SCIOPERO CONTRO LEGGE STABILITA’: VENERDI’ 15 NOVEMBRE COMIZI DI TOLLARI (UIL), UNA DELEGATA CISL E SERENA SORRENTINO (CGIL)

14 Nov 2013 sciopero,

Modena, 12 novembre 2013

“Cambiare la legge di Stabilità 2014. Dagli sprechi e dalle rendite più risorse ai lavoratori e pensionati”. È lo slogan scelto per lo sciopero nazionale di quattro ore proclamato per venerdì 15 novembre da Cgil-Cisl-Uil per chiedere la revisione della legge di Stabilità 2014 durante l’iter parlamentare di approvazione. Lo sciopero nazionale prevede articolazioni territoriali; a Modena il 15 novembre si svolgerà una manifestazione unitaria con un corteo che, partendo da piazzale S. Agostino, attraverserà il centro storico e arriverà alle 10.30 in largo S. Giorgio per il comizio. Aprirà il segretario provinciale della Uil Luigi Tollari, seguito dall’intervento di una delegata Cisl della Bassa modenese, che tratterà temi territoriali; concluderà Serena Sorrentino, della segreteria nazionale Cgil.

LEGGE STABILITA’: LE MOTIVAZIONI DELLO SCIOPERO
La protesta di Cgil-Cisl-Uil contro la legge di Stabilità, accompagnata da manifestazioni e volantinaggi, è stata decisa dalle tre confederazioni lo scorso 21 ottobre nel corso di un incontro svoltosi per stabilire quali azioni mettere in campo per sollecitare il governo a modificare il provvedimento. «Vogliamo abbattere le tasse a favore dei lavoratori dipendenti, pensionati e imprese che creano “buona occupazione – spiegano i sindacati – L’operazione di redistribuzione fiscale è la questione centrale per riprendere un cammino di sviluppo. Dove si trovano le risorse necessarie? Tagliando le spese inefficienti, attuando una seria riforma della pubblica amministrazione (senza tagli lineari) e aumentando la tassazione sulle rendite finanziarie allineandola ai livelli europei ». Cgil-Cisl-Uil chiedono anche di rivalutare le pensioni e ripristinare la contrattazione per il pubblico impiego. Venerdì scorso 8 novembre i segretari provinciali Tania Scacchetti, William Ballotta e Luigi Tollari hanno incontrato alcuni parlamentari modenesi per sensibilizzarli sulle ragioni dello sciopero. Inoltre hanno scritto ai sindaci chiedendo loro di far pronunciare i consigli comunali con ordini del giorno.

