CENSIS-SOPEMI. IMMIGRAZIONE E PRESENZA STRANIERA/3

23 Mar 2011

CENSIS-SOPEMI. IMMIGRAZIONE E PRESENZA STRANIERA/3

Nel 2009 gli stranieri occupati rappresentano l’8,2%. La crisi colpisce anche loro. Tra i titolari di impresa rappresentano circa il 10%. Altalenante il fenomeno degli infortuni. Rimesse: in controtendenza con il resto d’Europa, crescono

a cura di Mohcine El Arrag

Il rapporto Censis-Sopemi analizza anche la situazione del mercato del lavoro. Nel 2009 sono quasi 1 milione e 900 mila i lavoratori stranieri, l’8,2% per cento degli occupati. 787 mila sono donne. Il tasso di partecipazione al lavoro è più alto di quello degli italiani, ma la crisi si fa sentire. Anche tra gli imprenditori la presenza è sempre più significativa. Rispetto al restro dell’Europa la crisi rallenta ma non ferma le rimesse. Con alti e bassi il fenomeno degli infortuni.

GLI STRANIERI OCCUPATI. In base ai dati della Rilevazione sulle Forze Lavoro condotta dall’Istat, la partecipazione degli stranieri al mercato del lavoro risulta negli anni in continua crescita: in valore assoluto i lavoratori stranieri nel 2009 sono 1.898.000 (il 68,4% dei quali proviene da Paesi non Ue) e rappresentano l’8,2% del totale occupati (il 5,6% se si considerano i paesi non Ue), con un incremento dell’ 8,4% rispetto all’anno precedente.

Le donne straniere che lavorano sono 787.000, pari al 41,5% del totale dei lavoratori stranieri: di queste 488.000 provengono da paesi che si collocano al di fuori dell’Unione Europea. Tanto il tasso di attività quanto quello di occupazione evidenziano una partecipazione al mercato del lavoro della popolazione straniera in età lavorativa decisamente più elevata rispetto alla corrispondente popolazione italiana, sia per gli uomini che per le donne: gli stranieri hanno un tasso di attività del 71,4% contro il 47,3% degli italiani, mentre il tasso di occupazione è del 63,4% per gli stranieri e del 43,7% per gli italiani. Nell’ultimo anno, in ragione della crisi economica in atto, si osserva una flessione di entrambi i tassi, particolarmente evidente per il tasso di occupazione.

Maggiore di quello degli italiani, e in preoccupante crescita, è invece il tasso di disoccupazione, che è salito di ben 2,7 punti nell’ultimo anno (più di quanto salga per gli italiani, per i quali aumenta dello 0,9%), arrivando alla preoccupante quota dell’11,2% contro il 7,5% degli italiani.

L’analisi dell’occupazione per macrosettore di attività economica evidenzia come i cittadini stranieri siano impiegati per il 49,4% nei servizi (in particolare nei servizi alle persone), per il 21,1% nell’industria in senso stretto, per il 16,5% nelle costruzioni (dove rappresentano il 9,7% del totale degli occupati), per l’8,9% nel commercio e per il restante 4% in agricoltura. I lavoratori dipendenti rappresentano l’86% del totale degli occupati tra gli stranieri (86,1% tra gli extracomunitari) e il 74% tra gli italiani; tra le donne, addirittura, le lavoratrici dipendenti sono il 90,7% delle occupate (91,1% tra le extracomunitarie).

L’analisi dei dati sugli occupati in base al titolo di studio posseduto rivela come mediamente gli stranieri che lavorano siano in possesso di livelli di scolarità meno elevati rispetto agli italiani.

GLI INCIDENTI SUL LAVORO. La crisi economica che ha investito l’Italia nel corso del 2009, oltre ad avere avuto come conseguenze licenziamenti e un massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali, ha portato anche ad una diminuzione del numero degli incidenti sul lavoro. Nel 2009 sono stati denunciati all’Inail 790.000 incidenti sul lavoro; di questi, 119.193, pari al 15,1% hanno avuto come vittime cittadini stranieri. Dal 2004, quando gli infortuni denunciati erano 966.729, vi è stata una diminuzione costante degli incidenti sul lavoro, che nel solo ultimo anno sono calati del 9,7%. Più altalenante l’andamento degli infortuni degli stranieri: erano 127.281 nel 2004, sono saliti fino a 143.641 nel 2008, per poi scendere sensibilmente sino ai 119.193 dell’ultimo anno (-18,3%). Di questi 150 hanno avuto come esito la morte del lavoratore coinvolto.

I cittadini rumeni sono al primo posto per numero di infortuni, con 18.455 incidenti occorsi nel 2009, seguono i marocchini, che sono stati vittima di 16.908 incidenti, e gli albanesi, con 12.527 incidenti.

LE PREVISIONI OCCUPAZIONALI. Dopo la brusca frenata del 2009, nel 2010 sembrano esserci segnali di ripresa e le previsioni di assunzioni di cittadini stranieri ricominciano a crescere, senza però raggiungere le cifre del 2008, per un totale di 105.820 posti di lavoro richiesti, pari al 19,2% delle assunzioni previste (+18,7% rispetto al 2008).

GLI IMPRENDITORI STRANIERI. I titolari di impresa nati all’estero, tra i quali figurano anche italiani nati in altri paesi e imprenditori provenienti da paesi sviluppati, al terzo trimestre 2010 sono complessivamente 335.165, con una crescita del 37,7% negli ultimi cinque anni e del 5,1% nell’ultimo anno.

Al primo posto sono i titolari di impresa provenienti dal Marocco, che sono complessivamente 49.583, con una crescita nei cinque anni considerati del 36%, seguono i rumeni, che sono 38.000 e sono aumentati del 144,6%, i cinesi, che sono 36.347, e gli albanesi (28.108).

Gli stranieri rappresentano il 10,1% dei titolari di impresa che esercitano la loro attività in Italia: particolarmente consistente risulta essere la quota di stranieri tra gli imprenditori edili (sono 106.321, pari al 19,3% del totale); nell’industria (136.730, pari al 16,8% del totale) e nel commercio (125.840, il 12,9% del totale). Da segnalare che nell’ultimo anno crescono in particolare i gestori di servizi di alloggio e ristorazione (+11,4%).

LE RIMESSE DEGLI IMMIGRATI. Mentre a livello mondiale, a seguito della crisi economica-finanziaria, le rimesse degli immigrati fanno registrare una flessione, in Italia i denari inviati nel paese di origine continuano ad aumentare anche nel corso del 2009 superando i 6 miliardi e 700 milioni di euro. Nell’ultimo anno si ha una crescita del 5,8%, più contenuta rispetto a qualche anno fa, ma comunque significativa. Inoltre, occorre considerare che questo dato è senza dubbio di gran lunga sottostimato, in quanto considera solo i canali ufficiali (banche, poste e money transfer) e non quelli informali, quali la consegna personale o tramite parenti o conoscenti.

Aumentano soprattutto le rimesse inviate in Asia (3 miliardi e 400 milioni di euro) e in America, mentre rimangono stazionarie quelle inviate in Europa (circa 1 miliardo e 630 milioni di euro). 25 I paesi verso i quali si indirizzano più risorse sono la Cina, verso cui sono andati un miliardo e 970 milioni di euro, il 29,2% del totale, seguita da Romania (823 milioni di euro, il 12,2% del totale) e Filippine (800 milioni di euro, l’11,9% del totale).

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