25 Feb 2011 presidio,
NO AL MASSACRO
Tante le manifestazioni di sostegno al popolo libico
Contagiata dalla grande rivolta democratica che ogni giorno si allarga sempre di più nel mondo arabo e medio orientale, la Libia brucia e il regime risponde con il genocidio. Le sue milizie sparano ad altezza d’uomo e i suoi aerei bombardano i civili. Ma la paura è spezzata e la rabbia e la determinazione della gente crescono ad ogni morto. Un fiume di giovani riempie le strade delle città per liberarsi da una dittatura che dura da oltre quarant’anni, quella del grottesco Muammar Gheddafi. E’ il dittatore le cui mani l’attuale capo del governo italiano non solo ha stretto, ma anche baciato, umiliando la dignità del nostro Paese. E’ lo stesso capo del governo, amico e difensore di altri dittatori, che sulla Libia prima ha taciuto, poi si è distinto per ambigue e contraddittorie dichiarazioni, e solo quando i fatti lo hanno costretto ha tardivamente condannato. Ma per fortuna c’è un’altra Italia che senza ambiguità e tentennamenti non solo esprime solidarietà e sostegno morale alla lezione di coraggio e dignità che arriva dall’altra sponda del mediterraneo, ma urla per dire basta al massacro.
Raccolta sotto l’appello IL MEDITERRANEO DEI GELSOMINI, lo ha fatto in numerose città d’Italia il 24 febbraio e nei giorni successivi. Al presidio di Roma davanti al Parlamento ha preso la parola, tra gli altri, il segretario confederale della CGIL, con la delega alle politiche internazionali, Danilo Barbi, il quale ha affermato che “il sindacato da subito ha capito che occorreva parlare di crimini contro l’umanità, di genocidio. Era chiaro che non ci si trovava di fronte ad un eccesso di violenza ma ad una situazione completamente diversa: il regime usava una parte dell’esercito contro il popolo libico”. Ed ha aggiunto che quanto si registra in Libia è “un crimine contro l’umanità perché l’utilizzo dell’esercito contro la popolazione civile è impedito dal diritto internazionale”.
TESTO DELL’APPELLO IL MEDITERRANEO DEI GELSOMINI