ROMENI A PREZZI STRACCIATI

12 Dic 2012

 

di Franco Zavatti*

MODENA-Già il 2012 si era aperto con notevoli preoccupazioni per la tenuta della necessaria attività di vigilanza sui fenomeni diffusi di lavoro illegale ed irregolare. Poi, la miopia dei tagli imposti dal Governo anche ai servizi preposti alle misure di controllo, repressione e denuncia, hanno aggravato il quadro già in sofferenza. Inequivocabile il documento della Direzione Generale per l’attività Ispettiva del Ministero del Lavoro, che lamenta una “significativa contrazione del numero di ispettori in forza presso le strutture territoriali”. Traducendo in numeri questo allarme la Cgil parla per quest’anno di 10.000 controlli ispettivi in meno.

Anche in Emilia-Romagna gli accessi nelle aziende caleranno di un centinaio. In provincia di Modena si contano ad ottobre 1467 ispezioni contro le 1.768 dello scorso anno. Le stesse linee operative ministeriali per l’Attività Ispettiva indicano per il modenese la ” frequente utilizzazione di lavoratori irregolari o in nero, spesso reclutati col ricorso ad intermediari illegali e con diffuso fenomeno di caporalato”. Fenomeni a volte intrecciati con l’economia malavitosa e connivenze mafiose nostrane e straniere. L’evento drammatico del terremoto e l’enorme portata dei circa 40.000 cantieri previsti per lavori di ripristino e ricostruzione dei patrimoni pubblici ma sopratutto privati, imprime un’inedita accelerazione ai tentativi ed alle presenze criminali già operanti. Assistiamo – nel nome dell’emergenza, del far presto e del risparmio – a proposte sconcertanti di lavoro e “pacchetti tutto compreso”. Ecco un esempio concreto ed incredibile che pare tratto da una cronaca dell’Ottocento. Parliamo di un’impresa di pre-fabbricati e costruzioni che si definisce emiliana-romagnola. Si presenta quale produttrice di strutture belle e solide. E naturalmente “antisismiche”. Esaurite poche righe per presentare le sue ottime produzioni, di provata “qualità tedesca”, la ditta offre il pezzo forte: operai qualificati “a speciali condizioni”. “I nostri operai vengono dalla Romania… e noi controlliamo i nostri operai continuamente, applicando regole organizzative per evitare problemi. I nostri operai lavorano 26 giorni al mese, dieci ore al giorno, in totale 260 ore al mese e dopo tre mesi, normalmente, hanno una settimana libera per far ritorno a casa”.

Noi (la ditta, ndr) chiediamo per gli operai 11 euro l’ora, incluso trasporto e volo aereo, pasti e posto letto. Nel caso di più di 12 operai, possiamo richiedere 10 euro l’ora. Per più di 24 operai la richiesta è di 9 euro l’ora “.

“Tutti i contratti vengono stipulati con la nostra ditta in Romania, che fattura senza IVA. L’IVA non si paga per l’export“.

“Se poi avete la possibilità di far dormire gli operai vicino al cantiere (?) possiamo ridurre il prezzo di 0,77 euro l’ora (200 euro al mese)”.

Per ulteriori informazioni, per favore contattateci al telefono…. o alla mail….” (tutte le citazioni virgolettate sono tratte da una proposta scritta dell’<azienda> ad altre imprese del settore, ndr).

Ovvio che all’indirizzo citato non c’è alcuna società, né risulta alcuna iscrizione alle Casse Edili.

Un vademecum da manuale delle illegalità. Persone che lavorano ridotte a merce, all’export, ai trucchi sul no-pago-Iva. Tutto lascia pensare ad un’impresa “fantasma” dedicata alla “tratta” o, se si vuole, al moderno caporalato, evidentemente in una rete internazionale, e lanciata nella più spregiudicata concorrenza, con un imbattibile “massimo ribasso” nei lavori proposti.

Gli inquirenti faranno la loro parte, ma alle imprese, al sindacato, alle istituzioni locali, ai professionisti ed agli enti di vigilanza, spetta il compito maggiore: combattere un cancro in metastasi.

*Franco Zavatti è il coordinatore per la legalità e la sicurezza della Cgil Emilia Romagna

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