10 Mar 2015 processo aemilia,
Modena, 10 marzo 2015
Il voluminoso faldone “Aemilia” con le 203 ordinanze di misure cautelari per associazione mafiosa ‘ndrangheta “autonomamente operante da anni nelle province di Reggio, Modena, Parma e Piacenza”, mette tra le motivazioni “…condotte esplicite del patto corruttivo..” poi descritte nel dettaglio, attraverso i “..favori nella acquisizione degli appalti…omessi controlli su alcune imprese appaltatrici…operazioni tese ad agevolare la ditta esclusa dalla White list…allo scopo di mantenere sette appalti pubblici…” .
Si intravede perciò un sistema corruttivo e non un increscioso incidente di percorso, che coinvolge direttamente quelle imprese indagate ed “…i loro rapporti privilegiati con alcuni funzionari delle amministrazioni locali…anche prima del terremoto“.
Dalle informative allegate, emerge la collusione e corruzione di una Direttrice di ufficio Poste Imprese di Reggio Emilia e poi anche del geometra responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Finale Emilia, vero e proprio perno per assegnazione lavori e pagamenti impropri e collusi con la struttura mafiosa.
Così come viene fuori altro marciume corruttivo che coinvolge altri appartenenti alla pubblica amministrazione.
Purtroppo, appartenenti ai Corpi di Polizia operanti nei nostri territori.
Ed altri funzionari, nelle scorse settimane lungamente ascoltati dalla DDA in quanto “informati dei fatti” per la gestione della White list.
E senza trascurare il fatto che quando la stessa ditta Bianchini, esclusa dalla White list, si costituisce in nuova IOS-Costruzioni, metterà come “…nuovo presidente del CdA lo stesso dottor…che era stato membro unico del Nucleo di Valutazione per gli incentivi al personale di quel comune…” !
D’altro canto, non va però assolutamente dimenticato, a conferma della correttezza di tantissima parte del personale pubblico, che le pagine dell’inchiesta valorizzano il fatto che “…ulteriori irregolarità in quegli appalti nella Bassa, sono emerse a seguito delle fondate obiezioni scritte della dottoressa Responsabile della Ragioneria del comune “proprio a proposito dei dubbi per il “subappalto concesso dalla ditta Lami alla impresa Bianchini” esclusa dalla White list.
Così come si rivelarono attente e fondate, le segnalazioni scritte della dottoressa addetta alla Segreteria ed all’anticorruzione dello stesso Comune, che informò anche la Corte dei Conti in merito a sospette irregolarità.
Attenzioni e segnalazioni lungimiranti che però, come si è visto, non impedirono il procedere dei fatti e misfatti oggetto di inchiesta.
Intreccio evidente fra disponibilità corruttive anche in questi territori ed usufrutto per gli affari malavitosi.
Ma fenomeni corruttivi che, pur senza scomodare gli affari mafiosi, emergono nei nostri territori modenesi e deturpano la buona ed onesta amministrazione locale.
Dopo “Aemilia” abbiamo assistito, in questi giorni, al terremoto per la gestione di SGP, la multiutility del comune di Sassuolo, con ingenti bilanci artefatti, abusi d’ufficio e danno erariale.
Ma pure nel recente passato modenese, per limitarsi ai titoli dell’ultimo anno, non si dimentichi la pesantezza del processo aperto per presunte lottizzazioni abusive ed appalti pilotati a Serramazzoni.
Appalti e mazzette con rinvii a giudizio di tecnici comunali a Carpi e Castelfranco.
Un dirigente AIPO, responsabile del tratto del fiume Secchia che poi si è rotto l’anno scorso, imputato per corruzione ed abuso d’ufficio.
Un alto funzionario corrotto della Banca d’Italia in servizio a Modena, che riesce ad assegnarsi sui propri conti 3,2 milioni di euro.
E la pesantezza del filone sanitario! Dai 67 indagati per truffa e corruzione nell’operazione “camici sporchi”, alle fatturazioni fasulle su trapianti inesistenti con falsi certificati del Policlinico, ai 62 indagati per ipotesi di appalti pilotati, sempre al Policlinico.
E’ una realtà che non va più “dimostrata”, è presente e va con urgenza affrontata di petto, con strumenti e consapevolezze, per essere sradicata.
La Cgil spinge con forza in tal senso, con la raccolta firme a sostegno della legge di iniziativa popolare sulla legalità negli appalti.
Le buone norme di legge sull’anticorruzione, anche se possono essere migliorate, vanno puntualmente applicate.
Qui, in ogni provincia della regione, in ogni comune, in ogni ente pubblico.
A partire dai settori più esposti alle pressioni e possibili favori; dove si organizzano appalti, forniture, servizi, convenzioni e prestazioni per milioni di euro.
Ottimi esempi già si vedono, ma il rischio che si percepisce nella realtà è di un sistema di controlli anticorruttivi ancora limitato alle forme, alle carte e meno ai rischi reali e sul campo.
In tal senso, va sostenuta l’attività di prevenzione negli Enti medio-piccoli, favorendo la costituzione di sedi provinciali di coordinamento per la promozione dell’attività anticorruzione.
Apprezziamo la disponibilità della Regione a spingere in tal senso. Apprezziamo la dichiarata disponibilità del comune di Modena – il primo in regione – a partire per sperimentare in tale direzione.
Franco Zavatti, Cgil Modena- coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale
(13a) Appalti_Sintesi_proposta_di_legge