con precarietà, scarse tutele per le lavoratrici e i lavoratori e salari bassi, ricordando anche che, ad esempio, nel CCNL delle cooperative è previsto il PTR (Premio Territoriale di Risultato) che le Cooperative Sociali sono anni che non rinnovano, sottraendo ulteriore salario a lavoratori che non hanno “stipendi faraonici”
Inoltre, è utile ricordare cosa prevede il CCNL in caso di cambio appalto: “L’azienda subentrante, nel caso in cui siano rimaste invariate le prestazioni richieste e risultanti nel capitolato d’appalto o convenzione o accreditamento, assumerà, nei modi e condizioni previsti dalle leggi vigenti, ferma restando la risoluzione del rapporto di lavoro da parte dell’impresa cessante.” Tuttavia, nella pratica non è affatto così.
Le imprese — in particolare le Cooperative Sociali — non procedono con il licenziamento, come previsto, ma propongono ai lavoratori la risoluzione consensuale del contratto come unica via di uscita, oppure aspettano i 15 giorni di assenza del lavoratore per comunicare le dimissioni per fatti concludenti.
Questo comportamento diventa ancora più grave alla luce delle modifiche legislative introdotte dal Governo a partire dal 1° gennaio 2025 e che superano anche quanto previsto dai contratti integrativi: chi si dimette o firma una risoluzione consensuale potrà richiedere la NASpI solo dopo aver versato almeno 4 mesi di contribuzione nel nuovo rapporto di lavoro, oppure dovrà attendere un anno intero per poter utilizzare i contributi versati nei precedenti quattro anni.
In altre parole, una lavoratrice o un lavoratore in appalto che accetta una risoluzione consensuale e viene poi licenziato prima di aver raggiunto i 4 mesi di contribuzione nel nuovo impiego, non avrà diritto alla NASpI.
Un meccanismo perverso, che scarica il rischio sul lavoratore e aggira lo spirito della clausola sociale e delle tutele previste dal contratto collettivo. È evidente che serve in primis da parte delle associazioni firmatarie (Confcooperative, Legacoop) una presa di posizione nei confronti delle loro associate per un’applicazione rigorosa delle norme, affinché le clausole sociali, e il CCNL non diventino un contenitore vuoto e le tutele non restino solo sulla carta.
E dovrebbe essere interesse di tutti i soggetti coinvolti la tutela del servizio a partire dalla continuità educativa e dalla garanzia dell’avvio del servizio stesso che partirà lunedì 15 settembre e che ad oggi non risulta ancora del tutto coperto viste le difficoltà nel passaggio del personale.
Modena, 13/9/2025
Fernando Siena
Segreteria Cgil Modena
Giada Catanoso
Segretaria Generale Fp Cgil Modena