28 Gen 2015
Il Prefetto non convince i sindacati. L’esame delle domande di regolarizzazione presentate nel 2012 dai lavoratori stranieri residenti a Brescia dopo due anni e tre mesi vede finalmente la conclusione ma lascia aperti troppi interrogativi. Lo dice la Cisl locale e condividono le altre organizzazioni sindacali. “Il più problematico è quello di una percentuale abnorme di rigetti: su 5.191 pratiche definite (per 31 richieste manca ancora il secondo parere della Direzione territoriale del Lavoro) ne sono state respinte 3.662”. Scrive la Cisl: “Il Prefetto parla di ‘emergenza finita’ volendo comprensibilmente archiviare ventisette mesi costellati da polemiche, da forzature politiche, da inchieste giudiziarie e dal pressing delle organizzazioni sindacali che chiedevano il rispetto della dignità delle persone. Lo fa appellandosi al rispetto rigoroso delle norme, ma finisce per ingigantire ancora di più l’anomalia bresciana”.
«Non si capisce perché in altre province la percentuale di domande rigettate si attesta sul 25-30%, mentre a Brescia siamo al 70% – ha dichiarato Giovanna Mantelli, componente della Segreteria provinciale– O tutte le persone che non avevano diritto ad essere regolarizzate hanno presentato la domanda a Brescia, o c’è qualcosa che non va”. In particolare, la Cisl parla di una rigida applicazione della legge.
A difesa dell’operato dei suoi uffici il Prefetto fornisce i dati sui 212 ricorsi definiti presso il Tar: “Su un totale di 691 – ha dichiarato – quelli respinti sono stati il 78% del totale e questo, in qualche misura, rispecchia la correttezza dell’operato di tutti coloro che hanno lavorato alle pratiche per l’emersione dal lavoro nero”. Sulle motivazioni del rigetto di 3.662 domande, il Prefetto ha affermato che per la maggior parte si è trattato di insussistenza del rapporto di lavoro e per mancanza di requisiti, seguono quelle che hanno avuto parere negativo dalla Direzione territoriale del lavoro e, in misura minore (soltanto 99), il parere negativo dalla Questura.