USCENDO DA MAKHMURA VERSO KIRKUK LUNGO IL “CONFINE”

05 Ott 2016

(Kurdistan – Nord Iraq), 5 ottobre 2016 – La corrispondenza fa riferimento agli spostamenti di Franco Zavatti e della delegazione europea “verso il Kurdistran onlus”, nei giorni scorsi nelle zone controllate dai kurdi tra Makhmura e Kirkuk.

Ultima serata e notte nel villaggio profughi di Makhmura in riunione con le rappresentanze municipali e, diremo noi, l’assessore alla salute, per fare il punto sui loro tanti bisogni e le nostre possibilità – da organizzare poi in Italia – per dare una mano concreta.
In particolare, il Centro di cura dei feriti in combattimento, si vede un pezzo di realtà per noi pesante e sorprendente, conosciuta spesso solo in astratto da qualche lettura o documentario.
Ragazzi ventenni colpiti al volto o senza un piede, strette fasciature al capo o braccia immobili.
Ci dico, e lo vediamo, sarebbe loro utile un sostegno operativo con personale sanitario specializzato per la fase di riabilitazione e possibile recupero funzionale.
Ragazzi con uno sguardo ed una voce molto più adulte, che raccontano in breve la loro disgrazia e, più a lungo, la speranza di aver dato una mano per salvare altri.
Sarebbe straordinario poter organizzare qualche turno di presenze volontarie con nostri terapisti. Vedremo. Speriamo davvero.
Ma sappiamo bene che in questi casi i percorsi concreti saranno più complicati del dire e delle speranze.
Passata l’alba ci portano proprio su quelle colline oltre le quali hanno ricacciato gli occupanti di Isis/Daesh e che ora presidiano, in modo molto stretto.
Sul crinale, con il susseguirsi di trincee e blocchi fortificati, si domina la bellissima vallata sottostante che poi arriva fino a Mosul.
Col binocolo, proprio guardando laggiù verso nord-ovest, si vedono fuochi e fumo molto intensi che a me parevano pozzi petroliferi ma che invece, mi dicono, sono incendi veri e propri.
Poco più giù, al riparo della collina, c’è la struttura che accoglie e coordina le decine di ragazzi e ragazze combattenti, che qui alloggiano, riposano, e tra un turno e l’altro ci hanno fatto vedere che giocano pure bene al volley sul pietrame.
E sorbendo l’immancabile té, ci chiedono – loro – se noi stiamo bene e come va!
Poi tocca a noi fare qualche domanda. Sul ruolo, ad esempio delle ragazze.
Alcune risposte ce le dà la loro comandante – di origine turca – ma liberamente parlano un po’ tutte e raccontano dei turni, delle ricognizioni, dei pericolosi controlli anti mine, che fanno insieme ai loro compagni e senza regole rigide, a seconda dei bisogni e delle eventuali emergenze.
Alla comandante è stata donata una gattina di due settimane massimo, ed ancora senza nome. Insieme abbiamo così deciso di chiamarla Visnu.
Il giorno dopo si riparte verso sud, per Kirkuk, la bella città kurda duramente riconquistata dopo l’occupazione Isis, grazie all’impegno decisivo – riconosciuto sottovoce anche al nostro consolato ad Erbil – dei combattenti kurdi dell’HPG (Forza di difesa del popolo). Abbiamo la felice opportunità di essere loro ospiti, presso il comando dei combattenti HPG dell’intero distretto di Kirkuk, la provincia dirimpettaia di Mosul, la cosiddetta “capitale” Isis in Iraq.
Ci accompagnano verso il “fronte” che ha spaccato un bel territorio ben coltivato, villaggi oggi pienamente abitati, di gente fiduciosa e certa che l’Isis lì non tornerà più.
Accompagnatori che ci raccontano dei disastri lasciati dall’invasione: tanti, quelli materiali, che si potranno ricostruire, tantissimi altri che resteranno ferite aperte per sempre. Soprattutto le famiglie sventrate, gli orfani e le donne umiliate e vendute.
Questo scambio di parole ci dice, e lo vediamo, che l’armata dei partigiani kurdi è pronta, come lo era già un anno fa, per avviare e portare fino in fondo l’attacco decisivo per scacciare Isis dall’intero territorio irakeno e poi siriano. Il loro radicamento ed appoggio fra la gente è una visibile realtà.
Sono però stati frenati dalle pressioni “politiche” della Coalizione e degli USA. Per non dire delle aggressioni della Turchia.
Perché? Perché solo i kurdi HPG erano e sono pronti, molto meno lo è l’esercito irakeno e gli accordi politici sul “dopo”.
La Coalizione vuole contenere ed imbrigliare al massimo la visibilità operativa e l’efficacia dell’azione delle forze autonome kurde ….allora meglio aspettare e che resti l’Isis ancora per il tempo che serve a questa politica cinica.
Compreso il traffico del petrolio che Daesh continua ad estrarre dai tanti pozzi che tuttora funzionano – e si vede anche al binocolo – per inviarlo con le file di autobotti verso il mercato nero internazionale che qui tutti sanno come funziona ed in quali stati della Coalizione, confinanti, arrivano quelle autobotti. E nessuno li bombarda, il governo turco in particolare.
Da qui, parlando con queste persone, si tocca la drammatica concretezza della “grande politica internazionale”, insieme a debolezze, silenzi e inerzie dell’Europa.
Salvo poi scoprire che i frutti marci e i drammi che qui esplodono, arrivano in un modo o nell’altro anche a casa nostra.

Franco Zavatti delegazione “verso il Kurdistan onlus”

FOTO GALLERY Missione Kurdistan (Nord Iraq) delegazione “verso il Kurdistan onlus”, ottobre 2016 (ph. F. Zavatti)

Kurdistan Nord Iraq, campo-villaggio profughi Makhmura, crescono emergenze e bisogni e l’abbandono della cooperazione internazionale, corrispondenza 3 ottobre 2016

Di qua si canta bella ciao in kurdo, di là canta Isis Video 5.10.2016

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