ANCORA ATTACCHI ALLE WHITE LIST PER LE IMPRESE PULITE. MEGLIO DOVE NON FUNZIONANO ?!

29 Ott 2014 sisma, sisma 2012,

Modena, 29 ottobre 2014

La settimana appena conclusa è stata impegnata, sui media modenesi, da ben quattro insistenti prese di posizione sostanzialmente contrarie al sistema preventivo delle White list che elencano le imprese ritenute estranee da dirette o indirette collusioni con l’economia malavitosa.
Attacchi in sostanza nostalgici – era meglio quando le White list non c’erano – accompagnati da singolari attacchi alla gestione prefettizia dello strumento che, invece, ha rappresentato e rappresenta un anello utile, anche se non unico, per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose.
Obiezioni di merito inconsistenti e l’innalzamento della ricorrente cortina nebbiosa delle “burocrazie” che ostacolerebbero la libera impresa, con nessuna proposta concreta per snellire e migliorare il funzionamento della prevenzione di legalità.
Le grandi difficoltà aziendali e le pesanti conseguenze ricadute sui lavoratori delle imprese oggetto di interdittiva ed esclusione dalle White list, il sindacato le vive e le soffre, insieme ai propri rappresentanti e delegati sindacali, e sopratutto ai dipendenti che hanno perso il lavoro.
Le lamentele del senatore Giovanardi ed amici imprenditori ed avvocati, ne restano ben distanti.
A poche settimane dal sisma 2012, nella nostra regione si è subito agito – nel grave vuoto di una normativa nazionale che persiste – per adottare un efficace sistema sulla strada della “buona ricostruzione, rapida e nella legalità“.
Quel Protocollo fu discusso, voluto e sottoscritto da tutte le rappresentanze di istituzioni locali, imprese e sindacati.
Queste scelte hanno segnato la sostanziale diversità rispetto ai pesanti e ricorrenti esiti giudiziari del post-sisma dell’Aquila.

Le più significative novità sono la tracciabilità completa dei finanziamenti e dei contributi pubblici e privati; le White list per registrare le imprese; il prezziario regionale con oltre 8.000 voci; le costituzione del G.I.R.Er – Gruppo Interforze; la Centrale Unica regionale per gli appalti pubblici di ricostruzione; la definizione dei costi convenzionali per mq dei lavori. Misure che hanno certamente elevato gli argini della legalità, evitando facili sovraprezzi per appalti, materiali e forniture, oltre che una congruità effettiva fra danno reale, costi fatturati e contributi pubblici.
Resta possibile la corruzione concordabile fra tecnici, imprese e professionisti, ed è su questo che bisogna lavorare ogni giorno.
In tal senso, spinge anche il recente focus modenese realizzato dall’Osservatorio di Libera- Informazione su “ricostruzione e legalità”.

Tornando alle tanto contestate White list.
In Emilia Romagna, nelle sole quattro province del sisma, sono state valutate ed iscritte nelle liste delle imprese con nulla osta dell’antimafia, oltre 3.550 ditte – di cui oltre 2.100 nella sola provincia di Modena – esattamente il triplo dell’insieme delle imprese iscritte nelle nove regioni a sud del Lazio !
Questo è un risultato che va difeso, esteso e migliorato.
Di più e di meglio si poteva fare, sopratutto per accorciare i tempi di attesa, se il Viminale avesse ben più rafforzato gli organici degli uffici preposti, come chiesto e richiesto dai sindacati e non dal senatore modenese amico del Ministro.
Nel pieno dell’estate scorsa, il dato ufficiale confermava che erano 31 le aziende non ammesse alle White list per la ricostruzione post-sisma : 3 a Ferrara, 7 a Bologna, 10 a Reggio, 11 a Modena.
Un numero che ovviamente non comprende quelle ditte che furono in un primo tempo escluse e poi riammesse dall’interdittiva, a seguito di credibili modifiche nella gestione aziendale: è il caso della nostra F.lli Baraldi, prima esclusa e poi iscritta in White list nel luglio 2013, dopo ben tre passaggi con ricambi al vertice d’impresa.

Le interdittive prefettizie, contrariamente a quanto si vuol far credere, sono sempre motivate e sono misure preventive – cioè non sentenze giudiziarie – e nei casi di successivo ricorso, hanno poi avuto sempre conferma dal TAR. Ci sembrano assurde le dichiarazioni pubbliche dell’avvocato Lugli (già presidente di un’impresa con interdittiva), sulla burocrazia prefettizia che sarebbe doppiamente responsabile perché…estranea al territorio modenese e sorda nei confronti di imprenditori colpiti dalla White list, nonostante siano di provata “fede cattolica”!
Perciò, anziché guardare all’indietro, sarebbe molto meglio difendere i livelli di legalità introdotti e contribuire a migliorarne gli effetti, come ad esempio :
– Rafforzando l’entità e la qualità dei controlli mirati antimafia, antievasione e contro il lavoro illegale nelle imprese e nei cantieri.
– Migliorare l’organizzazione burocratica degli enti preposti, anche a livello regionale e locale.
– Spingere, come fatto recentemente dal sindacato e da Libera, per l’applicazione più elastica delle modalità di gestione delle White list – già previste dalla legge D.L.90 / 2014 – che in alternativa alla interdittiva delle imprese, autorizza le Prefetture a nominare un “tutor-osservatore” all’interno della gestione aziendale.
E’ il caso – il primo in Italia – già sperimentato a Modena, con la ditta Lami srl di San Cesario.
Solo così si guarda in avanti rafforzando però la legalità.

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale

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