INTERCETTAZIONI: PRIORITÀ, LUOGHI COMUNI E BUGIE….VISTE DA MODENA

11 Lug 2011

Modena, 11 luglio 2011

 

Anche il sindacato è molto attento al tema. Lo ribadisce il Coordinamento “legalità e sicurezza” della CGIL Nazionale in questi ultimi giorni.

“La salvaguardia e il potenziamento delle intercettazioni, unitamente al pieno rispetto delle garanzie del cittadino, restano decisive per assicurare una lotta efficace alla grande criminalità”.

E’ uno strumento adeguato e necessario per le indagini giudiziarie, che le forze di polizia utilizzano con evidenti risultati positivi.

Anzi, se vogliamo parlare del vero problema, la criminalità organizzata è spesso più avanzata e da tempo comunica con skype e la legge non ne consente gli ascolti!

Di nuovo in questi giorni, il governo ripropone le sue”priorità”.

Non il lavoro, l’uscita dalla crisi e dal deficit, bensì i tagli a servizi pubblici e pensioni e il bavaglio alle intercettazioni giudiziarie, ponendo attenzione alla tutela dei potenti e del malaffare, anziché garantire maggiori possibilità di ottenere giustizia per i cittadini vittime di odiosi reati.

Gli argomenti per coprire l’attacco al miglior strumento oggi nelle mani della polizia giudiziaria, sono noti.

– Le intercettazioni telefoniche e ambientali sono troppe.

– Costano troppo.

– Il cittadino vede invasa e offesa la sua privacy.

Guardiamoli, al di là delle generiche cortine fumogene, dal punto di vista della nostra realtà locale.

Le cronache modenesi, anche recenti, non avrebbero potuto raccontare gli esiti positivi di tante indagini che, grazie alle intercettazioni, si sono concluse con la pena per i colpevoli.

Così è stato per i traffici di droga legati alle cosche calabresi; per il sistema di truffe allo Stato, legato alle bische clandestine e per i clan che organizzavano la prostituzione; per tutti i procedimenti di usura, riciclaggio ed estorsione.

Ma anche il movimento sindacale non avrebbe potuto esprimere soddisfazione per le indagini a proposito delle grandi truffe fiscali, patrimoniali e di lavoro clandestino, avvenute dalle nostre parti.

Siamo tutti intercettati?

Premesso che ognuno di noi, quando passeggia per il centro, va in banca o al distributore, entra al supermercato, allo stadio, all’ospedale o parcheggia l’auto, sa bene di essere sotto l’occhio di una telecamera. Tutto ciò, per qualcuno può essere inquietante -ma lo chiedono sempre più i cittadini- ed in ogni caso è assurdo pensare che gli unici a non poter usare le possibilità della tecnologia, debbano essere proprio coloro che le adoperano a fini di giustizia.

Sono del tutto irreali le abnormi dimensioni annunciate dal premier: milioni di cittadini intercettati in Italia.

La dimensione esatta, ridotta di 6 volte, è certificata dall’ANM e, sopratutto, dall’Associazione delle Imprese che eseguono il lavoro e che dichiarano quanto “incassano dallo Stato” per intercettare (17 giugno).

In Emilia R. e in provincia di Modena, i dati reali lo confermano.

In tutta la regione (4,5 milioni di cittadini e 500.000 stranieri residenti) sono circa 9.000 le intercettazioni disposte nell’intero anno trascorso.

Attenzione però, oltre la metà (57%) sono “bersagli” decisi dalla Procura di Bologna che -non si dimentichi- è sede giudiziaria distrettuale, è sede della sezione DDA antimafia, ha competenze antiterrorismo.

In provincia di Modena restano certificate -per il 2009- non oltre 540 richieste per ascolti telefonici (comprese le proroghe già autorizzate) ed una dozzina di intercettazioni ambientali.

Per il 2010, si registrano una settantina di decreti di richiesta in più, con anzi un incremento notevolmente inferiore alla crescita del 21% per i procedimenti giudiziari aperti.

Intercettare costa troppo?

La risposta è NO perché l’onere pagato dallo Stato, si deve confrontare col notevole incremento dei benefici economici incassati a seguito delle sentenze positive raggiunte grazie alle “prove di ascolto”.

Benefici incassati dallo Stato (sequestri, confische e risarcimenti) e sopratutto dai cittadini parte lesa.

In ogni caso, l’intera pubblica amministrazione avrebbe da imparare.

Anche a Modena, i costi di noleggio per un ascolto giudiziario, sono crollati dai 35 euro al giorno del 2004, agli attuali 7 euro/giorno.

Ciò, grazie ad un’oculata gestione della Procura; all’ottenimento del rilascio gratuito dei dati relativi al traffico telefonico e “tabulati”; grazie all’utilizzo della rete in “fibra ottica” installata dal Comune di Modena, per consentire gli “ascolti remoti” presso le forze di polizia.

Anzi, ne viene una sollecitazione costruttiva per il rappresentante modenese al governo: è ora di superare la “registrazione cartacea” che ancora residua e, sopratutto, portare risorse per implementare la rete in fibra ottica sull’intero territorio provinciale oltre che la completa informatizzazione dei processi.

Ai cittadini è stata offesa la loro privacy?

Va premesso che l’invasività dell’ascolto telefonico quale mezzo per la ricerca della prova, è fortemente bilanciato da uno stretto controllo di legalità attraverso la richiesta del PM e l’autorizzazione del Giudice; va inoltre ribadito che la “fuga di notizie” sui giornali va contrastata con maggior rigore e che in Parlamento giacciono da anni proposte efficaci.

Per comprendere perciò, quanto sia un effettivo nervo scoperto, è il caso di osservare ed elencare quante sono, in tutto il Paese, le cause aperte da cittadini per tutelare la loro riservatezza violata: molto poche, e di alcuni noti potenti.

In Emilia e a Modena, negli ultimi anni, nessuna denuncia o processo aperto in tal senso.

Ma allora di cosa si parla?

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale

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