LETTERA APERTA AL SEGRETARIO DEL PD BERSANI DEI SINDACATI COMMERCIO SU DEREGOLAMENTAZIONI ORARI E DISDETTE CONTRATTI GRANDI CATENE DISTRIBUTIVE

07 Set 2012 apertura domenicale, apertura festiva, coop estense, liberalizzazioni,

Reggio Emilia, 7 settembre 2012

 Alla cortese attenzione del

Segretario del Partito Democratico

On. Pierluigi Bersani

 

 

 

 

“Far liberismo è di destra, fare liberalizzazioni è di sinistra.

Liberalizzare vuol dire le regole. Il mercato, da che mondo è mondo….. era il luogo delle regole.

Tu, a casa tua potevi vendere quel che ti pareva. Se andavi sul mercato dovevi obbedire ad alcune regole……

Sto parlando dell’esigenza di mettere regole che favoriscano il consumatore ed evitino soluzioni monopolistiche……

Il liberismo è quello che si fa le regole da sé.

La liberalizzazione è una democrazia che dà delle regole al mercato.”

 Pierluigi Bersani a “Che tempo che fa”, 25 febbraio 2012

Gentilissimo Segretario Bersani,

innanzitutto benvenuto a Reggio Emilia, dove domenica concluderà il Festival Nazionale del Partito Democratico. Cogliamo l’occasione della Sua presenza per segnalarLe l’assai problematica condizione delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio.

Dal primo gennaio 2012 in Italia è stata tolta ogni regola in materia di orari commerciali. Una deregulation, e non una liberalizzazione, che non ha eguali in  Europa. Una iniziativa che doveva far crescere l’occupazione, favorire i consumatori, rilanciare il commercio.

Ad ormai otto mesi da quella data il panorama è sconsolante. Solo poche aziende della Grande distribuzione hanno tratto qualche vantaggio, a netto discapito del piccolo e medio commercio.  

I posti di lavoro calano ovunque, cresce a dismisura il precariato ed il fenomeno delle disdette degli accordi aziendali. Negli ultimi mesi COOP ESTENSE e METRO ITALIA hanno azzerato decenni di contrattazione, facendo arretrare diritti e retribuzioni di oltre 10.000 lavoratori mentre COOP CONSUMATORI NORDEST ha di fatto disapplicato il sistema delle maggiorazioni da lavoro domenicale previste nel vigente Contratto Aziendale. Le vendite non aumentano, ma si spostano alla domenica, riducendosi negli altri giorni della settimana, oppure si spostano dal supermercato di quartiere all’ipermercato, a volte della stessa catena.

Cresce vertiginosamente il lavoro nero ed irregolare nel piccolo commercio e nelle gallerie dei centri commerciali, col ricatto della perdita del posto di lavoro.

I consumatori pagano i costi delle aperture domenicali con un incremento dei prezzi ben oltre i livelli di inflazione, e senza alcun controllo di parte pubblica.

Drammatica è la condizione di oltre un milione di lavoratori e lavoratrici del commercio, e delle loro famiglie. Lavorare fino a 20 ore, con punte di 26, tra sabato e domenica vuol dire perdere ogni contatto con la famiglia. In un settore fatto per l’80% di donne questo vuol dire che si può stare vicini ai figli non più di una volta al mese. Oppure che si debba rinunciare ad attività di volontariato, o ad ascoltare il Segretario del proprio Partito, in un pomeriggio di settembre.

Ma può voler dire anche, per molte donne, essere costrette alle dimissioni, tornandosene a casa e perdendo autosufficienza.

E nel mentre le liberalizzazioni che riguardano i ricchi professionisti sono poco più di carezze, mentre i monopoli e i privilegi restano intoccati, il Governo Monti non ha trovato di meglio che rovinare la vita di lavoratori e lavoratrici che guadagnano dai 500 ai 1000 euro al mese.

Mentre Lei, On. Bersani, affermava che liberalizzare vuol dire dare regole al mercato, si approvava una legge che ha tolto ogni regola, e che ci obbliga al lavoro il Primo Maggio ed il 25 Aprile, a Pasqua e Natale. Che non fa crescere l’occupazione, che non favorisce i consumatori, che fa crescere il disagio trai lavoratori.

Cosa fare quindi? Tornare al passato? Chiudere i negozi tutte le domeniche?

Per noi la soluzione è ridare capacità decisionale agli Enti locali, tornando allo spirito della Legge  che portava il Suo nome. Dare a Comuni, Provincie e Regioni la possibilità di rispondere alle particolare esigenze del territorio, che di volta in volta possono cambiare. La soluzione è dare un ruolo alla concertazione, trovare mediazioni come le aperture a rotazione, favorire il commercio che presidia quartieri e centri storici, rispondere ai flussi turistici veri. Ma è anche necessario che i soggetti pubblici siano attenti a quello che accade sul fronte dei prezzi, specie nelle condizioni di monopolio, non ignote in questa regione. 

Cambiare, certo. Liberalizzare, assolutamente sì. Ma la deregulation degli orari è un’altra cosa, votata in fretta e furia assieme ad altri provvedimenti, senza alcun dibattito in parlamento e nel paese, senza un’attenta valutazione degli effetti sulle persone.

Le chiediamo quindi, Segretario Bersani, di non considerare questa una pratica chiusa. Perché se “…il mercato è il ruolo delle regole…”, proprio dalle regole bisogna ripartire.

Altrimenti, senza regole, non c’è il liberismo. C’è solo la barbarie.

RingraziandoLa per l’attenzione, Le auguriamo buon lavoro.

FILCAMS CGIL            FISASCAT CISL            UILTUCS UIL                      REGGIO EMILIA e MODENA

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