AMNESTY INTERNATIONAL E HUMAN RIGHTS WATCH: FRONTEX NON SOSTITUISCE MARE NOSTRUM

28 Ott 2014

 

Prima durante l’informativa del 16 ottobre all’assemblea della Camera dei Deputati sugli sviluppi delle iniziative in materia di gestione dei flussi di migranti nel Mediterraneo, poi durante l’audizione al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen del 22 ottobre, il ministro dell’Interno Angelino Alfano è tornato ad annunciare la fine di Mare Nostrum e l’avvio di Frontex e a riassicurare sull’impegno dell’Italia nel soccorso per salvare vite umane. «Ovvio”, ha detto, “che dopo la dismissione di Mare Nostrum l’Italia continuerà a non sottrarsi ai suoi doveri di search and rescue previsti dal diritto internazionale e dai principi umanitari» ed è«altrettanto ovvio”, ha precisato, “che non potremo avere 2 linee di difesa, una a 30 miglia e una più avanzata sulle coste africane» ed è per questo che «Mare Nostrum non conviverà con Triton, sarà chiusa». Ma come già abbiamo avuto modo di scrivere, Alfano non rassicura affatto le organizzazioni impegnate sul tema dei diritti dei migranti, ad esempio Amnesty International, Human Rights Watch e la Cgil.

L’annuncio fatto ad agosto dalla Commissione europea riguardo al lancio di una nuova operazione Frontex, denominata operazione Triton, per sostenere gli sforzi dell’Italia, è stata vista da molti come il primo segnale di una risposta collettiva dell’Ue alle tragedie in corso nel Mediterraneo centrale. Tuttavia, sta diventando sempre più evidente che l’operazione Triton difficilmente soddisferà le effettive esigenze di ricerca e soccorso per salvare vite umane”, hanno scritto Amnesty International e Human Rights Watch in occasione della riunione dei ministri della Giustizia e degli Affari interni dell’Unione europea (Ue).

Mentre l’Ue alza barriere sempre più alte”, a dichiarato Nicolas J. Beger, direttore dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee, “un crescente numero di migranti e rifugiati intraprende il viaggio nelle acque del Mediterraneo nel disperato tentativo di trovare salvezza e riparo in Europa. Tragicamente, pagano il prezzo più alto, perdendo le loro vite in mare”.

Un anno dopo i naufragi dell’ottobre 2013 nel Mediterraneo centrale in cui morirono oltre 500 persone, la risposta collettiva dell’Ue per salvare vite umane è stata vergognosa.”, scrivono le due organizzazioni umanitarie: “L’Italia è l’unico stato dell’Ue ad aver reagito, con l’operazione Mare Nostrum, dedicando una parte significativa della sua flotta navale alle operazioni di ricerca e soccorso in mare. Tuttavia, persino il meglio che ha potuto fare l’Italia non è stato sufficiente a impedire la drammatica perdita di vite umane nel 2014 e vi sono segnali che il paese non proseguirà l’operazione nel lungo termine. Finora, nel 2014, oltre 165.000 migranti e rifugiati sono arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo. Tragicamente, oltre 3000 persone sono morte in mare, anche se è difficile determinare il numero effettivo. Quasi la metà delle persone giunte in Europa fuggivano dalla guerra in Siria o dal regime oppressivo dell’Eritrea e tra loro vi era un numero sempre maggiore di donne e bambini. L’annuncio fatto ad agosto dalla Commissione europea riguardo al lancio di una nuova operazione Frontex, denominata operazione Triton, per sostenere gli sforzi dell’Italia, è stata vista da molti come il primo segnale di una risposta collettiva dell’Ue alle tragedie in corso nel Mediterraneo centrale. Tuttavia, sta diventando sempre più evidente che l’operazione Triton difficilmente soddisferà le effettive esigenze di ricerca e soccorso per salvare vite umane.

Come già hanno fatto altre organizzazioni, anche Amnesty International e Human Rights Watch sottolineano come il raggio limitato e il mandato di sorveglianza delle frontiere dell’operazione Triton non sostituiscono Mare nostrum. “Se l’Ue vuole seriamente prevenire tragedie future, deve fornire a Triton il mandato e le risorse per salvare imbarcazioni in tutto il Mediterraneo”, ha affermato Judith Sunderland, ricercatrice senior sull’Europa di Human Rights Watch.

Per le due organizzazioni, l’operazione Triton, il cui avvio è previsto a novembre nell’ambito di Frontex (l’Agenzia per il controllo delle frontiere), dovrebbe come minimo corrispondere all’operazione Mare Nostrum in termini di mandato, capacità e finanziamento. Attualmente, invece, Frontex ha disposto tre milioni di euro al mese per l’operazione, mentre l’Italia aveva destinato all’operazione Mare Nostrum nove milioni di euro al mese. Per salvare vite umane l’operazione Triton dovrebbe, come le navi di Mare Nostrum, operare in acque internazionali e coprire integralmente le zone di ricerca di Malta e Italia.

Amnesty International e Human Rights Watch hanno sollecitato inoltre i ministri della Giustizia e degli Affari interni ad adottare un approccio olistico e di lungo termine per gestire i flussi migratori verso l’Europa, poiché il deciso aumento del numero di persone che attraversano il Mediterraneo non è solo dovuto all’instabilità in Medio Oriente, ai conflitti in recrudescenza e al peggiorare delle situazione in Libia. “Semplicemente, le persone sono costrette a intraprendere viaggi pericolosi su imbarcazioni insicure a causa della risposta europea all’immigrazione, basata sulla sicurezza ossia sulla progressiva chiusura della frontiera terrestre e sull’assenza di percorsi legali e sicuri a disposizione dei rifugiati per raggiungere l’Europa”, ha commentato Beger.

