28 Feb 2013
di Arturo Ghinelli
Da un lato la legislazione italiana in materia di procedura per il riconoscimento dello status di apolidia è “esigente” sotto il profilo dei requisiti richiesti, con la conseguenza che il procedimento amministrativo è concretamente poco fruibile. Il procedimento giudiziale è altrettanto difficile da intraprendere a causa di una mancanza di regolamentazione della materia.
Dall’altro lato, la ricerca evidenzia una difficoltà oggettiva nell’acquisizione della cittadinanza del paese di origine sia a causa dei requisiti richiesti dalla normativa di questi paesi, sia per le difficoltà ad interagire con le rappresentanze diplomatiche in Italia per ottenere i documenti necessari.
Purtroppo, a pagare le conseguenze dei vari fattori descritti sono soprattutto i figli nati in Italia. Come si vedrà, molti dei problemi affliggono in particolar modo le seconde e terze generazioni.
Bambini Rom a Roma. Con un Piano Nomadi aggressivo e violento, Roma non rispetta i diritti dei bambini Rom. E’ questa in sostanza, la denuncia del rapporto “Rom(a) Underground. Libro bianco sulla condizione dell’infanzia rom a Roma” presentato dall’Associazione 21 luglio. Secondo il quale nella Capitale , dopo più di tre anni segnati da sgomberi, trasferimenti forzati e concentrazione delle comunità Rom in mega campi monoetnici, sono circa 3.900 i minori di questa etnia in emergenza abitativa e residenti in “villaggi attrezzati”, “campi tollerati”, centri di raccolta e insediamenti informali. Una realtà che ha un forte impatto sul loro benessere psico-fisico. Nonché sul loro diritto all’istruzione. Senza contare i gravi danni provocati alla salute dei piccoli con disabilità che, a causa delle gravi carenze igieniche dei campi degradati, isolati e sovraffollati, si ammalano e perdono la vita prematuramente
Dalla ricerca è emerso un dato rilevante: su 239 intervistati 139 non sono in possesso di cittadinanza. Tra questi ultimi, 105 hanno intenzione di chiedere la cittadinanza mentre solo 23 hanno dichiarato di voler intraprendere il procedimento per il riconoscimento dello status di apolide e solo 6 hanno effettivamente intrapreso tale procedimento. Tuttavia questo dato non dovrebbe essere semplicemente inteso come emblema della mancanza di interesse nel certificare la loro apolidia de facto, ma diversamente come monito delle difficoltà a intraprendere tale procedimento data la sua scarsa fruibilità. Infine, questi dati, manifestano il desiderio di ottenere la cittadinanza italiana, più volte emerso durante le ricerche sul campo, essendo l’Italia il paese in cui molti degli intervistati sono nati e cresciuti e da cui molti non ne sono neanche mai usciti.
http://www.cir-onlus.org/In%20the%20Sun.htm