Terremoto nel Centro Italia: la campanella non suonerà

30 Ago 2016 flc, sisma,

E’ calata la notte ed è successo di nuovo. Il 24 agosto scorso, alle ore 3.36 un fortissimo terremoto di magnitudo 6.0 con epicentro Accumoli (Rieti) ha devastato il Centro Italia. La seconda scossa, violentissima, si è abbattuta poco dopo, alle 4.30 spazzando via Amatrice, Pescara del Tronto e Arquata del Tronto.

Piccoli borghi, con una densità abitativa bassa. La speranza a cui tutti si erano aggrappati era proprio questa. Piccoli borghi, sì, ma bellissimi. Con un turismo culinario, ad Amatrice in particolare, non indifferente. Piccoli borghi in cui romani ed ascolani, ma non solo, si riversavano proprio d’estate, in cerca di pace e silenzio. Borghi che adesso non esistono più.

Come castelli sulla sabbia case, chiese, scuole si sono sbriciolate in pochi attimi, lasciando pochissimo tempo agli abitanti per mettersi in salvo. Si teme infatti che il bilancio, in continuo aggiornamento, possa essere anche peggiore di quello del sisma aquilano del 2009, dove persero la vita 309 persone.

Il momento delle polemiche non è certo adesso. Ora è il momento del silenzio e del dolore. Ma all’assistere, ancora una volta, dopo anni ed anni di tragedie tutte uguali, ad una catastrofe simile, non possiamo non chiederci come sia stato possibile. Tralasciando l’immagine di un borgo medievale, che esiste praticamente da sempre: c’erano dei palazzi nuovi, alcuni ristrutturati da poco. Quelli non dovevano subire la stessa sorte. La scuola Romolo Capranica ad Amatrice (che ospita diversi ordini e gradi, dalle scuole d’infanzia alle medie) era stata inaugurata il 13 settembre 2012 dopo alcuni lavori di ristrutturazione che avevano riguardato anche l’adeguamento della vulnerabilità sismica. Una scuola di cui non è rimasto praticamente più nulla: dopo quei 142 secondi è solo un edificio sventrato, la parte sinistra è completamente crollata. Nella memoria di tanti resteranno le immagini dell’ex maestra giunta da un paese vicino, addolorata alla vista dell’istituto scolastico che non c’è più: “ho pensato ai miei alunni, qualcuno l’ho trovato, qualcuno no”, ha detto con la voce rotta dal pianto la docente devastata dal dolore. Perché quel crollo non ci sarebbe dovuto essere.

Eppure c’è stato. E al di là delle motivazioni, su cui la procura di Rieti aprirà un’inchiesta per disastro colposo, quello che è certo è che tra meno di un mese per molti alunni la campanella non suonerà. E chissà per quanto tempo non ci sarà un vero “primo giorno di scuola”. Mettere in sicurezza l’Italia, a cominciare dalle scuole, deve essere la priorità. Ma anche garantire un avvio d’anno scolastico per tutti i bambini delle zone colpite, dovrà essere un serio passaggio da affrontare in brevi tempi. Anche questo potrà significare restituire un po’ di normalità ad alunni e genitori che stanno vivendo l’incubo di aver perso tutta la loro vita.

Ora è anche il tempo della solidarietà, ampia e diffusa attraversa il paese da nord a sud. Il sindacato, i lavoratori, faranno la loro parte: CGIL, CISL e UIL stanno avviando una raccolta di fondi. FLC, CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams, come in altre occasioni, si stanno attivando per una raccolta fondi fra i lavoratori della scuola per contribuire in particolare alla ricostruzione degli edifici scolastici e per alleviare il grande disagio di un difficile avvio di anno scolastico.

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