APPALTI PUBBLICI . SI DICE MA SI CAMBIA POCO. ALCUNI DATI MODENESI

19 Nov 2014 sisma, sisma 2012,

Modena, 19 novembre 2014

Partirà col mese di dicembre una campagna nazionale di raccolta firme della CGIL per una Proposta di Legge di Iniziativa Popolare sulla riforma del sistema degli Appalti.
E’ urgente e più che necessario un cambio profondo nelle modalità gestionali di un sistema che genera costi dei lavori ben al di sopra delle medie europee, tempi più lunghi di esecuzione ed un enorme contenzioso giudiziario, fenomeni di corruzione senza pari e conseguente esposizione all’infiltrazione economica illegale e mafiosa.
Basterebbe scorrere il Rapporto Banca d’Italia sugli appalti del giugno scorso, per firmare convintamente la nostra proposta di legge popolare.
Tante riforme annunciate, nei programmi politici e nei convegni, che impongono finalmente soluzioni coerenti.
Da mesi, ce lo chiede anche con forza e solide argomentazioni, non la “solita burocrazia europea” bensì il necessario recepimento delle Direttive EU in materia di contratti/appalti pubblici.
Un contrasto efficace anticorruzione e per la legalità nella massa dei lavori pubblici, si realizzerà valorizzando di più il ruolo delle Amministrazioni, rafforzandone la loro capacità tecnica di controllo sulla sostanza e l’iter dei lavori, anzichè su forme e procedure iniziali.
Il nostro Codice Appalti va rinforzato e semplificato. Con i suoi oltre 600 articoli è dieci volte più complesso, opaco ed aggirabile rispetto alla media Europea.
E questo si dovrà fare a Roma!
Ma tanti aspetti fondamentali,vanno realizzati nei territori con le scelte degli Enti/stazioni appaltanti.

– Le gare vinte col famigerato “massimo ribasso” sono ancora troppe, anzi la maggioranza, nonostante gli impegni ribaditi in ogni conferenza.
– L’eccessiva frantumazione delle Stazioni appaltanti, praticamente in ogni più piccolo Ente o Amministrazione,che ne abbassa efficienza e capacità tecniche di reale controllo. Una proliferazione costosa e dannosa,che ne conta 35.000 a livello nazionale, ma anche poco meno di un migliaio in Emilia Romagna e circa 90 nel modenese, nonostante il Decreto n° 66 dell’aprile scorso preveda l’obbligo per tutti i Comuni di unirsi in “stazioni Uniche Appaltanti” almeno al livello di Unioni dei comuni.
– Ricorso massiccio alle “procedure negoziate senza pubblicazione del bando di gara” che,volendo,sono un vero e proprio volano per la “discrezionalità corruttiva”.
– Molte imprese non sono altro che “contenitori quasi vuoti” ,con poco personale,attrezzature e mezzi,che però vincono gli appalti per poi trasferirli in subappalto,esternalizzando lavori e servizi alla moltitudine di coop fasulle ed imprese fondate sulle false partite-iva.
Il quadro regionale e modenese,rispetto ai titoli delle criticità soprarichiamati,non ne è estraneo per dati ed intensità.

Sono già noti e non li riprendiamo,i dati dell’Osservatorio Appalti di Modena sull’intera attività 2013,riferibili ai 601 lavori pubblici ed ai 1.648 privati.
Riflettiamo allora su un prospetto di dati parziali,riferibili agli appalti pubblici modenesi nei primi mesi 2014.
Una ricognizione che riguarda circa n° 75 lavori, per un valore complessivo di circa 20 milioni.
– Di questi,ben n° 40 sono stati assegnati con “procedura negoziata senza bando” prevalentemente per favorire i lavori di ricostruzione nell’area post-sisma, ma anche per lavori diversi commissionati da enti quali AUSL ed AIMAG .
Altri n° 18 lavori assegnati con la procedura del “cottimo fiduciario – spese in economia”.
– Solamente n° 16 appalti, per un valore di circa 7 milioni, si sono assegnati con la migliore procedura della “offerta economicamente più vantaggiosa” ed i 3/4 di tutte le rimanenti pratiche,sono passate col “massimo ribasso”.
Con punte che vanno – per una quindicina di appalti – una metà con ribassi dal 20-25% e l’altra metà con ribassi dal 25 al 35% . E’ perciò urgente e necessario un cambio di rotta.

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale

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