24 Set 2009 presidio,
Settanta città, più di quattrocento adesioni tra associazioni, bottghe, circoli Arci e di partito, gruppi di acquisto solidale, camere del lavoro. E’ il Clandestino day, una giornata di iniziative con e per i migranti, promosso il 25 settembre da Carta. Qui di seguito un articolo di Pierluigi Sullo pubblicato si ‘il manifesto’ di oggi.
Venerdì clandestino
di Pierluigi Sullo
A vincere il premio per il Clandestino Day più creativo [la classifica è strettamente personale] sono quelli di Matera: vogliono proiettare in piazza un comizio di Borghezio, organizzando una claque frenetica. I più formali sono quelli di Napoli, lato cooperative sociali, che manderanno a sindaco, prefetto e ministro una lettera in cui dichiarano che se a chiedere il loro intervento saranno migranti senza documenti, ossia «clandestini», loro si daranno da fare lo stesso. I più spensierati [si fa per dire], quelli del Caffè Basaglia di Torino, che prima organizzano un torneo di calcio in cui i giocatori indosseranno le magliette Clandestino [così i peruviani passeranno per sbaglio la palla ai pachistani, per dire], e poi andranno tutti a cena insieme. Cena «multi», va da sé. I più complicati, in senso buono, sono quelli di Cosenza, associazioni e tutto il resto, che occuperanno una piazza piazzandovi, tra altre cose, il «bio-etno-orto». I più sfacciati quelli di Venosa, in Basilicata: hanno fatto un manifesto, con il patrocinio del comune e un grande «logo» del Clandestino Day, in cui figura un migrante tutto nero, ritratto di spalle, che sul retro della maglietta mostra questa scritta: «Maroni, kiss my ass» [non traduco per pudore]. I più devoti, a modo loro, quelli di Termoli, in Molise, che la maglietta se la sono fatta da sé: dice «io ospito un clandestino» e si ispira al famoso striscione che Antonio Di Lalla, parroco, espose sul balcone della sua canonica a Bonefro. I più cinefili sono quelli che in un sacco di posti hanno organizzato la proiezione di film: il più gettonato è «Come un uomo sulla terra», il primo a rivelare le «terrificanti condizioni» [parole dell’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Guterres] in cui migranti e profughi si trovano nei lager libici. Nella redazione di Carta, via dello Scalo di San Lorenzo 67, a Roma, non proietteremo quel film [che regaliamo ai nuovi abbonati] ma un altro, da poco in vendita nella nostra Bottega on line: «U’ stissu sangu», documentario che ha per sottotitolo «Storie a sud di Tunisi» [cioè sulle coste siciliane]. Proiezione che seguirà la presentazione del nuovo libro di Annamaria Rivera, antropologa antirazzista cui dobbiamo molto, quanto ad interpretazione del pessimo momento che viviamo, «Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo» [Dedalo]. Di un altro libro si parlerà il 24 a Carrara e il 25 a Milano: è «Servi. Il paese sommerso dei clandestini al lavoro» di Marco Rovelli. E poi: su Radio Sherwood il progetto Melting Pot Europa farà due dirette, il mattino e il pomeriggio di venerdì. In decine di piazze, come a Vicenza a cura del Presidio No Dal Molin, si faranno banchetti e gazebo informativi su cosa significa davvero il «pacchetto sicurezza» e il «reato di clandestinità». In molti altri posti di andrà nei luoghi dell’esclusione, nei ghetti del «clandestini». Più o meno dappertutto si diffonderanno gli oggetti simbolo della giornata: magliette e spillette, felpe e bandiere, ecc. E insomma la smetto qui perché l’elenco completo delle settanta [ad oggi] località dove circa 400 soggetti – associazioni, cooperative, sindacati, centri sociali, movimenti, sezioni di partito… – organizzeranno attività nell’ambito del Clandestino Day, questo venerdì 25 settembre, si trova sul settimanale in uscita lo stesso giorno [copertina molto «multi»] e sul neonato sito clandestino.carta.org [che sta già stabilendo record di visite]. Però il premio che va ai più tenaci lo attribuiamo a noi stessi, che questa piccola idea abbiamo avuto – un anno fa con il «logo» e la maglietta, quest’anno con il sito e il Clandestino Day – e non abbiamo mollato l’osso, anche quando pareva che dei migranti non fregasse niente a nessuno, sinistre incluse [occupate com’erano a scindersi e a perdere elezioni]. E in un certo senso è tuttora così: ai grandi media e ai brunivespa, ai politici in genere di quel che accade alle frontiere [ad Ancona, Venezia e Lampedusa] o subito al di là [nel mare di Sicilia o sotto i Tir dalla Grecia], di cosa sono i centri di detenzione, di come davvero vivano le persone migranti in questo paese non interessa gran che: usano questa decisiva questione del nostro futuro come una pallina nel ping pong della propaganda. Le settanta piazze del Clandestino Day sono i luoghi dove comincia a nascere un’altra, possibile convivenza. La grande piazza del 17 ottobre ne sarà la conferma.
Fonte: Carta, il manifesto