NUOVA DIRETTIVA SULLA LIBERA CIRCOLAZIONE DEI LAVORATORI

28 Apr 2014

 

di Ciro Spagnulo

 a Commissione europea accoglie con favore l’adozione da parte del Consiglio dei ministri dell’UE della direttiva volta a garantire una migliore applicazione a livello nazionale del diritto dei cittadini dell’UE di lavorare in un altro Stato membro. Proposte dalla Commissione nel 2013, le nuove norme sono state adottate il 14 aprile e gli Stati membri dispongono ora di due anni per attuare la direttiva a livello nazionale.

László Andor, Commissario per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione, ha dichiarato: “Mi congratulo vivamente per l’approvazione della direttiva in data odierna, a meno di un anno da quando la Commissione ha presentato la proposta. È una buona notizia per tutti coloro che desiderano lavorare o stanno già lavorando in un altro Stato membro. Indipendentemente dal fatto che le persone desiderino o no lavorare in un altro paese dell’UE – che è una questione di scelta personale – queste nuove norme faranno comunque sì che tutti i cittadini conoscano meglio i diritti dei lavoratori mobili. In questo modo possiamo contribuire ad agevolare la mobilità all’interno del mercato del lavoro dell’UE.”

Tra il diritto alla libera circolazione dei lavoratori e la realtà esiste un divario che la direttiva vuole colmare rimuovendo vari ostacoli, tra i quali “la scarsa consapevolezza delle norme UE da parte dei datori di lavoro sia pubblici che privati e le difficoltà incontrate dai cittadini mobili nell’ottenere informazioni e assistenza negli Stati membri ospitanti. Per superare questi ostacoli e prevenire ogni forma di discriminazione la direttiva imporrà agli Stati membri di garantire: che uno o più organismi a livello nazionale forniscano un sostegno e assistenza giuridica ai lavoratori migranti dell’UE per quanto riguarda l’applicazione dei loro diritti, una tutela giuridica efficace dei diritti (tra cui, ad esempio, la protezione dalla vittimizzazione per i lavoratori migranti dell’UE che vogliono far valere i loro diritti) e informazioni facilmente accessibili in più di una lingua dell’UE sui diritti di cui godono i lavoratori migranti dell’UE e le persone in cerca di lavoro”.

Secondo quanto riferisce la Commissione europea, attualmente il 3,3% della forza lavoro dell’UE, ossia 8 milioni di persone, vive e lavora in un altro Stato membro. Vanno poi aggiunti 1,2 milioni di persone che vivono in un paese dell’UE, ma lavorano in un altro. “Tuttavia le persone che lavorano o che desiderano lavorare in un altro paese spesso non dispongono di informazioni sui loro diritti nello Stato membro ospitante e possono incontrare difficoltà nell’accedere a un posto di lavoro o nell’ottenere le stesse condizioni di lavoro o gli stessi vantaggi sociali dei lavoratori nazionali. Inoltre i datori di lavoro (sia pubblici che privati) e le amministrazioni pubbliche spesso hanno una scarsa conoscenza dei diritti dei lavoratori mobili. L’assistenza fornita a livello nazionale ai lavoratori mobili dell’UE per aiutarli a far valere i loro diritti varia notevolmente da un paese all’altro”.

Per la Commissione, “la libera circolazione dei lavoratori non è soltanto un elemento fondamentale del mercato unico dell’Unione, ma è anche una risorsa per tutti i paesi dell’UE. La mobilità può contribuire a combattere i livelli elevati di disoccupazione presenti in alcuni Stati membri e a colmare le carenze di competenze e di manodopera esistenti in altri. Per questo motivo la Commissione si sta inoltre adoperando per migliorare ulteriormente l’efficacia di EURES, la rete paneuropea per la ricerca di lavoro, affinché un maggior numero di candidati in tutta l’UE possa avere accesso a più offerte di lavoro”.

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