CONDANNATI PER CIO' CHE SONO

30 Giu 2011

 

CONDANNATI PER CIO’ CHE SONO

 

di Nino Lacidogna

 

In Italia il pregiudizio contro rom e sinti non risparmia nessuno. Nemmeno i giudici del Tribunale per i Minorenni . E’ quanto emerge dalla sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato la decisione del tribunale di Napoli di rifiutare la richiesta di scarcerazione per Angelica V., accusata del tentativo di rapimento di una bambina, argomentando che la giovane fosse “pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom” e che ci fosse un “concreto pericolo di recidiva”. In pratica per il Tribunale una rom non può che delinquere e rapire bambini.

I fatti risalgono al 10 maggio del 2008 una donna italiana di Ponticelli, un quartiere di Napoli, ha accusato un’adolescente Rom proveniente dalla Romania di avere tentato di rapire la sua bambina di sei
mesi.
La donna raccontò di aver trovato Angelica V. sul suo pianerottolo, con in braccio la bambina; la ragazza sarebbe poi stata fermata dal padre della donna che avrebbe schiaffeggiato la giovane e bloccatala per consegnarla alla polizia. Nei giorni seguenti all’evento, che ebbe vasta eco sui media nazionali, si registrò un’escalation di fatti violenti perpetrati dagli abitanti del quartiere nei confronti di rom e rumeni, fino all’assalto compiuto da 400 persone armate di mazze contro le case abitate da 50 persone, ed infine (dopo lo sgombero delle famiglie ordinato dalle forze dell’ordine) all’incendio degli insediamenti presenti nel campo abbandonato.
Fin qui la cronaca dell’evento che però fu prontamente denunciato come una montatura dagli operatori di Every One, associazione internazionale per la tutela dei diritti umani. Una relazione presentata agli inquirenti mostrò come le dichiarazioni di Flora Martinelli e di suo padre Ciro, nonché quelle dei vicini di casa, fossero tra loro discordanti. Inoltre, nei giorni precedenti al fatto, gli inquilini della palazzina si erano riuniti più volte per discutere su come ottenere lo sgombero delle famiglie rom accampate a Ponticelli. A tutto ciò si aggiunge l’ombra della camorra: come raccontato nel libro “
I giorni della vergogna” realizzato a pochi mesi dall’accaduto da Marco Imarisio, giornalista del Corriere della Sera, nel quale emerge che i terreni dei campi nomadi dovessero essere liberi, poiché obiettivo di un piano urbanistico di recupero su cui si attendeva un finanziamento pubblico di sette milioni di euro.
La sentenza della Corte di Cassazione (che risale al gennaio di quest’anno, ma solo di recente è stata resa pubblica) ha accolto i rilievi della difesa sostenendo che “non è legittimo, in quanto riconducibile ad una visione per stereotipi (mal celatasi dietro ad un generico richiamo alla “comune esperienza”) marcata da pregiudizi di tipo razziale, il riferimento agli schemi culturali dell’etnia di appartenenza”.
Nonostante tutto Angelica V., che continua a dichiararsi innocente, resta ancora rinchiusa nel carcere di Napoli.

 

 

GLI ZINGARI NON RAPISCONO I BAMBINI

 Gli “zingari” non rapiscono i bambini. La conferma della falsità di uno dei più diffusi stereotipi sulla cultura rom arriva da uno studio del 2008 commissionato dalla Fondazione Migrantes al Dipartimento di Psicologia e Antropologia Culturale dell’Università di Verona sui presunti tentati rapimenti addebitati ai rom dal 1986 al 2007. I casi sono stati analizzati a partire dalle notizie apparse sulla stampa nazionale ed esaminati attraverso la consultazione dei fascicoli giudiziari. La ricerca ha dimostrato che in nessuno caso la sottrazione “dell’infante effettivamente avvenuta e provata oggettivamente” è da imputare ai rom. Anche nei casi in cui era stato aperto un processo giudiziario, le indagini di polizia avevano sempre concluso che nessuna responsabilità era da addurre a rom e sinti. Lo studio prosegue l’analisi mostrando come il pregiudizio sia storicamente infondato, ma costruito sulla prassi dello stigma negativo attribuito alle fasce più marginali della società. Infatti anche agli ebrei, nei secoli passati, erano attribuiti reati quali il rapimento e l’infanticidio (nino lacidogna).

PER APPROFONDIRE:

http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=1644&l=it

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