19° Rapporto Caritas/Migrantes 3-Migranti in Italia, focus sulla criminalità/Rassegna.it

28 Ott 2009

Nel periodo 2001- 2005 l’aumento degli stranieri residenti è stato del 101% e l’aumento delle denunce presentate contro stranieri del 46%

Dei diversi approfondimenti condotti dal Dossier Caritas/Migrantes, i curatori segnalano quelli riguardanti il rapporto tra immigrazione e criminalità e quello sul loro apporto contributivo fiscale. Tra gli italiani intervistati di recente, 6 su 10 attribuiscono agli stranieri un tasso di criminalità più alto e, perciò, è necessario approfondire i dati statistici disponibili e rispondere in maniera argomentata a tre questioni: è quanto ha cercato di fare il dossier con l’agenzia “Redattore Sociale”.

Prima questione: se l’aumento della criminalità sia dovuto in maniera più che proporzionale all’aumento della popolazione residente. La risposta è negativa. Nel periodo 2001- 2005 l’aumento degli stranieri residenti è stato del 101% e l’aumento delle denunce presentate contro stranieri del 46%. Alla stessa conclusione è giunta la Banca d’Italia in una ricerca imperniata sui dati relativi al periodo 1990-2003. Seconda questione: se gli stranieri regolari siano caratterizzati da un tasso di criminalità superiore a quello degli italiani. A prima vista sembrerebbe proprio così: nel 2005 l’incidenza degli stranieri sulla popolazione residente è stata del 4,5% e l’incidenza sulle denunce penali con autore noto del 23,7% (130.131 su 550.590). In realtà, solo nel 28,9% dei casi sono implicati stranieri legalmente presenti e ciò abbassa il loro tasso di criminalità, che scende ulteriormente ipotizzando che anche gli italiani che delinquono siano per il 92,5% concentrati tra i ventenni e i trentenni (come accade tra gli stranieri) e considerando che il confronto non tiene conto dei reati contro la normativa sull’immigrazione: alla fine, il tasso di criminalità risulta essere analogo per italiani e stranieri. Terza questione: se gli stranieri irregolari si caratterizzino per i loro comportamenti delittuosi. È vero che, in proporzione, sono più elevate le denunce a loro carico, da riferire in parte al loro stato di maggiore precarietà e in parte anche al loro coinvolgimento nelle spire della criminalità organizzata. Tuttavia, risulta infondata l’equiparazione tra irregolare e delinquente, come dimostra il fatto che la metà degli attuali quattro milioni di residenti sono stati irregolari, come lo erano, fino al mese di agosto 2009, le 300 mila collaboratrici familiari prima della domanda di emersione.

Il boom della criminalità era già avvenuto in Italia all’inizio degli anni ’90 e, rispetto ad allora, il livello delle denunce è rimasto lo stesso. Certamente anche gli immigrati possono delinquere e su questo bisogna vigilare, senza tuttavia trasformarli in un capro espiatorio del nostro disagio sociale. Sul piano economico i dati relativi al 2007 evidenziano, innanzi tutto, il consistente apporto degli immigrati all’economia italiana: si tratta, secondo Unioncamere, di 134 miliardi di euro, pari al 9,5% del prodotto interno lordo. I versamenti contributivi effettuati all’Inps sono stati stimati dal Dossier pari a oltre 7 miliardi di euro, dei quali oltre 2,4 miliardi pagati direttamente dai lavoratori stranieri e la restante quota dai datori di lavoro. Invece, la stima del gettito fiscale, includendo le tasse più rilevanti, è di oltre 3,2 miliardi di euro.

Ne deriva che, direttamente dalle buste paga dei lavoratori immigrati, provengono in totale 5,6 miliardi di euro (ma secondo la Cgia anche di più). Pur nella difficoltà di calcolare l’incidenza degli immigrati sulla spesa sociale, non mancano i tentativi in tal senso e la Banca d’Italia stima che agli immigrati vada il 2,5% di tutte le spese di istruzione, pensione, sanità e prestazioni di sostegno al reddito, all’incirca la metà di quello che assicurano in termini di gettito.
Fonte: Rassegna.it, 28.10.2009

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