12 Mar 2015
APERTURA DEGLI ITALIANI SUI DIRITTI
Dall’8° Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa, realizzato da Fondazione Unipolis, Demos&Pi e Osservatorio di Pavia, emerge un deterioramento degli atteggiamenti verso i migranti, in Italia, anche se in misura più contenuta di quanto ci si potesse attendere dopo gli attentati parigini. Più di un italiano su tre percepisce gli immigrati come un “pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone” (33% ), con un più 2% rispetto alla precedente rilevazione. Aumenta di poco anche la percezione dell’immigrato come minaccia per l’occupazione (dal 33 al 35%), mentre si contrae in misura più significativa quella dell’immigrato come “risorsa per la nostra economia” (dal 44% al 39%).
Crescono maggiormente (di sei punti percentuali) la paure di matrice culturale: per il 29% degli italiani, gli immigrati costituiscono un “pericolo per la nostra cultura, la nostra identità e la nostra religione”. Scende dal 56 al 46% la quota di persone che vede nei nuovi arrivati una occasione di apertura per il nostro paese.
Ma alla paura dello “straniero” si affianca un’apertura generale sul piano dei diritti di cittadinanza sociale e politica: Il 72% è favorevole a concedere la cittadinanza a figli di immigrati nati in Italia; per l’84% è giusto che votino alle elezioni amministrative del comune dove abitano e per il 78% anche alle elezioni politiche.
Sul tema degli sbarchi l’opinione pubblica si divide quasi a metà accoglienza (46% ) e respingimenti (45% ).
ARABI E ROM I PIÙ SOSPETTATI
L’8° Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa dà il quadro relativo al rapporto con gli “stranieri”, analizzando quali “provenienze” e quali “culture” generino maggiori sospetti nei sei paesi in cui è stato realizzato il sondaggio (Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Polonia.).
Il continente africano e la Cina rappresentano, in generale, le provenienze più “gradite”. Sebbene in Italia e Polonia – ma anche in Germania, per gli africani, e in Francia, per i cinesi – la fiducia si attesti sotto la soglia del 50%.
Atteggiamenti più critici riguardano chi proviene dai paesi dei Balcani o dell’Est europeo: i valori minimi, in particolare, sono quelli fatti segnare da Italia (38%), Polonia (30%) e Germania (27%).
I maggiori sospetti si concentrano, un po’ ovunque, sugli “arabi” e, in particolare, sui Rom, definizioni entrambe ampie e un po’ indefinite, ma proprio per questo utili a catturare stereotipi e posizioni di maggiore diffidenza. La fiducia negli “arabi” si ferma al 27% in Italia, al 24% in Germania, al 15% in Polonia. Negli stessi tre paesi si registrano gli atteggiamenti di maggiore chiusura verso i Rom, con livelli di fiducia tra il 10 e il 15%.
A risultati simili si giunge osservando la questione dal punto di vista delle religioni. Emerge una evidente “questione islamica”, senza peraltro riscontrare una stretta associazione con l’effettiva presenza musulmana.