18 Mar 2011 palestina,
Al Jalame-Jenin (Cisgiordania), 18 marzo 2011 – Al Jalame è un villaggio di 2.700 abitanti al nord della Palestina, appartiene al distretto di Jenin ed è la municipalità al confine con lo stato israeliano e quindi, ad ovest, è sigillato dal “muro”che separa Israele e Territorio Palestinese. La strada che qui ora si interrompe, portava alla vicina Haifa sul Mediterraneo.
Negli ultimi mesi, come “Comitato Modena Incontra Jenin” abbiamo stretto le comunicazioni con i nostri partner palestinesi per focalizzare le linee di un nuovo progetto di cooperazione, che allargasse la già consolidata area del nostro pluriennale intervento sulle scuole per l’infanzia nel Distretto di Jenin.
La missione della nostra delegazione di questi giorni serve per definire concretamente le azioni da fare e, sopratutto, vedere e conoscere direttamente i protagonisti.
Siamo alla Cooperativa dei coltivatori di Al Jalame, un villaggio circondato da colture che invadono di verde primaverile l’intero panorama. Unici segni che lo interrompono sono la strada che porta qui ed il “muro” che traccia il confine a neanche duecento metri.
Nel cortile, seduti intorno a portate di tè e caffè, discutiamo con i rappresentanti della Municipalità ed i dirigenti della Cooperativa. Qui si producono tonnellate di ogni tipo di verdure, nei campi ed in serre che si allungano a decine.
Oltre ai preziosi prodotti di queste colture, qui si accumulano anche tonnellate di sottoprodotti: rifiuti verdi, derivanti dalla pulizia e preparazione delle verdure prima di essere conferite ai mercati dell’intera Palestina, e migliaia di metri quadri di teli in plastica che ricoprono le serre.
Residui e rifiuti che rappresentano un grossissimo problema di spazio, ma sopratutto per l’ambiente e che invece si può trasformare in opportunità e risorsa.
L’idea che si sta realizzando è perciò quella di raccogliere le circa 4.000 tonnellate/anno di residui verdi dalle colture dei circa 95 piccoli coltivatori soci della cooperativa, conferirli in un’area che attrezzeremo per il compostaggio e così trasformare il rifiuto organico in “compost” che ritornerà ai contadini a buon prezzo.
La Municipalità mette a disposizione un’area di 1.500 mq. L’abbiamo visitata, fuori dal villaggio, dove porta la stradina che attraversa questa piantagione di cipolle e che arriva al “muro”, poco più in là.
Il Comitato Modena-Jenin si farà carico degli oneri per attrezzare l’area, mettervi le strutture fisse e gli impianti per il compostaggio.
La Cooperativa avrà il compost per concimare i 350 ettari coltivati. Più conveniente e sopratutto più pulito dei prodotti chimici usati finora.
Vi lavoreranno due operatori che saranno nel frattempo formati tecnicamente, grazie ad un’altra collaborazione che abbiamo attivato con il Parc, un’organizzazione palestinese che si occupa dello sviluppo agricolo.
Inoltre, verranno creati 20 punti di raccolta differenziata dei rifiuti nel villaggio di Al Jalame. La frazione umida andrà ad alimentare la produzione di compost, mentre la carta e sopratutto la plastica verrà raccolta dall’Azienda che gestisce la Discarica di Jenin.
Ci pare un buon esempio di cooperazione internazionale per il sostegno allo sviluppo, capace – oltre che di portare risorse aggiuntive – di mettere in rete soggetti locali diversi e che possono concorrere ad un obiettivo utile e comune.
In questo piccolo caso che raccontiamo, nella “rete”insieme a noi del Comitato Modena-Jenin, c’è la cooperativa dei coltivatori, la Municipalità, il Consiglio della Discarica ed il Parc, organizzazione che promuove lo sviluppo agricolo.
Franco Zavatti, Nexus Emilia-Romagna / Comitato Modena incontra Jenin
15 MARZO: ANCHE LE PIAZZE PALESTINESI OCCUPATE DAI GIOVANI
Ramallah, 15 marzo 2011
Dall’intero Magreb, il vento nuovo prova a soffiare verso la Palestina. Abbiamo voluto vedere e da Jenin, al Nord, vogliamo raggiungere Ramallah, la “capitale” dei territori palestinesi.
Nell’intenzione dei giovani questo 15 marzo sarà il nuovo “25 gennaio palestinese” che arriva da Tunisi, passando dal Cairo, Algeri, Bengasi e così fin verso Ramallah e Gaza city.
Seguendo le raccomandazioni dell’Ufficio Security dell’ONU che da Gerusalemme è sempre disponibile ad informare e ad indicarci i percorsi più consigliati, le strade più sicure ed i passaggi da evitare a seconda dei luoghi e momenti di tensione in atto.
Oggi è perciò meglio scendere lungo il versante della valle del Giordano ed evitare l’area di Nablus dove si è riacutizzato il clima di scontro dopo che l’altra sera una intera famiglia di coloni israeliani è stata sterminata nella propria casa a Itamar, in una colonia-insediamento (illegale anche per le autorità israeliane). Di questo gravissimo atto di sangue qui circolano versioni diverse. In ogni caso, si tratta di una macabra provocazione, dagli effetti sicuri e puntualmente arrivati con le ritorsioni, i blocchi stradali dei militari ed i jet israeliani che ripetono i loro passaggi perché così sono i rapporti di forza.
