08 Set 2011
di Arturo Ghinelli
Secondo una ricerca della Fondazione Leone Moressa, dalla quale traiamo i dati che seguono, nel 2010 risultavano iscritti alla scuola italiana 637.800 stranieri, il 7,5% del totale degli iscritti. In realtà nelle scuole primarie la percentuale degli stranieri è del 8,7%, nella scuola secondaria di primo grado è l’8,5% e nella scuola dell’infanzia è 8,1%. L’ordine di scuola che abbassa la media nazionale è la scuola secondaria di secondo grado che accoglie solo il 5,3%. Ma è la scuola superiore ad aver visto aumentare maggiormente la presenza di alunni stranieri:se nell’ultimo anno la variazione è stata del +9,7%, negli ultimi 5 anni si tratta del 123,5%. Infatti è stata l’ultima scuola ad aprirsi ai figli degli immigrati e ancora oggi mostra grosse carenze nell’integrarli. Infatti da una ricerca della Fondazione Agnelli, che a breve sarà pubblicata, risulta che un ragazzo straniero quando entra in prima media ha le stesse probabilità di un coetaneo italiano di essere in ritardo, ma già in 3° media queste possibilità aumentano del 3,5%. Se poi questo ragazzo non è nato in Italia, ma vi è arrivato dopo aver frequentato le scuole nel paese d’origine, le probabilità che ha di essere in ritardo in 3° media sono 19 volte di più di un suo coetaneo italiano. Quindi arriva alle superiori tardi e male. Per questo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa hanno approfondito l’identikit dello studente quindicenne. Il 5,1% dei quindicenni intervistati è straniero,di cui il 3,9% è di prima generazione, cioè nato all’estero da genitori nati all’estero, e l’1,1%di seconda, cioè nati in Italia. Tra i primi, la maggior parte è arrivata in Italia dopo aver compiuto il nono anno di età, entrando quindi in età avanzata nel sistema scolastico. A differenza dei quindicenni italiani, che per la maggior parte (45,6%) frequentano il liceo, gli stranieri sono iscritti di più presso gli istituti professionali (30,3%) e tecnici (29,6%). Anche le aspirazioni sono diverse: gli italiani pensano di conseguire la laurea specialistica-dottorato(41,6%) o la laurea triennale (9,0%); gli stranieri si accontentano di conseguire il diploma di scuola superiore (34,4%) o la qualifica professionale (25,8%). Contro queste pur modeste aspirazioni si accaniscono i tagli alla scuola pubblica: infatti in numerose città saranno chiusi in questo anno scolastico quasi tutti i corsi serali funzionanti presso gli istituti professionali o tecnici. Tra gli stranieri il 13,1% ricorre a ripetizioni di italiano e il 16% a quelle di matematica. Come ci ha insegnato il prof. Tullio De Mauro il destino scolastico di uno studente è segnato profondamente dalla professione dei genitori e dalla presenza di libri in casa. Ebbene i genitori degli alunni stranieri svolgono prevalentemente professioni di media o bassa specializzazione e vivono maggiormente una situazione di disoccupazione rispetto alle famiglie italiane. Inoltre più della metà degli studenti stranieri ha accesso a meno di 25 libri nella propria abitazione e addirittura nel 27% dei casi a meno di 10 libri. Anche riguardo alle dotazioni informatiche solo l’88,6%degli stranieri possiede un computer con cui fare i compiti contro il95,7% degli italiani, e solo il 73,8% possiede un collegamento internet (88,7%degli italiani). Addirittura l’11,9% degli stranieri non ha un posto tranquillo dove studiare e il 6,2% non possiede nemmeno una scrivania dove fare i compiti. E’ chiaro che in queste condizioni il diritto allo studio rimane per i figli dei migranti una enunciazione di principio e una offerta educativa di qualità una aspirazione, un sogno fatto pensando al secondo comma dell’art.3 della Costituzione: ”E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Comunicato-stampa_alunni-stranieri-nelle-scuole/Fondazione Leone Moressa