PER CONTARE E NON ESSERE CONTATI

26 Mag 2011

 

PER CONTARE E NON ESSERE CONTATI

 di Arturo Ghinelli

 

Il 2°Rapporto di Save the Children sui minori stranieri si occupa anche de “L’accesso alla cittadinanza per i minori stranieri di seconda generazione”.

Secondo l’ISTAT nel 2010 erano residenti 932.675 minori,di cui 573mila nati in Italia. Oltre alla crescita numerica c’è anche un altro importante indice di integrazione e di trasformazione della futura società italiana,ed è la presenza di questi ragazzi,oltre che nati, magari arrivati da piccoli, nel nostro paese,nelle scuole italiane sono 629.360 e rappresentano il 7%del totale degli studenti.

Per quanto riguarda invece le acquisizioni di cittadinanza queste sono state 59.369,con un aumento del 10,6% rispetto all’anno precedente. L’ISTAT stima che fino al 2009 circa 355mila cittadini stranieri abbiano ottenuto la cittadinanza. La maggior parte delle acquisizioni di cittadinanza italiana è avvenuta per matrimonio. Solo nel 2009 le cittadinanze per residenza sono state superiori a quelle per matrimonio. In realtà si stima che gli stranieri in possesso del requisito minimo per richiedere la cittadinanza,cioè la residenza continuativa per 10 anni,siano ben 726mila, più del doppio di quelli che l’hanno ottenuta. Guardando al rapporto tra cittadinanze concesse e stranieri residenti l’Italia risulta tra i più bassi paesi europei con solo 13,2 cittadinanze concesse per 100 stranieri regolarmente residenti. La Svezia 107,Inghilterra 45,Francia 42,Germania 17,1 e Spagna 15,6. Purtroppo non esiste una competenza dell’Unione Europea su questo tema che è ancora saldamente nelle mani degli Stati membri. La legge n.91/1992 prevede l’acquisto automatico della cittadinanza quando uno dei genitori sia cittadino. Il minore nato in Italia può diventare cittadino a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiari,entro un anno dal compimento dei 18 anni,di voler acquisire la cittadinanza italiana. Per tutti quei minori giunti in Italia in tenera età,una volta diventati adulti, non è prevista alcuna possibilità di acquisire la cittadinanza se non con i canali già previsti per gli adulti (residenza e matrimonio).Nonostante questi ragazzi abbiano vissuto in Italia durante gli anni della loro formazione svoltasi nelle scuole italiane ed abbiano di fatto creato un legame culturale e sociale con il nostro paese, questo legame non trova alcun riconoscimento formale e giuridico nell’attuale legislazione. La legge ripropone sostanzialmente lo stesso impianto normativo della legge sulla cittadinanza del 1912 quando l’Italia era un paese di emigrazione e la necessità era quella di tutelare gli emigranti italiani nel mondo. Per cui esiste l’assurdità che, sparse per il mondo, esistano persone con la cittadinanza del nostro paese,senza che mai vi abbiano messo piede, ed invece ragazzi che vi sono nati o che hanno frequentato le scuole italiane per più di dieci anni non la possano avere. Conosco personalmente una famiglia in cui padre e figlia hanno avuto la cittadinanza, mentre la madre e il figlio non l’hanno avuta. In questo modo si costringono questi ragazzi a vivere da stranieri la loro formazione culturale e sociale (anche sportiva,infatti ci sono atleti che non possono partecipare a gare nazionali perché non hanno ancora la cittadinanza) e si compromette così il futuro processo di integrazione e di inserimento sociale,perché,come scriveva Hannah Arendt, la cittadinanza è prima di tutto il diritto ad avere diritti.*

*Hannah Arendt “Le origini del totalitarismo” Il Saggiatore

LEGGI ANCHE:

http://www.cgilmodena.it/save-the-childrenin-costante-aumento-i-minori-stranieri.html

IL 2° RAPPORTO SAVE THE CHILDREN SUI MINORI STRANIERI

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