FIMAR CARNI CASTELVETRO MODENA, 40 LAVORATORI ESPULSI DAL CICLO PRODUTTIVO

09 Lug 2016 castelfrigo, flai, sciopero,

Castelvetro (Modena), 9 luglio 2016

Circa 40 lavoratori della cooperativa di manodopera “Global Services” sono stati espulsi, e in parte sostituiti da altri lavoratori, all’inizio di questo mese dal ciclo produttivo della Fimar Carni di Solignano di Castelvetro di Modena, società appaltante le attività di lavorazione e rifilatura prosciutti, che tali lavoratori svolgevano mediamente da 7-8 anni, con punte oltre i 15 anni.

Si tratta evidentemente di lavoratori espulsi per effetto dell’adesione alle reiterate proteste sindacali degli ultimi mesi. Nell’assemblea sindacale tenutasi oggi presso la Camera del Lavoro di Castelnuovo Rangone, i lavoratori hanno dato mandato alla Cgil di ottenere il rispetto della Legge Regionale n. 3 del 2014 sulla “promozione della legalità e della responsabilità sociale” e il reintegro sul posto di lavoro.
Dopo i 26 lavoratori espulsi dal Centro Selezione Carni di Vignola e l’annunciata parziale disdetta degli appalti esistenti presso Castelfrigo di Castelnuovo Rangone, si sta chiaramente delineando la strategia delle imprese dell’industria alimentare del nostro distretto: espellere i lavoratori sgraditi riportando i livelli di relazioni sindacali agli anni ’60, cioè prima dello Statuto dei Lavoratori.
Già da anni avevamo denunciato agli organi competenti profili di somministrazione illegale di manodopera, come ad esempio l’organizzazione e la gestione dell’attività dei lavoratori in appalto in capo alla Fimar Carni e non alle cooperative. Ora i lavoratori riferiscono di una situazione degenerata, come lo svolgimento di circa 220 ore mensili (a fronte di buste paga che registrano non più di 100 ore). Per non parlare della forma cooperativa: i lavoratori sono stati trattati come lavoratori dipendenti e non stati coinvolti attivamente in assemblee sociali né in altre attività tipiche delle aziende cooperative vere.

Di fronte a questi problemi, le imprese stanno scegliendo la via dell’espulsione dei lavoratori. L’espulsione, attuata tramite il cambio di appalto e senza nessuna tutela dei lavoratori coinvolti, permette infatti di conservare un forte clima di ricattabilità nei confronti dei lavoratori che rimangono. È per questo motivo che la cosiddetta “clausola sociale” (cioè il diritto di conservazione del posto di lavoro in caso di cambio appalto) viene così fortemente osteggiata dal sistema delle imprese, a partire da Confindustria, in tutti i tavoli di confronto sindacale e istituzionale aperti dopo la vertenza Castelfrigo del febbraio scorso.
Le Amministrazioni Pubbliche sono di fronte a una scelta di sviluppo di questo territorio. Noi pensiamo che non ci possa essere sviluppo sostenibile senza legalità e senza gestione dei conflitti e su questo tema chiediamo al sistema delle imprese una scelta non ambigua. L’espulsione di lavoratori che rivendicano propri legittimi diritti non è un modello da approvare e non risolve i problemi sollevati dai lavoratori.

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