DALL'ALTRA PARTE DEL MURO. NELL'ALTRO MONDO DI GAZA.

18 Mag 2011

Valico di Erez (Striscia di Gaza), 18 maggio 2011

A seguito di forti pressioni consolari, la notte scorsa si è aperto il valico di Erez per la delegazione italiana.

Un valico che, dopo attentissimi controlli, si apre e ti immette in un allucinante tunnel fatto con una avvolgente e gigantesca inferriata che si prolunga dritto nella cosiddetta terra di nessuno e ti fa uscire,dopo 1,4 km di cammino, nel territorio della Striscia di Gaza.

Già il paesaggio, per chi lo conosceva prima della devastante operazione “piombo fuso”di due anni fa, è irriconoscibile.

Prima, qui era territorio verde, coltivato ad ortofrutta e datteri. Ora, quella intera fascia attraversata dal “tunnel”, è terra arsa e spianata.

In questa “fascia di sicurezza” due giorni fa si è abbattuta la ritorsione militare israeliana contro la pacifica manifestazione di migliaia di palestinesi. Noi (ndr. la delegazione umanitaria italiana che intende realizzare a Gaza progetti per l’infanzia, si allega comunicato del 10 maggio) eravamo bloccati al di là del muro e sentivamo i boati dei colpi sparati da armi di ogni tipo, e solo la lunga insistenza delle ambulanze, ci faceva immaginare la portata degli effetti sanguinosi.

L’addetto alla sicurezza ONU che ci accoglie all’uscita del tunnel, ci descrive quel giorno invece con angoscia e precisione, correggendo al rialzo i dati delle agenzie di stampa.

Ci racconta dell’attacco di domenica (ndr. 15 maggio 2011), dei colpi che grandinavano dalle postazioni israeliane poste sul muro di separazione, e denuncia gli ordigni anti-uomo sparati verso i manifestanti che, esplodendo a mezz’altezza, sventagliano micidiali rosate di dischetti metallici.

Quelle ambulanze che noi sentivamo, hanno così portato via due morti e 165 feriti.

Ora, si vedono solo le orme del fuggifuggi sul terreno sabbioso poco distante dal mare.

Attraversiamo lo stretto territorio della Striscia, per visitare la realizzazione dei progetti di solidarietà e cooperazione  a sostegno di una popolazione stremata da un blocco e da un assedio che è difficile da descrivere ed immaginare.

Da Erez, Gaza, fino a Rafah sul confine con l’Egitto, dove vedi sbucare i famosi “tunnel” che importano illegalmente tutto ciò che l’assedio blocca.

Tra le tante ONG internazionali che -fra mille difficoltà- lavorano a Gaza, noi siamo qui per verificare il lavoro di alcune nostre organizzazioni italiane, impegnate in alcuni progetti sostenuti dalla Provincia di Roma e dal Ministero degli Esteri e i nostri di Nexus Cgil Emilia-Romagna.

Anche a Gaza, come a Jenin, il nostro modesto impegno si rivolge all’infanzia ed alla sottrazione di spazi e idee per il gioco, causato dal clima continuo di guerra e di paura.

L’infanzia rischia di crescere senza le idee ed i tempi del gioco.

Con la collaborazione degli esperti di EducAid, abbiamo lanciato la campagna della Cgil “1 euro per Gaza”, per indicare qualche spazio e mezzi per l’educazione al gioco dei bambini. E così, se domani (ndr. oggi per chi legge) ci sarà possibile, andremo a rintracciare il nostro “ludobus” che abbiamo acquistato ed allestito per i bambini di Gaza. E’ in giro per questi villaggi.

Franco Zavatti, Nexus Cgil Emilia-Romagna – Comitato Mo-Jenin

 18 maggio 2011, ore 23.36

Erez (Gaza), 15 maggio 2011

AL VALICO DI GAZA INIZIA IL FUOCO

Dopo il rinvio di ieri, in serata il nostro Consolato Generale ci conferma l’autorizzazione per l’ingresso della delegazione a Gaza per la mattinata di oggi e così all’alba ci avviamo verso l’unico valico israeliano di Erez.

Effettuato il primo controllo documenti, ci fanno entrare nel compound del confine ed inizia una lunga attesa senza ottenere spiegazioni.

Verso mezzogiorno comprendiamo che la situazione sta mutando dal crescendo dell’attività del personale militare della sicurezza. Ci fanno spostare in un locale più protetto e poi tutto precipita.

Da questa parte del muro non si vede ciò che sta succedendo al di là in territorio gazawi.

Sappiamo che erano in programma manifestazioni di protesta in tutti i territori palestinesi, nell’anniversario della loro cacciata dalla loro terra.

Anche a Gaza, proprio stamattina, si sono radunate migliaia di manifestanti.

Ci riconsegnano i passaporti ed in fretta veniamo fatti uscire ed evacuati dal posto protetto e lasciati allo scoperto al di qua del muro!

Sentiamo i primi colpi pesanti dall’artiglieria e da tank israeliani che si muovono verso la linea di”confine”, poi ripetute raffiche da vari punti.

Inizia il pattugliamento degli elicotteri apache, al di sopra delle nostre teste e lungo il tratto del valico; ogni due passaggi, regolari, lasciano intravedere le fumate dei loro spari.

Più in alto, un’intera squadriglia di cinque caccia si fa sentire minacciosa.

Per l’esercito israeliano, pare si tratti di una esercitazione a fuoco da manuale, che si protrae per oltre un’ora.

