12 Dic 2012
di Ciro Spagnulo e Mohcine El Arrag
I cittadini dei Paesi membri dell’Unione europea che risiedono in Italia possono: 1) esercitare l’elettorato attivo e passivo per i rappresentanti italiani al Parlamento Europeo; 2) esercitare il diritto di voto per l’elezione del Consiglio comunale e circoscrizionale del Comune in cui risiedono ed essere eleggibili a consigliere comunale o componente della Giunta, con esclusione dalla carica di sindaco e di vicesindaco.
E’ un diritto, però, che solo l’8% di loro esercita.
E’ quanto emerge dalla ricerca Cittalia-Anci “I cittadini comunitari e la partecipazione al voto” che prende in esame dodici città capoluogo per evidenziare le criticità nell’esercizio del diritto di voto a livello locale da parte dei residenti stranieri. Le città coinvolte dall’indagine sono Torino, Alessandria, Asti, Varese, Verona, Padova, Genova, Parma, Reggio Emilia, Forlì, Bologna e Firenze. In questi comuni l’incidenza media egli stranieri comunitari residenti nei comuni indagati è del 27%, poco al si sotto della media nazionale che è del 29%. In tutti, la prima cittadinanza è la romena, che raggiunge percentuali che vanno dall’80 al 90%.
Secondo la ricerca, i comunitari risultano iscritti prevalentemente alle liste elettorali delle amministrative. In particolare, sono 9 su 10 di coloro iscritti a una lista ad Asti, Firenze, Forlì, Padova e Reggio Emilia. Solo a Torino e Reggio Emilia sono di più i cittadini comunitari iscritti alle liste per le elezioni europee.
La ricerca mette in luce anche il maggiore interesse degli uomini per il voto alle amministrative, con l’81 per cento contro il 79 per cento delle donne, mentre queste ultime rappresentano la maggioranza delle iscritte nelle liste elettorali per le Europee, con il 59 per cento del totale rispetto al 46 per cento degli uomini.
Complessivamente i dati del rapporto evidenziano la necessità di un’azione più decisa per la promozione del diritto di voto ai residenti comunitari.