I NUMERI DELLA CRISI A MODENA, CGIL-CISL-UIL: “AUMENTANO CIG IN DEROGA E DOMANDE DISOCCUPAZIONE”
La legge di Stabilità presentata dal governo Letta non realizza quella svolta nella politica economica necessaria al Paese per uscire dalla crisi e tornare a crescere. Lo affermano Cgil-Cisl-Uil nazionali e lo confermano le stesse sigle a livello locale, illustrando i numeri della crisi evidenziati dall’andamento del ricorso agli ammortizzatori sociali. Partiamo dalla cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria e in deroga. Nel 2011 le ore autorizzate in provincia di Modena sono state complessivamente 14,7 milioni, mentre l’anno scorso hanno superato quota 19,5 milioni. Nel periodo gennaio-settembre 2013 il totale supera i 13,6 milioni. «Questo significa che a fine anno il numero di ore autorizzate sarà sicuramente più alto di quello del 2011 – affermano i segretari provinciali di Cgil-Cisl-Uil, Tania Scacchetti, William Ballotta e Luigi Tollari – Cala il ricorso alla cassa ordinaria (-11,6 per cento) e cresce la straordinaria (+13,4 per cento), ma il dato più preoccupante è l’aumento della cassa integrazione in deroga, finanziata con risorse interamente pubbliche e introdotta a livello regionale per fronteggiare le crisi di realtà aziendali che non beneficiano degli ammortizzatori standard (artigiani, commercio, apprendisti, industria con meno quindici dipendenti, ecc.) Ultimamente – spiegano i sindacati – ricorrono alla cig in deroga anche le imprese maggiori che hanno esaurito gli ammortizzatori standard. Siamo passati dai 7,6 milioni di ore autorizzate nel 2011 ai 10,6 milioni dell’anno scorso; quest’anno (gennaio-settembre) siamo già a 6,2 milioni di ore. Si tratta di un dato molto parziale che risente dell’incertezza dei periodici rifinanziamenti da parte del governo: l’incertezza blocca le autorizzazioni a fronte di accordi azienda-sindacati già firmati». Anche l’andamento delle domande di disoccupazione indica che la crisi è ben lungi dall’essere finita. In base ai dati forniti dai patronati Inca (Cgil) e Inas (Cisl), nel 2011 sono state aperte 10.747 domande tra disoccupazione ordinaria e mobilità (l’indennità di disoccupazione che si ottiene alla cessazione del rapporto di lavoro, a determinate condizioni e a seguito di accordi sindacali); nel 2012 il totale delle domande è salito a 12.632. Quest’anno (dato aggiornato al 7 novembre) siamo arrivati a 13.645 domande tra Aspi (assicurazione sociale per l’impiego, la “vecchia” disoccupazione ordinaria), “mini Aspi” (Aspi ridotta cui si accede con meno settimane di lavoro rispetto a quelle necessarie per l’Aspi ordinaria; anche l’importo è inferiore). «Sono numeri che si commentano da soli – dicono i segretari di Cgil-Cisl-Uil – Segnalano una crescita costante delle persone rimaste senza lavoro a causa della crisi». C’è poi una tipologia di lavoratori – quelli del pubblico impiego – che, sebbene non abbiano problemi di disoccupazione, stanno perdendo soldi a causa del blocco del contratto e della possibilità di avanzamenti di carriera. Secondo proiezioni Fp-Cgil Modena sullo stipendio base dei dipendenti comunali, dal 2010 al 2014 i summenzionati provvedimenti determineranno per un lavoratore di inquadramento medio una perdita di 12.400 euro annui lordi. Il blocco contrattuale avrà, inoltre, un effetto trascinamento sugli stipendi successivi e sul Tfr. «Facciamo alcune esempi: un lavoratore con ancora dieci anni di lavoro perderà al termine della carriera lavorativa 36.300 euro – sostengono i sindacati – Un lavoratore con vent’anni di lavoro davanti perderà 84.100 euro, un lavoratore con ancora trent’anni ne perderà 139.900. A causa dei mancati aumenti per il blocco contrattuale ci saranno poi ripercussioni negative anche sulle pensioni dei lavoratori pubblici». Nella pubblica amministrazione, inoltre, è rilevante il problema della precarietà dei rapporti di lavoro, a cui i provvedimenti della legge di Stabilità non hanno dato sufficienti risposte per avviare percorsi di stabilizzazione del personale precario. Il blocco quasi totale del turn-over da almeno cinque anni ha determinato di fatto una consistente riduzione dei lavoratori pubblici, incidendo sui carichi di lavoro del personale e sulla qualità dei servizi ai cittadini. Infine un accenno alle pensioni. Al 1 gennaio 2013 quelle erogate dall’Inps in provincia di Modena erano complessivamente 229.346, così suddivise: 146.665 pensioni di vecchiaia,  10.741 pensioni di invalidità, 47.217 pensioni ai superstiti, 3.991 pensioni e assegni sociali, 20.732 prestazioni agli invalidi civili. «Il 90 per cento delle pensioni di vecchiaia (quelle da contribuzione da lavoro) ha un importo fino a 2 mila euro lordi mensili, ma di queste ben il 55 per cento non supera i mille euro e il 23 per cento arriva al massimo a 500 euro. Da segnalare, poi, che la pensione media mensile lorda percepita da un uomo è di 1.396 euro, mentre quella – concludono Tania Scacchetti, William Ballotta e Luigi Tollari – di una donna è di 773 euro».

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