TRIBUNALE DI BRESCIA: PER SPOSARSI NON OCCORRE IL TITOLO DI SOGGIORNO

16 Apr 2012

 

di Ciro Spagnulo e Mohcine El Arrag

Il giudice del Tribunale di Brescia, con provvedimento depositato l’11 aprile, ha riconosciuto la natura discriminatoria dell’ordinanza del Sindaco di Chiari, il Senatore della Lega Sandro Mazzatorta , del 26 settembre 2011, che prevedeva il requisito del possesso del titolo di soggiorno (permesso di soggiorno o carta di soggiorno) per la pubblicazione e la celebrazione di matrimonio di cittadino straniero. “Il Sindaco di Chiari”, scrive l’Asgi, che con la Fondazione Guido Piccini e la Camera del Lavoro Cgil di Brescia aveva presentato ricorso, “aveva emanato l’ordinanza in aperta polemica e con atteggiamento di sfida nei confronti della sentenza della Corte Costituzionale n. 245/2011 che aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 116 c. 1 c.c., come modificato dall’art. 1 c. XV della legge n. 94/09, nella parte in cui imponeva l’esibizione da parte dello straniero di un documento attestante la regolarità del suo soggiorno ai fini delle pubblicazioni e della celebrazione del matrimonio in Italia.”

Per l’Asgi, però, il provvedimento del Giudice contiene una parte “molto meno convincente” laddove “ritiene non discriminatoria l’ordinanza del Sindaco nella parte in cui prevede l’obbligo dell’operatore comunale di segnalare all’autorità di polizia locale ovvero all’autorità di pubblica sicurezza la presenza negli uffici di uno straniero non in regola con il soggiorno, in quanto essa sarebbe semmai coerente con il precetto penale (art. 361 c.p.)”. Nel ricorso si rilevava “come dall’inammissibilità del requisito del possesso del permesso di soggiorno ai fini delle pubblicazioni matrimoniali deriva come corollario che gli ufficiali di stato civile non sono tenuti neppure a verificare se il subendo straniero possegga, o meno, un regolare permesso di soggiorno, poiché questo comporrebbe un aggiramento della legge. Conseguentemente, le istituzioni pubbliche non debbono segnalare alcuna condizione di illegalità di soggiorno, proprio perché non sono tenute (né possono) richiedere il permesso di soggiorno per le pubblicazioni matrimoniali”. Per l’Asgi “l’eventuale richiesta di esibizione del permesso di soggiorno al subendo straniero che richiede le pubblicazioni, con conseguente segnalazione, in caso di assenza, potrebbe configurare il reato di abuso d’ufficio (art. 323 c.p.), in quanto sarebbe conseguente ad un’attività accertativa (la verifica della regolarità di soggiorno del nubendo straniero) in contrasto con una precisa norma che non lo pretende (art. 6, co. 2 TU 286/98) e con l’obbligo derivante dal rispetto del sistema internazionale e costituzionale dei diritti umani di garantire la libertà matrimoniale”.

Sulla vicenda ha scritto una nota anche la Cgil di Brescia, nella quale il segretario Damiano Galletti dichiara che “continueremo a contrastare ordinanze e delibere discriminatorie dei Comuni “. Così prosegue la nota: “Vale per Chiari e vale anche per il Comune di Brescia, che da un po’ di tempo ha avviato una campagna sui matrimoni simile a quello dell’Amministrazione guidata da Mazzatorta, come dimostra l’episodio avvenuto la scorsa settimana in città (il fermo di una ragazza moldava in procinto di sposarsi) e il tipo di documentazione che viene richiesto agli immigrati che hanno intenzione di sposarsi (a riguardo, si consulti il sito internet del Comune di Brescia). In tal senso, le associazioni ricorrenti nei prossimi giorni invieranno al Comune di Brescia una diffida a modificare immediatamente la prassi adottata e le indicazioni contenute nel sito”.

«Sono oramai quattro anni, dalla vicenda del bonus bebè a Brescia, che presentiamo e vinciamo ricorsi contro provvedimenti ideologici dei Comuni amministrati dal centro destra e dalla Lega Nord”, dice ancora Galletti. “Messi assieme, sono diverse centinaia di migliaia di euro di denaro pubblico che alcuni amministratori locali hanno deciso di sperperare per sostenere le loro campagne ideologiche. Certo, viste le cronache degli ultimi giorni e l’uso privato di denaro pubblico fatto da alcuni esponenti di forze politiche, potremmo dire che questo oramai non stupisce più, ma la gravità resta comunque”.

http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=2140&l=it

http://www.cgil.brescia.it/index.htm

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