11 Lug 2018 appalti, evasione fiscale, flai, frode fiscale, illegalità, inchiesta, jobs act, macellazione e lavorazione carni, operazione the butcher, sfruttamento, somministrazione manodopera,
L’operazione “The Butcher” (in inglese “il macellaio”) della Guardia di Finanza di Rho (MI), che è stata effettuata nel mondo delle società di manodopera del settore carni e che ha portato alla scoperta di una frode fiscale di 300 milioni di euro, è arrivata a toccare anche Carpi (MO) dove la Società L.C.P. srls, che opera in appalto presso il macello Opas (ex Italcarni), è stata raggiunta da un provvedimento giudiziario di sequestro preventivo contro l’amministratore Francesco Putignano, 37enne di origine barese, finito recentemente agli arresti domiciliari.
L’operazione della Guardia di Finanza ha messo in luce un sistema di “società scatola”, cioè società che di fatto non hanno alcuna struttura produttiva stabile, ma contengono solo dipendenti inviati a lavorare presso gli appalti delle aziende di macellazione e lavorazione carni. Tali “società scatola” fanno a loro volta parte di scatole più grosse, cioè i consorzi. E’ il caso appunto della L.C.P. e del Consorzio di cui fa parte, “Servizi Globali”, con sede e uffici a Milano.
L’indagine, che ha prodotto arresti e perquisizioni in più di venti province italiane, ha scoperto una ingente movimentazione di capitali illeciti che ricorda i sistemi già segnalati nelle precedenti operazioni della Guardia di Finanza di Modena 2014 e del 2015: si intesta la “società scatola” a un “prestanome” e si iniziano a produrre crediti IVA fittizi attraverso la presentazione di dichiarazioni fraudolente. I ricavi illeciti vengono poi reinvestiti in immobili e oggetti di valore, permettendo al contempo di offrire manodopera a prezzi molto concorrenziali sul mercato delle imprese che vogliono appaltare le lavorazioni.
Cosa è accaduto ai 37 lavoratori della L.C.P. che operavano sul sito produttivo della ex Italcarni?
Venerdì 6 luglio, senza il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, i lavoratori sono stati convocati dal responsabile di cantiere che ha comunicato loro che era necessario presentare le dimissioni con la causale “irreperibilità dell’amministratore”. Il cambio appalto è già stato effettuato: ora i lavoratori sono dipendenti di una nuova società in appalto, la Suilla Società Cooperativa, ma hanno davanti un periodo di prova di 90 giorni nel quale possono essere licenziati senza alcuna causale.
“Il nostro sistema paese si sta adattando a una illegalità che viene percepita come normale” – dichiara Marco Bottura della FLAI-CGIL – “Non c’è solo la responsabilità penale dei soggetti ora giustamente perseguiti dalla Guardia di Finanza, ma c’è anche la responsabilità di chi continua ad assecondare questo sistema di appalti. Quest’ultima vicenda ci insegna infatti che non saranno certo le imprese a cambiare la situazione, perché ad oggi è funzionale all’abbassamento del costo del lavoro e alla ricattabilità dei lavoratori. E’ necessario introdurre una legislazione che limiti l’utilizzo degli appalti e che tuteli per legge i lavoratori sottoposti ai cambi di appalto. Da subito sarebbe invece doveroso ripristinare il reato penale nella somministrazione di manodopera (depenalizzato nel 2016) e reintrodurre il reato di somministrazione fraudolenta di manodopera (abrogato dal Jobs Act)”
Modena, 11/07/2018
Flai Cgil Modena