A RISCHIO ANCHE IL CONTRASTO ALLA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE CON L'EMENDAMENTO ALLA LEGGE SULL'OMOFOBIA E LA TRANSFOBIA

30 Set 2013

 

di Ciro Spagnulo

Poteva accadere solo nella palude italiana. Così come è stata approvata alla Camera dei Deputati lo scorso 19 novembre, non solo la legge di contrasto dell’omofobia e della transfobia è diventata la legge a tutela dell’omofobia e della transfobia, ma rischia di inabissare l’intera legge 13 ottobre 1975, n. 654 (la c.d. “Legge Reale” di ratifica ed esecuzione della Convenzione contro il razzismo adottata dalle Nazioni Unite a New York nel 1966). E’ infatti accaduto che nel corso del dibattito in aula è stato approvato un emendamento, secondo cui “ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”.

Tale precisazione, osserva l’Asgi, troverebbe attuazione non solo nei confronti dell’omofobia e della transfobia, ma nei confronti di tutti i tipi di discriminazione contemplati dalla legge, quindi anche quelle etnico-razziali, nazionali, religiose.

Per questo l’Associazione ha scritto ai parlamentari impegnati nella discussione della legge invitandoli a “non abbassate gli standard di protezione penale contro le forme di istigazione alla discriminazione razziale (e a dare, ovviamente, al Paese una legislazione contro l’incitamento all’odio fondato sull’orientamento sessuale e l’identità di genere come già avvenuto in larga parte dell’Europa).

Quanto proposto, se venisse approvato, argomenta l’ Asgi, potrebbe introdurre elementi di forte ambiguità nella effettiva possibilità di perseguire penalmente forme di istigazione alla discriminazione che, pur non facendo ricorso ad un linguaggio esplicitamente inneggiante all’odio o alla violenza, pur sempre esprimano sentimenti di rigetto, pregiudizio e di ostilità nei confronti di determinati gruppi sociali identificati secondo le categorie ‘protette’ dalla norma .

“Si pensi a titolo di esempio all’uomo politico che sostenga pubblicamente che nella gestione di una crisi aziendale e della conseguente eccedenza di personale, si dovrebbero innanzitutto licenziare i lavoratori stranieri; o che le professioni sanitarie dovrebbero essere precluse alle persone omosessuali; o che ad un aderente alla fede islamica non dovrebbero essere consentito di fare il poliziotto o l’insegnante”.

“Se così fosse”, dice ancora l’Asgi, “l’Italia verrebbe meno ai suoi obblighi derivanti dall’adesione e ratifica alla Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale che richiede agli Stati membri di reprimere penalmente tra l’altro l’incitamento alla discriminazione razziale, non solo dotandosi di norme penali appropriate, ma anche applicandole effettivamente”. 

Proteste contro l’emendamento sono state espresse anche da altre associazioni e, probabilmente, in Senato si correggerà il testo della legge.

http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=2889&l=ithttp://www.asgi.it/home_asgi.php?n=2899&l=it

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