11 Dic 2014
Quello che ci sconcerta delle indagini in corso su ‘mafia capitale’ è solo la notevole faccia tosta di chi fa soldi con l’accoglienza mentre urla “contro l’invasione degli immigrati” e amplia i campi rom, mentre ne chiede la chiusura, per intascarne altri. Tutto il resto non ci stupisce. Da anni, insieme a tanti altri, denunciamo che la gestione emergenziale dell’immigrazione non risponde a nessuna logica poiché è oramai un fenomeno di lunga data , e perciò prevedibile nei suoi effetti, ma crea solo occasioni di profitto per mafie e faccendieri. Ci preoccupa, invece, che gli abusi coinvolgano in un giudizio distruttivo le tante realtà seriamente impegnate nel settore e mettano in forse le scarse risorse disponibili. “Si fanno più soldi con gli immigrati che con il traffico di droga”, ha detto uno degli indagati, e questa frase reiterata dalla tv e dalla carta stampata rischia di ingenerare nell’opinione pubblica l’idea di un business dell’immigrazione. In realtà, se si escludono quelle destinate in questi anni all’ ‘emergenza’ sbarchi e alle politiche contro i “clandestini“, il settore dell’immigrazione è uno dei più poveri di risorse pubbliche. Ammontano, infatti, a poco più dell’1%, cioè circa duecento milioni di euro annui, della spesa sociale dei comuni, che sono titolari delle politiche di integrazione. E se anche si aggiungono le risorse provenienti da altre fonti (Fei, ecc.) la spesa rimane irrisoria.