26 Nov 2013
La Confederazione internazionale dei sindacati (ITUC) l’avevano già denunciato nel maggio scorso, così come la Cgil. In Qatar le migliaia di lavoratori immigrati impegnati nella costruzione delle infrastrutture e degli stadi per i mondiali di calcio 2022 lavorano in condizioni di semi schiavitù. Ora lo denuncia anche un rapporto di Amnesty International.
La Confederazione Internazionale dei Sindacati e la CGIL hanno denunciato – ormai da due anni – le condizioni semi schiavistiche dei lavoratori in Qatar, scriveva ad ottobre il nostro sindacato.
In particolare: i lavoratori edili in Qatar lavorano in media 15 ore al giorno, per 6 giorni settimanali, per un salario di 8 dollari al giorno; i lavoratori immigrati in Qatar non possono cambiare lavoro senza l’autorizzazione dei loro datori di lavoro; il fatto di lasciare un datore di lavoro, anche se per sfuggire a maltrattamenti, ha come risultato la prigione o l’espulsione; gli infortuni mortali in campo edilizio, in Qatar, sono otto volte più frequenti che, ad esempio, in Gran Bretagna e rischiano di morire molte più persone per costruire le infrastrutture della Coppa del Mondo di quanti giocatori scenderanno in campo. Scriveva ancora la Cgil che “le notizie raccolte dai sindacati – e, da qualche giorno, anche da importanti organi di informazione internazionale, come il quotidiano inglese The Guardian – denunciano una vera strage in atto nei cantieri. Nel solo mese di luglio, secondo le informazioni raccolte nel paese d’origine, sono morti almeno 32 giovani lavoratori nepalesi, per i massacranti turni di lavoro in condizioni climatiche assolutamente proibitive”.
Anche il rapporto di Amnesty descrive un’ampia serie di abusi nei confronti dei lavoratori migranti, tra cui il mancato pagamento dei salari, condizioni durissime e pericolose di lavoro e situazioni alloggiative sconcertanti. “I ricercatori di Amnesty International hanno anche incontrato decine di lavoratori intrappolati in Qatar senza via d’uscita, poiché i loro datori di lavoro gli stavano impedendo da mesi di lasciare il paese”.
“Non si può assolutamente scusare che in uno dei paesi più ricchi del mondo così tanti lavoratori migranti siano sfruttati senza pietà, privati del salario e abbandonati al loro destino” – ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.
“Le imprese di costruzione e le stesse autorità del Qatar stanno venendo meno al loro dovere nei confronti dei lavoratori migranti. I datori di lavoro mostrano un impressionante disprezzo per i loro diritti umani basilari e molti approfittano del clima permissivo, nonché della scarsa applicazione delle tutele, per sfruttare i lavoratori del settore delle costruzioni” – ha aggiunto Shetty.
“I migranti impiegati nel settore delle costruzioni in Qatar lavorano spesso per piccole e medie imprese che prendono subappalti dalle grandi compagnie, le quali talvolta non riescono a garantire che i lavoratori non vengano sfruttati”.