ADI, PERCORSO AD OSTACOLI PER OTTENERE IL NUOVO ASSEGNO DI INCLUSIONE

19 Dic 2023 adi, assegno di inclusione, reddito di cittadinanza,

Dal 1° gennaio 2024 non verrà più riconosciuto il Reddito di Cittadinanza (RdC) anche alle famiglie che hanno continuato a beneficiarne per tutto quest’anno.
Si tratta di famiglie con al proprio interno minorenni, persone di almeno 60 anni e disabili considerati in condizione di non occupabilità. Per queste fasce sociali disagiate entra in vigore l’Assegno di Inclusione (Adi) che sarà regolato per il pagamento dell’assegno con gli stessi criteri del RdC ma attraverso la nuova Carta di inclusione, con un aumento delle procedure burocratiche e duplicazione nei fatti della vecchia carta postale del RdC.
Il patronato Inca Cgil ha già contattato le oltre 1.000 famiglie che avevano fatto domanda di RdC presso i propri uffici, e si stima che in provincia di Modena possano essere circa 3.000 le famiglie complessivamente interessate dalla nuova Adi.
Risulta però un percorso ad ostacoli fare domanda di Adi per le molteplici novità procedurali introdotte. Infatti, dopo aver presentato la domanda con modalità telematica all’Inps a partire dal 18 dicembre 2023, per ottenere il beneficio economico il richiedente deve iscriversi presso il Sistemo Informativo Integrato di Servizio Sociale locale (Sisl) per sottoscrivere il Patto di Attivazione Digitale (Pad) del nucleo familiare. Questa iscrizione al Sisl va fatta contemporaneamente alla presentazione della domanda all’Inps perché altrimenti il pagamento della spettanza avverrà solo successivamente alla validazione del Pad.
“Il Sisl e il Pad sono già prime novità che complicano la procedura – afferma Antonio Petrillo direttore Inca Cgil Modena – perché con il RdC non erano previste procedure informatiche aggiuntive, ma era sufficiente che i cittadini si presentassero ai centri per l’impiego di residenza”. Le procedure sembrano così complicate che ad oggi sul sito del Ministero del lavoro non è possibile completare la domanda perché non si riesce ad inserire il Pad.
Altra novità che complica molto la procedura e il mantenimento del diritto è poi l’obbligatorietà di presentarsi entro 120 giorni dalla firma del Pad ai Servizi Sociali, e successivamente ogni 90 giorni bisogna presentarsi di nuovo ai Servizi sociali o ai Patronati per aggiornare continuamente la propria situazione. In caso di impossibilità a rispettare queste condizioni, c’è la sospensione o la decadenza dell’assegno di inclusione.
“E’ evidente che con requisiti e procedure molto più stringenti e burocratizzate parecchie famiglie in stato di bisogno potrebbero subire uno slittamento o perdere il sussidio. Sembra proprio che con il moltiplicarsi di tutte queste procedure ci sia il rischio calcolato da parte del Governo di lasciare indietro proprio le persone più bisognose” commenta Daniele Dieci segretario Cgil Modena.
Per la Cgil il RdC era uno strumento di welfare universale che poteva dare risposte alla povertà, tanto che è presente in molti paesi europei. Invece il Governo di centro-destra con le nuove misure ha creato due categorie di popolazione, distinguendo tra gli occupabili e i non occupabili e riservando solo a questi ultimi la nuova Adi. Ma sappiamo bene che anche gli occupabili (età tra i 18 e i 59 anni) spesso hanno redditi bassi da lavoro o non riescono a reinserirsi per basso titolo di studio e scarse esperienze lavorative. A questi ultimi il Governo eroga da settembre solo 350 euro mensili e ha stabilito misure per la presa in carico per una nuova occupazione (agenzie, corsi di formazione), ma ad oggi i dati sia modenesi che nazionali di reinserimento nel mercato del lavoro sono deludenti.
Pur con tutte le complicazioni procedurali, la Cgil insieme all’Inca farà di tutto per far ottenere il diritto all’Adi alle famiglie in stato di bisogno e non le lascerà sole.

 

Modena, 19/12/2023

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