25 Ott 2016
Modena, 25 ottobre 2016
Il mese di ottobre mette a disposizione le oltre quattrocento pagine e tabelle dell’utile Rapporto dell’Osservatorio Appalti Regionale – ancora l’unico a livello nazionale – per monitorare l’intera attività 2015 dei contratti pubblici per lavori, forniture e servizi in Emilia Romagna, attivati da Comuni, Aziende, Enti pubblici e/o dello Stato operanti in regione.
Si confermano e consolidano alcune positività che andranno sostenute e che indubbiamente spingono verso un sistema pubblico dei lavori, più avanzato e trasparente, meno esposto a sprechi, irregolarità o rischi corruttivi, come ad esempio:
– un prezziario unico regionale con oltre 8.000 voci, quale riferimento evidente ed utile per attendibili preventivi dei lavori;
– una crescita evidente del numero dei bandi contenenti condizioni “verdi/ambientali” per la valutazione delle offerte, specialmente per lavori nei settori di edilizia, viabilità, territorio, servizi di ristorazione;
– il rafforzamento del sistema acquisti per beni e servizi, non per singoli bandi, ma attraverso Convenzioni modello Consip e Centrali di committenza, capaci di unire gli Enti e superare l’eccessivo “sparpagliamento” degli appalti, con rischi dimostrati di spreco e corruzione. Ben funzionante, in particolare, la Centrale regionale per l’ingente mole di acquisti necessari nella nostra sanità.
L’Emilia Romagna nell’intero 2015 ha visto la “stipula di contratti” per l’esecuzione di lavori pubblici, con dati crescenti, per un numero di 3.077 contratti (+ 12% sul 2014 ) e di valore complessivo di 1.603 milioni di euro con +30%, ponendoci fra le prime regioni italiane.
In provincia di Modena, si sono stipulati 498 contratti per una spesa di 186 milioni (+ 47 milioni) e con l’assegnazione di 262 lavori per 71 milioni (+23,7%) seconda provincia in regione. Le imprese che “vincono” aggiudicandosi i lavori sono in prevalenza Spa, poi Srl e poi cooperative.
Un insieme di dati sui cantieri pubblici che conferma l’avvio di una possibile controtendenza rispetto alla lunga e pesantissima crisi strutturale.
Criteri per l’affidamento dei lavori e criticità, che emergono da una attenta lettura dell’ampio Rapporto regionale.
1) sono 1.530 i lavori, per un’entità di 323 milioni, assegnati con procedura “senza preliminare pubblicazione del bando” e di cui ben 1.275 passano col criterio del massimo ribasso. Per i cantieri invece più impegnativi – sono 198 e per una massa di spesa di 1.053 milioni – le assegnazioni sono invece avvenute con bando pubblico.
2) i criteri adottati per la “valutazione delle offerte” prevedono per 80,2% dei casi il “prezzo più basso”; il 10,2% l’offerta “economicamente più vantaggiosa”; il resto non è segnalato.
3) la stessa entità del massimo ribasso è in significativa crescita per i lavori in regione. Se la “media” ci dice che i ribassi raggiungono già il 18,5%, con Modena che supera la media con il 20-23%, ciò significa che si registrano “punte di sconti” molto/troppo elevate e che rafforzano le preoccupazioni purtroppo fondate, del crescente lavoro subappaltato e fuori dai regolari contratti, anche nei lavori pubblici.
Esempi? Nella sola provincia modenese e scorrendo i dati di un solo semestre 2015, vedi 13 appalti per lavori con ribassi dal 25-30%; 6 appalti con tagli dal 30-40%; Hera Spa che accetta uno sconto del 42,8%; Ausl che incassa un ribasso del 40%; Ferrovie E.R. del 55,2%; Aimag spa del 68,86%. Ma anche Ausl della Romagna non scherza con un ribasso del 50,3%.
4) il numero dei contratti è assegnato al 76% di imprese “residenti in regione”, però relativi al solo 31% dei valori degli stessi lavori. Cioè, il 69% delle risorse per i lavori e l’80% per le forniture, va ad imprese non emiliano-romagnole. Un po’ in controtendenza il dato modenese, con il 48,5% dei lavori pagati ad imprese modenesi, col resto che va a ditte emiliane e poi di fuori regione.
Cioè, la “..competitività delle imprese regionali è in calo e principalmente limitata agli appalti di importo medio-basso“, a vantaggio delle ditte di fuori regione, che sbaragliano con “ribassi/sconti” maggiori e poi, come succede e lo vediamo, subappaltano a nostre piccole imprese locali.
Anche questo porta a spiegare il dato sindacale che conferma il calo dell’occupazione regolare nel settore edilizia/costruzioni nei nostri territori.
5) i subappalti sono presenti nel 51% dei lavori assegnati. Cioè ben 5.228 subappalti: in media 3,4 per ogni lavoro pubblico.
Le crescenti preoccupazioni, iniziative e battaglie del sindacato, si confermano e si traducono in titoli fondamentali:
– maggiori controlli ispettivi nei cantieri privati, ma anche in quelli pubblici;
– nei bandi per i contratti pubblici sui lavori, servizi e forniture, allargare le “premialità” per le ditte riconosciute “nell’elenco di merito/rating di legalità“, perché almeno applicano i regolari contratti per i lavoratori e pagano tasse e contributi;
– favorire la rete locale delle piccole-medie imprese che concorrono agli appalti, in Consorzi solidi e non fasulli;
– riduzione del numero eccessivo delle centinaia di “stazioni appaltanti” che costa di più a scapito della qualificazione tecnica e trasparenza, rafforzando decisamente le funzioni delle Unioni Comunali.
Nella sola provincia di Modena, ad esempio, gli Enti in “elenco” che possono indire appalti, sono tuttora ben 146 ! Per questo, la Cgil sostiene decisamente il progetto del Comune che punta alla istituzione di una Centrale unica provinciale per gli appalti pubblici.
Punti qualificanti e concreti, che sono ben affrontati anche nel Testo Unico su appalti e legalità – concordato fra tutte le forze sociali – che il Consiglio Regionale sta traducendo in legge in queste ore.
Franco Zavatti, coordinatore sicurezza e legalità Cgil Emilia-Romagna