IL RECENTE REPORT DELLA DIA INSIEME A QUALCHE ALTRO DATO SULLE MAFIE IN EMILIA-ROMAGNA. RENDE PIÙ CHIARO IL CHE FARE SUL FRONTE ECONOMICO-SOCIALE E DEL LAVORO

09 Feb 2016 sisma,

Modena, 9 febbraio 2016

Nei giorni scorsi diversi organi d’informazione hanno riferito delle 276 pagine del report semestrale 2015 della DIA-Direzione Investigativa Antimafia. Certificano di un pesante lavoro investigavo e soprattutto aiutano a “cogliere quei profili evolutivi” nella strutturazione dell’economia malavitosa crescente e “tipicamente” presente nei nostri territori con modalità e tipologie affaristiche ormai disancorate dai luoghi di origine.
Ancor più chiare, se quei dati li accostiamo e integriamo con altri presi dall’Uif (Ufficio Investigazioni Finanziarie Banca d’Italia) e dalle carte DDA che hanno aperto a Aemilia.
Parliamo di come si sono insediate e adattate in Emilia-Romagna le diverse organizzazioni criminali della camorrra, ‘ndragheta, Cosa nostra siciliana, oltre che sempre più evidenti propaggini straniere, perché la nostra regione emergere anche per “delitti criminali associativi” che ci pongono al terzo posto, con 18 casi in capo a russi, 19 albanesi e 16 rumeni.

Ciascuna organizzazione con propri ambiti e sfere territoriali, ma anche con evidenti “accordi collaborativi” o di convivenza ben concordati e tra loro ben rispettati.
La mafia siciliana e la camorra campana dedicate al riciclaggio e “attratte dal’economia emiliana tendono ad inserirsi in attività produttive commerciali e del terziario, privilegiando società di costruzione, di trasporti e movimento di inerti… il settore edile rappresenta il fulcro per il collocamento di manodopera lavorativa e per stabilire contatti con professionisti e pubblica amministrazione”. Attive e presenti, con pesi diversi, in tutte le province emiliano-romagnole.

Per la ‘ndranghera calabrese, più pesantemente presente e influente in Regione, basta far riferimento agli atti del processo Aemilia per comprendere la “operatività tra le province di Reggio Modena, Parma e Piacenza” con “evidente capacità pervasiva del tessuto economico soprattutto nei settori dell’edilizia movimento terra, smaltimento rifiuti e di inserirsi nei lavori post-terremoto, anche con la compiacenza di imprese locali e alcuni pezzi dell’amministrazione pubblica, come dice l’indagine sul tecnico del Comune di Finale Emilia.
Con il forte restringimento delle maglie e le attenzioni accresciute nella ricostruzione post sisma -anche grazie alle vituperate White List e misure introdotte dalla Regine – emerge una novità originale e pericolosa… “di contatti tra il gruppo calabrese e quello dei casalesi – principalmente attivi in provincia di Modena – per creare un sodalizio affaristico-mafioso da impiegare nei lavori post- terremoto in Abruzzo!” Da un terremoto, all’altro.

Appalti pubblici e catena di sub appalti. Continua a rappresentare il filone primario di interesse per la criminalità organizzata anche nei nostri territori. Canale “preferenziale che consente il re-investimento di ingenti risorse in iniziative economiche apparentemente legali, di estromettere imprese sane, imporre assunzioni di manodopera da loro controllata”.
Nel semestre 2015 il rapporto Dia riferisce che in Emilia-Romagna sono stati eseguiti “accessi ed accertamenti” riguardanti 67 persone fisiche, 19 imprese e 30 mezzi. Aemilia con gli atti relativi al giro Bianchini, Bolognino, Richichi, la falsa coop San Pantaleone, ecc… conferma pienamente le modalità di supersfruttamento del lavoro e di “normale caporalato”, fregando a quei lavoratori i 1.000 euro al mese di cassa-edile, buoni pasto, ore straordinarie, e controlli sanitari obbligatori ma inesistenti.

Sospette operazioni di riciclaggio finanziario, sempre più estese, nelle provincie emiliano-romagnole. Intercciando i dati del report Dia con altri omogenei dell’Uif, Anticorruzione, e Banca d’Italia, si conferma un quadro allarmante. Nel semestre 2015 in esame, sono inviate dalle province della nostra Regione alla Uif ben 2.801 segnalazioni di sospetto riciclaggio, con una media di 4,35 operazioni sospette dentro ogni segnalazione: per un totale allucinante di 12.166 operazioni finanziarie sospette proveniente nell’ordine da Bologna, Modena, Reggio, Rimini, ecc… numeri nostrani e pesantissimi.
Aggiungiamo il recentissimo allarme anti-riciclaggio della Banca d’Italia che proprio in questi giorni denuncia la stupefacente anomalia italiana in Europa… e quella emilia-romagnola a proposito del film giallo avente con attrice principale la banconota da 500 euro.
Siamo il Paese in assoluto con meno bigliettoni in circolazione, ma il primo in assoluto che utilizza il bigliettone per depositi in contanti e prevalentemente con “flussi provenienti da altri Paesi”, frutto probabilmente di evasione, fondi neri, e poi riciclo. Questo boom vede l’Emilia-Romagna al secondo posto nazionale con un incremento del 847% dal 2010! Grazie al nostro export con conseguente fondo nero oltre frontiera che poi rientra ?
Su questo interrogativo inizierà un lavoro straordinario l’Anac-Anticorruzione del giudice Cantone.
Al centro di questo grumo regionale pesante e che va affrontato e sciolto è evidente che ci stanno pezzi della nostra economia e imprese, le modalità del lavoro sempre più grigie irregolari o illegali, le forme di accesso agli appalti e lavori pubblici e privati.
Ma sempre del lavoro si tratta e del suo allontanamento dai valori costituzionali. Per questo, è naturale l’accesso come parti civili nel processo Aemilia delle organizzazioni sindacali Cgil Cisl Uil, insieme alle Istituzioni locali,  Libera, ed associazioni d’Impresa.
Un’opportunità forte per accrescere la consapevolezza che ogni pezzo della società deve fare meglio e di più. In tal senso si muove l’importante lavoro in corso della Consulta regionale sulla Legalità – istituita con il recente Patto per il Lavoro in Emilia Romagna – e che vede istituzioni, rappresentanze sindacali e delle imprese impegnate per definire un Testo Unico su Legalità ed Appalti. Un ottimo lavoro in corso, unico nel panorama delle regioni italiane e che dovrebbe essere approvato in Giunta entro il 21 marzo “Giornata della legalità” per Libera e Avviso pubblico.
Un lavoro di merito complesso e non  scontato. I capitoli aperti non finiranno nell’ennesimo protocollo ben scritto, ma richiamano altrettanti impegni di cambio marcia per rendere il lavoro e la società regionale più reattiva al malaffare.
Capitoli pesanti che puntano a rafforzare le buone politiche già presenti, ma soprattutto avviarne di nuove e più condivise attorno ai filoni degli appalti, delle azioni anti-corruzione e anti-riciclaggio, del riutilizzo sociale dei beni sequestrati e confiscati, della responsabilità sociale delle imprese, dei controlli più efficaci , di azioni più dirette nei settori esposti di edilizia e costruzioni, auto-trasporti e facchinaggio, per introdurre utili “clausole sociali” nei cambi-appalti e a tutela del lavoro regolare e legale.

Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore sicurezza e legalità Cgil Emilia-Romagna

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