14 Gen 2015
di Arturo Ghinelli
Finalmente il MIUR ha pubblicato l’intera indagine annuale sugli studenti senza cittadinanza, “Alunni con cittadinanza non italiana. L’eterogeneità dei percorsi scolastici. Rapporto nazionale A. s. 2012/2013”.
Già dal titolo si capisce che viene individuata una categoria di studenti per sottrazione, per mancanza di un titolo, la cittadinanza appunto, che nulla ha a che vedere con lo studio, l’impegno e il successo scolastico. E’ evidente l’imbarazzo dei ricercatori che devono continuare a “contare”questa tipologia di studenti ormai da tanti anni (Vinicio Ongini) come se fossero una emergenza. Ma che emergenza è quella che dura 25 anni? Si tratta piuttosto di una mancanza del MIUR di programmare i propri interventi tenendo conto della realtà di un sistema scolastico multiculturale. Un’attenzione specifica è dedicata, in questa terza edizione del rapporto Miur-Ismu, alla ricostruzione dei percorsi scolastici e dei loro esiti, anche in prospettiva comparativa con gli allievi italiani. Ogni diversità statistica, infatti, può chiamare in causa una possibile diseguaglianza educativa sulla base della cittadinanza.
Tra gli alunni con cittadinanza non italiana (Cni) si registra un 4,8% di anticipatari (che iniziano la scuola primaria a 5 anni), un dato in linea con il tasso di anticipo degli italiani (ed in aumento), e un 16,3% di alunni in ritardo nella scuola primaria, un 44,1% nella scuola secondaria di primo grado e un preoccupante 67,1% nella scuola secondaria di secondo grado. Tuttavia tutti i tassi di ritardo sono in diminuzione rispetto all’a.s. precedente.
Quanto alle scelte nella scuola secondaria di secondo grado, i dati continuano a confermare l’orientamento dei ragazzi di origine immigrata verso la formazione tecnica e professionale, mentre l’avvio al liceo o all’istruzione artistica interessa poco più del 20% degli studenti Cni. A confronto con gli italiani, si registra ancora una canalizzazione delle scelte scolastiche degli studenti di origine immigrata, riconducibile a molte variabili, prevalentemente economiche, ma anche legate alla difficile progettazione familiare, ai risultati di apprendimento nei primi livelli di scuola e, non ultimo, ai giudizi di orientamento dei docenti e alla difficoltà dei licei ad attrezzarsi per una popolazione diversificata.
Questo Rapporto segnala come nelle scuole superiori si trasforma la presenza degli alunni provenienti da un contesto migratorio, e in particolare che volge al termine l’epoca della “canalizzazione tecnico-professionale” degli alunni provenienti da un contesto migratorio. Nel 2013/14, dei 182.181 studenti con cittadinanza non italiana nelle secondarie di secondo grado, 69.062 (il 37,9% del totale degli stranieri che frequentano questo livello scolastico) è iscritto a istituti professionali e 70.220 (il 38,5%) a istituti tecnici, mentre il restante 23,6% frequenta un liceo. Se però si guarda agli ultimi dieci anni, si rileva un calo degli iscritti agli istituti professionali, dal 42,6% al 37,9%; mentre sono cresciute le iscrizioni nei tecnici (dal 35,5% al 38,5%) e nei licei (dal 21,9% al 23,6%). In pratica, gli istituti tecnici hanno già superato per gradimento medio i corsi attivati dai professionali. “La canalizzazione nella filiera tecnico-professionale dell’istruzione – avverte comunque l’Ismu – permane e può essere interpretata come indicatore di rischio nei percorsi di apprendimento: il tasso di bocciatura e i rischi di abbandono scolastico sono più elevati negli istituti professionali, mentre il livello degli apprendimenti è più basso in questo tipo di scuole”. Gli stranieri di prima generazione sarebbero più presenti negli istituti professionali, mentre gli studenti di seconda generazione si indirizzerebbero più verso istituti tecnici e licei. E siccome sta crescendo la presenza di questi ultimi, i giovani nati in Italia da genitori entrambi stranieri, il fenomeno del maggiore interesse per tecnici e licei è destinato a crescere. La lunga marcia degli studenti con Cittadinanza non italiana dentro al sistema scolastico del nostro paese prosegue con impegno e tenacia (verrebbe da dire malgrado lo scarso impegno del sistema a favorire questa lunga marcia) e ostinatamente sta ottenendo i primi risultati.
Contiamo molto sulla motivazione che questi studenti hanno verso la scuola, ritenuta la chiave della loro promozione sociale. Non ci resta che aspettare di partecipare alla discussione della tesi di laurea di tanti studenti Cni. I primi a raggiungere il traguardo saranno sicuramente gli studenti nati in Italia (il 38,8%), ma ancora senza cittadinanza italiana.