Percorsi legali e sicuri verso l’Europa potrebbero significare un aumento delle quote di reinsediamento, un più ampio accesso ai visti per motivi umanitari e la facilitazione delle riunificazioni familiari. Amnesty International e Human Rights Watch chiedono con urgenza agli stati membri dell’Ue di condividere le responsabilità per le persone soccorse e sbarcate, onde limitare la necessità per queste persone di spostarsi irregolarmente nel territorio dell’Ue. Ciò potrebbe essere realizzato dagli stati membri dell’Ue anche attraverso le riunificazioni familiari invece di applicare il regolamento di Dublino secondo cui lo stato membro dell’Ue di primo ingresso è responsabile del trattamento delle richieste di asilo.

E ANCHE PER LA CGIL È UN ERRORE LA FINE DI MARE NOSTRUM. PREOCCUPAZIONE MIGRANTES, ASTALLI E ARCI

“Decretare la fine dell”operazione ”Mare Nostrum” sarebbe un tragico errore”. E’ quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica. “Istituita a seguito dei naufragi dello scorso anno, in cui persero la vita 600 persone, – ricorda la dirigente sindacale – ha consentito il soccorso e il salvataggio di oltre 150.000 persone, l’arresto di 500 scafisti ed ha offerto al mondo un volto civile ed efficiente dell’Italia”.

“Sono persone – sottolinea Lamonica – che, in gran parte arrivano dalla Siria e dall’Eritrea, cioè da zone teatro di guerre brutali, e comunque sono in fuga da violenze, fame e persecuzioni. Sono rifugiati e richiedenti asilo che hanno diritto a protezione umanitaria e che nessuna operazione di rafforzamento delle frontiere potrebbe fermare.

Se ne condannerebbe un numero ancora più alto alla morte e si assisterebbe ugualmente agli sbarchi, ma in condizioni di minore sicurezza per tutti, perché verrebbero meno i filtri, anche sanitari, che l”operazione ha finora garantito”.

L’operazione europea Triton, aggiunge la sindacalista, “ha una missione ed un ruolo assai diverso da ”Mare Nostrum”: opererebbe dentro le acque territoriali e non ha la missione del soccorso bensì quella della difesa delle frontiere, per cui come affermato dagli stessi organismi europei, non può sostituire ”Mare Nostrum”, che potrà cessare quando verrà sostituita da analoga missione europea, per la quale il governo italiano deve battersi.

L’unica via per governare una catastrofe che non è destinata a finire a breve, stante l’aggravarsi delle condizioni di guerra, è quella di costruire canali di accesso legale in Europa, e quindi di assumere il tema dell’asilo e della protezione umanitaria come una delle questioni centrali su cui ridare impulso al processo di costruzione europea”.

Il governo, conclude, “non ceda alle spinte demagogiche e xenofobe che da sempre si agitano in Italia, e prosegua la missione, rafforzando al contempo la pressione in Europa, ma non cessando di far svolgere al nostro Paese un ruolo di umanità e di civiltà che nel passato, quando quelle stesse forze imponevano i ”respingimenti”, avevamo drammaticamente perso e che Mare Nostrum ci ha restituito”.

Anche il Centro Astalli esprime “preoccupazione” rispetto all’operazione Triton. “Pare evidente “, si legge in una nota“, che tale operazione risponderà solo parzialmente alle reali e attuali esigenze di ricerca e soccorso in mare al fine di salvare vite umane”. In base alle informazioni disponibili, scrive il Centro, Triton avrebbe “un campo d’azione molto più ristretto e limitato alle zone adiacenti alle acque territoriali italiane rispetto a Mare Nostrum che soccorre i migranti anche in acque internazionali”. Il Centro Astalli chiede al governo italiano di non porre fine all’operazione Mare Nostrum: “sarebbe un arretramento sul piano dei diritti. Per motivi economici si accetta il rischio di perdere vite umane in mare” – afferma P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli. “Chiediamo – aggiunge – ancora una volta che sia garantito l’accesso sicuro in Europa per quanti fuggono da guerre e persecuzioni. Chiediamo con forza che vengano creati canali umanitari sicuri che diano ai migranti alternative legali concrete ai trafficanti”.

Credo che l’abbandono dell’operazione Mare Nostrum, che è stata una grande operazione militare di pace e di accompagnamento nella logica della tutela e della protezione umanitaria di tante persone – spiega il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Giancarlo Perego – desti una grande preoccupazione, per la possibilità che si ripetano ancora disagi e disastri in mare”. La preoccupazione della Migrantes nasce dal fatto che la mission dell’operazione Triton dovrebbe essere – aggiunge mons. Perego – un “ritorno alla tutela e alla difesa delle frontiere e non invece a presidiare un Mediterraneo nel suo complesso per accompagnare le persone in fuga e persone che sono in difficoltà. Si ritorna a prima di Mare nostrum e si ritorna a considerare come dovere dell’Europa semplicemente quello di presidiare i confini”.

Anche per l’Arci la fine di Mare nostrum è un’ errore.

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