Il 15 marzo è stato scelto da decine di gruppi giovanili palestinesi per organizzare una loro “presa della piazza” – a Ramallah e a Gaza contemporaneamente – per una giornata che hanno voluto definire “non della sola collera, ma della riconciliazione”.
Anche qui, il tamtam è passato per la rete ed ha puntato con molta determinazione sull’orgoglio delle ultime generazioni stanche, deluse ed emarginate dalla divisione del campo palestinese in fazioni contrapposte e fra loro combattenti: Fatah qui in Cisgiordania, Hamas nel ghetto di Gaza.
La richiesta dei giovani che si sono mobilitati oggi è secca e martellante: fine della divisione ed appello a tutti i partiti, movimenti e fazioni per fare un passo indietro, per riunificarsi e riprendere un’unica identità nazionale palestinese.
Facile a dirsi. Anche chi, come noi, partecipa dall’esterno e ha sofferto la dissennata e sanguinosa frattura del 2006, trova persino ovvio e più che necessario l’appello di questi giovani.
Le autorità e l’apparato di governo di Fatah ha cercato in questi giorni di “assorbire” e blandire le ragioni della libera protesta giovanile. Peggio a Gaza, dove la polizia ha intimidito, fermato alcuni giovani organizzatori e sequestrato materiale e computer.
Oggi abbiamo vissuto in diretta questa bella giornata.
Dalla centrale piazza Manara di Ramallah, mentre da Gaza giungevano notizie di migliaia di giovani già in piazza e provocazioni delle milizie di Hamas, sentiamo i canti, i ritmi e gli slogan di circa duemila ragazze e ragazzi che hanno preso il centro della “capitale”, scandendo le parole del loro programma: non vogliamo altre rotture, bensì ricomporre. Basta conflitti fra palestinesi, occorre ricostruire lo spirito unitario dell’OLP. “Solo così avremo più libertà e diritti di eguaglianza per tutti . E poi libere elezioni”.
C’è entusiasmo. La polizia del governo dell’ANP è discretamente presente.
Abla e Samer, due ragazzi al secondo anno di università, concludono questa loro prima, vera e libera manifestazione, dicendomi che “come i ragazzi di Tahrir Square ci hanno insegnato, chi ci governa non avrà scelta. Questo è il nostro intento. Costringere Fatah ed Hamas in un angolo”.
Alla mia espressione interrogativa, continuano così: “..e in quell’angolo costringerli a dialogare, a lavorare per la gente e contro l’occupazione israeliana. Li imploriamo”.
Un appello, come si vede, che mescola angoscia, gioventù e speranza, senza altre vie d’uscita.
Franco Zavatti, Nexus E.R./Comitato Modena-Jenin

Modena, 7 marzo 2011
DELEGAZIONE DA MODENA IN PALESTINA PER NUOVI PROGETTI DI SVILUPPO
L’associazione “Modena incontra Jenin” e l’Ong di cooperazione internazionale Nexus Emilia Romagna promuovono dal 1996 progetti di sviluppo nella città palestinese di Jenin (Cisgiordania) in collaborazione con diversi soggetti pubblici e privati della realtà palestinese.
Tre rappresentanti di Modena Jenin, Franco Zavatti, Mauro Cavani e Claudio Lodesani si recheranno nei prossimi giorni a Jenin allo scopo di avviare due nuovi filoni di attività: un nuovo progetto per la raccolta differenziata dei rifiuti e il compostaggio nella cittadina di Al Jalameh e un secondo progetto di scambio culturale e formativo in collaborazione con l’Università di Jenin.
Ci si propone di far partire un’esperienza pilota per creare alcuni “punti ecologici” nel centro abitato di Al Jalameh e una stazione per il compostaggio dei rifiuti organici presso una cooperativa di aziende agricole, in grado di raccogliere la frazione umida dei rifiuti dalle famiglie, dagli esercizi commerciali e dalle aziende agricole. Frazione umida che dovrà diventare “compost” di qualità da riutilizzare in agricoltura con benefici non solo ambientali, ma anche economici per le famiglie.
In collaborazione con un importante Centro di servizi per i coltivatori del distretto (Parc), in contatto da anni con l’associazione Modena-Jenin, si verificherà poi la possibilità di sostenere un progetto per la didattica del corso universitario in Salute Ambientale e Comunitaria e per un laboratorio di servizio ai coltivatori della zona, che hanno la necessità di analizzare la presenza di residui di pesticidi nei loro prodotti prima dell’esportazione nelle rispetto della normativa UE.
La creazione di un rapporto tra territorio e università potrà essere di grande aiuto per le prospettive occupazionali dei laureati palestinesi.
Si sta inoltre lavorando per costruire, nel prossimo futuro, una collaborazione tra il Centro Universitario di Servizi per la Cooperazione allo Sviluppo (Cuscos) di Modena e l’Università di Jenin, intenzionata a creare opportunità di scambio per i suoi laureati e ricercatori.