23 Feb 2015 processo aemilia,
Modena, 23 febbraio 2015
AEmilia comincia con A in quanto è il primo grosso filone dell’inchiesta sulla penetrazione ‘ndranghetista in regione, con epicentro Reggio Emilia.
Ma c’è e verrà il B della mafia ed il C dei casalesi.
Troppi capitoli pesanti ed imbarazzanti, dal giro per l’accaparramento degli appalti, alla filiera dei subappalti che raggirano la White list, alla Bianchini;dal cinismo criminale che sparge amianto nei cortili e giardini delle scuole,al “caporale” Bolognino che sfrutta e imbavaglia le squadre di lavoratori calabresi, tanto che nell’Ordinanza della DDA se ne ravvede quasi un caso da manuale sindacale: “…un’attività organizzata di intermediazione, reclutando manodopera ed organizzandone l’attività caratterizzata da sfruttamento, mediante violenza, minaccia o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno di quei lavoratori…”.
Dei tanti capitoli, prendiamo quello che riguarda il riciclaggio.
Partendo dall’obbligo cui sono tenuti tutti gli sportelli bancari,postali,assicurativi e dei vari professionisti, di segnalare ogni operazione economica / societaria sospetta ad un apposito Ufficio della Banca d’Italia, dedicato alla investigazione antiriciclaggio, erano già emersi dati del tutto preoccupanti e relativi ai nostri territori emiliano-romagnoli.
Ma troppo poco se ne è discusso, delegando di fatto ad inquirenti e magistrati che,ovviamente,intervengono a danni fatti.
– Delle circa n° 4.850 segnalazioni antiriciclaggio partite dalla nostra regione nello scorso anno,il 54% sono classificate “a rischio medio ed elevato”.
– In particolare : passaggi proprietà di titoli; erogazione finanziamenti; bonifici.
– Modena, Reggio Emilia, Parma e Rimini stanno al top nazionale col 18% delle operazioni da/verso “paradisi fiscali”.
Le oltre milletrecento pagine della Procura Distrettuale Antimafia che aprono la recente operazione giudiziaria, danno una drammatica e concreta attualità anche a questo aspetto che collega il nesso malavitoso fra forte evasione fiscale-lavoro nero ed irregolare-risorse da riciclare-corruzione- radicamento affari mafiosi.
Solo alcuni stralci che ci riguardano, presi da quella corposa ordinanza giudiziaria, mostrano più di ogni teoria il corto circuito fra attività positiva di antiriciclaggio, sue carenze e corruzione, riciclo delle risorse mafiose fatto con ragù alla modenese.
1) Partiamo dall’obbligo delle segnalazioni riguardanti le “operazioni economico-finanziarie sospette” .
Accanto all’elevato numero soprarichiamato, l’inchiesta AEmilia denuncia clamorose dimenticanze o connivenze per mancate segnalazioni molto sospette.
Dall’Ufficio Poste di Reggio Emilia cui si contesta il silenzio su movimentazioni per oltre 32 milioni di euro, alle intercettazioni fra i sign. Cappa e Giglio che parlano di bonifici bancari da farsi presso l’Agenzia di una Banca di Castelfranco Emilia, a favore di una Srl di Cutro.
O lo specialista in false fatturazioni, signor Mancuso di Ravarino, che faceva le sue operazioni alla “…filiale di Modena della Tercas-Banca…prescelta dagli indagati per la blanda applicazione delle disposizioni sull’antiriciclaggio…”, mentre invece una filiale di Modena della Banca Interprovinciale, segnalava all’UIF/antiriciclaggio che “…Mancuso si pone sempre come occulto titolare effettivo della Edil Building srl…e pertanto si sospetta il riciclaggio di risorse da evasione fiscale…”.
2) Poi,uno dei filoni fondamentali per il riciclaggio in grande stile e quantità, che l’AEmilia definisce “sistema delle frodi carosello”.
Limitiamoci ai richiami modenesi.
Il meccanismo è ferreo e sofisticato,grazie ad “esperti e professionisti” preziosi ed è così descritto :
“…Una società A con sede in ambito europeo e creata ad hoc, cede fittiziamente alla ditta B ,con sede in Italia e pure essa creata ad hoc e destinata a fallire…l’operazione è esente da IVA perchè avviene in paesi europei. B cede fittiziamente gli stessi beni a società italiana C, beneficiaria della frode, sui quali però viene applicata l’IVA perchè compravendita in Italia. C infine, rivende ad A i medesimi beni, con esenzione IVA.
Alla fine del carosello, C acquisisce un credito d’imposta verso lo Stato, pari all’Iva pagata per finta e B, evasore totale, è lasciata al suo destino…” .
In questo gioco perverso ai danni di ogni cittadino onesto, fra le tante imprese coinvolte, alcune sono riferibili a tre residenti modenesi: Francesco e Paolo Pelaggi, zio e nipote residenti a Maranello ed ora in carcere; e Giuliano Debbi sassolese, ora ai domiciliari.
Le cinque società della girandola a loro riferibili sono: MT Trading – Multi Media – Core Tecnology – Keidee srl – Minimum srl (vedi allegato).
Ma ancora il ruolo dell’imprenditore Mancuso, di fatto gestore della Magnolia srl, incarcerato e residente a Ravarino, che si prodigava in “..cicliche transazioni di denaro in un vorticoso giro di fatturazioni false”.
Imprenditori, ditte, professionisti, sedi bancarie modenesi, che operano e vivono qui, magari aderenti ad Associazioni di Imprese locali.
Ecco perchè, pur avendo evocato solo uno dei parecchi filoni dell’AEmilia, è urgente e necessario che le nostre istituzioni territoriali definiscano sedi – ristrette ma qualificate e rappresentative – per valutare tutti i segnali preoccupanti ed avviare misure condivise di maggiore contrasto.
Franco Zavatti, Cgil Modena- coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale