24 Giu 2021 ambiente, chiusura, crisi aziendale, fiom, fonderie cooperative, piano industriale, salute,
Era il lontano luglio 2017 quando Paolo Zardo, amministratore delegato di VDP socia di Fonderie Cooperative, annunciava la chiusura e delocalizzazione a Padova dell’attività produttiva modenese. Era dal marzo precedente che come Fiom e Cgil denunciavamo il rischio per il futuro di un patrimonio come quello di Fonderie Cooperative a fronte di un piano industriale che fin da subito avevamo definito “evanescente, aleatorio e poco credibile”. Oggi purtroppo i fatti ci danno amaramente ragione. Il prossimo 24 luglio Fonderie Cooperative stabilirà di non rinnovare l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e dunque andrà verso la cessazione definitiva della produzione nella storica sede di via Zarlati e di fatto non continuerà più alcuna attività quantomeno sul suolo modenese.
Quale potrà essere il destino della sbavatura svolta a Codigoro non è chiaro ma è facile pensare che come per il resto del piano, non vi sarà futuro. Sapevamo fin dall’inizio che nella partita tra Fonderia e Comune gli abitanti del quartiere Madonnina sarebbero stati usati strumentalmente e i lavoratori delle fonderie sarebbero diventati le vittime sacrificali. Difendere la salute e l’ambiente è essenziale, così come sarebbe stato necessario spostare l’attività di fusione in altro luogo ed ammodernarla con impianti e forni elettrici di nuova generazione per eliminare l’impatto ambientale. Questo avrebbe implicato un investimento di almeno 30 milioni di euro. Né l’azienda né il Comune hanno mai avuto alcun interesse nel provare a percorrere questa strada.
L’azienda sapendo di non avere le risorse economiche per un tale piano ha di fatto puntato tutta la sua partita sulla rivalutazione al massimo rialzo del valore del terreno raccontandoci al contempo negli incontri sindacali, di volta in volta, fantasiosi piani su come sarebbe potuta proseguire l’attività di una fonderia senza avere più il proprio core business, ovvero la fusione delocalizzata a Padova. Come da noi preventivato, il progetto di proseguire solo con la produzione delle Anime è stata definitivamente accantonata e la decisione ci è stata ufficializzata non più tardi di 3 giorni fa.
Per parte sua la Giunta Comunale si è sempre preoccupata esclusivamente di non subire danni elettorali da questa vicenda e nel contempo di garantire il lauto investimento di rivalutazione della zona che va sotto il nome di “Diagonale”. Non a caso già dal 14 marzo 2019 la giunta aveva ratificato la delocalizzazione della fusione a Padova e non a caso le nostre richieste di istituire un tavolo trilaterale per monitorare e seguire il percorso di trasferimento e conversione è rimasto di fatto lettera morta nonostante sia stata approvata tramite un ordine del giorno in consiglio comunale del 14 novembre 2019.
La carne da macello ancora una volta sono e saranno i lavoratori. Ad oggi Fonderie Cooperative tra Modena e Codigoro conta 62 dipendenti da quasi 120 che erano. Dal 31 gennaio 2022 se non si troverà alcuna soluzione, non ne resterà più nemmeno uno e chi avrà avuto responsabilità per questa morte annunciata, si dovrà assumere le proprie colpe. Per parte nostra, come Fiom di Modena e Ferrara, siamo intenzionati a dare battaglia e a fare di tutto per difendere questi posti di lavoro tra Modena e Codigoro. Crediamo che Comuni e Regione abbiano il dovere di affrontare e risolvere questa ennesima bomba sociale che si somma alle altre presenti nel territorio emiliano.
Paolo Brini Fiom Cgil Modena
Stefano Bondi Fiom Cgil Ferrara
Modena-Ferrara, 24/6/2021