27 Nov 2012
di Sauro Tondelli
La Confesercenti nazionale, una delle associazioni di riferimento per gli esercenti attività di commercio e turismo (bar e ristorazione), ha pubblicato ad inizio novembre, attraverso il suo ufficio stampa, una interessante nota studio che analizza i numeri del fare impresa in Italia degli immigrati.
Con il titolo “Gli immigrati resistono meglio alla crisi” Confesercenti riporta nel suo studio un saldo positivo di nuove iscrizioni (aziende aperte “+13.000”) a settembre 2012 per attività governate da stranieri contro un saldo negativo del fare impresa italiano (“- 24.500”). I dati sono omogenei territorialmente con il fare impresa degli italiani, in sintesi è più facile fare impresa al Nord che al Sud con le maggiori concentrazioni in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna Veneto e Lazio; con la caratterizzazione, in tutto il territorio Italiano, di una netta propensione alla crescita delle imprese straniere rispetto al risultato negativo italiano.
Emerge chiaramente, così come anche riportato dal rapporto CNEL di novembre 2011 con a tema “Il profilo nazionale degli imprenditori immigrati in Italia”, che il lavoro imprenditoriale straniero si sta quantitativamente sostituendo a quello italiano contribuendo in modo decisivo a ridurre l’impatto della desertificazione dovuta dalla crisi che da fine 2008 continua a mordere.
Prato, Milano, Firenze, Reggio Emilia e Trieste sono le città dove più alta è la concentrazione di impresa straniera in rapporto a quella Italiana, mentre Roma e la stessa Milano sono le vere capitali dove è più alta la quantità di Impresa Immigrata. L’analisi di Confesercenti prosegue sottolineando che al Nord il settore artigiano metalmeccanico è quello di punta per gli stranieri; al Centro tessile e cura alla persona la fanno da padrone, mentre agricoltura e commercio sono radicati al Sud. E’ l’Africa che contribuisce con i numeri maggiori: Marocco e Senegal per il commercio, Egitto per la ristorazione e Tunisia per l’edilizia; la Cina segue a ruota con i comparti abitualmente a lei attribuiti cioè tessile e ristorazione; Albania e Romania si distinguono per essere settoriali e così gli imprenditori che da li provengono si dedicano sopratutto all’edilizia.
Il riassunto, pur parziale, della nota di Confesercenti, ci restituisce uno spaccato aggiornato e importante delle tendenze in atto nel tessuto imprenditoriale italiano, andamento confermato da altre ricerche, che porta a concludere, pur senza avere analizzato i risultati economici di queste imprese (dato che sicuramente darebbe ulteriori spunti di riflessione), che il consolidamento e il radicamento del lavoro straniero in Italia prosegue e sta garantendo il “ricambio generazionale” anche alle imprese.