Non si vede ciò che succede a poche centinaia di metri, al di là del muro.

La breve distanza però, si intuisce bene dal chiaro ed insistente andirivieni delle sirene delle ambulanze che, immaginiamo, soccorrono il disastro che di là sta succedendo.

Una manifestazione di protesta, attaccata militarmente.

Noi vi assistiamo increduli da questa parte del muro.

Quando tutto finisce, dobbiamo lasciare Erez perché anche oggi ovviamente non si entrerà a Gaza.

Al telefono, dal Consolato, ci chiedono come va e che domani si può riprovare.

Dalle agenzie di informazione internazionale, conosciamo presto gli esiti di questa assurda battaglia scatenata al di là del muro di Erez, contro Gaza:1 morto e 40 feriti.

In due ore arriviamo a Ramallah, la “capitale” palestinese ed alloggiamo presso l’edificio della “mezza luna rossa” (la loro croce rossa) ed impariamo meglio cosa c’è in quei numeri dati dalle agenzie: un fotoreporter è rimasto ucciso, una donna in fin di vita e quattordici dei quaranta feriti sono ragazzini.

Franco Zavatti, Nexus ER-Modena incontra Jenin           15 maggio 2011, ore 17.55

IL CAPO DEL GOVERNO PALESTINESE QUI AL CAMPO PROFUGHI

 

Ibdaa (campo profughi palestinese) – Nonostante il lasciapassare già acquisito dal nostro Consolato generale di Gerusalemme, il pass definitivo per entrare nella Striscia di Gaza, spetta all’autorità militare israeliana e per loro si può solo fra 24 ore. Così aspettiamo, ospiti all’interno del centro socioculturale del Campo profughi palestinese di Ibdaa, sistemati più che decorosamente e circondati da attenzioni e domande su quanto di nuovo sta accadendo.

Qui a fianco, all’ingresso del Campo, c’è il compound della sede logistica ONU, che funziona con ritmi indifferenti ai fusi orari ed alle scosse che stanno cambiando già buona parte del mondo arabo.

I riflessi si ascoltano anche qui in Paletina, ma pura al di là del muro, in Israele, eccessivamente preoccupata anziché valutarli con cauta apertura e soddisfazione.

Fatto sta che il controllo militare ai check point e, ieri, in tutta la città vecchia di Gerusalemme, erano assai intensificati ed induriti.

Oggi al campo profughi è arrivata la visita di Salam Fayadd, capo del Governo palestinese,espressione del presidente Abu Mazen.

Anche questo, ci dicono, è un segno dei tempi nuovi. Una rinnovata attenzione dell’Autorità palestinese-spesso rimproverata di eccessiva burocratizzazione, specie qui nei campi profughi-verso le condizioni dei più disperati che vivono all’ombra del “muro”e senza prospettive di uscirne con un lavoro o un pezzo di terra da lavorare.

Anzi, qui intorno, le terre migliori con l’acqua sono già occupate dalle colonie israeliane che si insediano nella illegalità internazionale dichiarata quanto priva di ogni effetto.

Salam Fayadd stringe mani, ascolta raccomandazioni, saluta anche noi, si guarda ripetutamente intorno e, penso io, non sa bene cosa promettere a questa gente che lo circonda attenta.

Appena il Presidente se ne va,in questa stessa piazzetta all’ingresso del campo,si scatenerà una musica esagerata perché si celebrano due matrimoni e si ballerà fino a tardi.

La vita nel campo profughi così,va avanti.

Franco Zavatti, Nexus ER-Comitato Mo-Jenin           13 maggio 2011, ore 20.05

Modena, 10 maggio 2011

A  GAZA PER L’AVVIO DI PROGETTI PER L’INFANZIA

 

Dopo una complessa fase di preparazione e la concertazione col Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme, parte in questi giorni una delegazione della Provincia di Roma per entrare nella Striscia di Gaza. Della delegazione umanitaria italiana farà parte anche Franco Zavatti di Nexus Emilia Romagna e del Comitato Modena incontra Jenin.

Il ristretto territorio palestinese è tuttora isolato e chiuso ai propri quattro confini da uno stretto blocco militare israeliano, che ne impedisce accessi ed uscite.

Dopo la terribile guerra del gennaio 2009 che con l’operazione “piombo fuso” causò migliaia di vittime e la distruzione di gran parte delle strutture civili, permane uno stato di guerra praticamente continuo, caratterizzato da sporadici scontri e pesantissimi bombardamenti israeliani.

La Provincia di Roma finanzierà un progetto di emergenza, rivolto alla popolazione civile e denominato “intervento per la realizzazione di piccoli orti domestici per le famiglie di Gaza” .

Nexus Emilia Romagna ed il Comitato Modena-Jenin , nell’ambito del progetto “Campagna CGIL 1 euro per Gaza” hanno avviato un intervento di emergenza a carattere socio educativo e rivolto alla prima infanzia, principale vittima della guerra.

E’ un progetto dal titolo significativo: “I bambini e le bambine di Gaza possono tornare a giocare”.

L’area di riferimento è principalmente quella degli 8 Campi profughi gestiti dall’ONU ,ove ancor più drammatiche sono le condizioni di vita e di “reclusione collettiva” della popolazione. Ancor più per le decine di migliaia di bambini che stanno in questi campi e che soffrono, in termini irreversibili, “la mancanza di posti sicuri ove poter vivere” (dal Rapporto Agenzia ONU) .

Abbiamo acquistato un grande autobus, ora in fase di allestimento, per trasformarlo in “ludobus” e poter così iniziare l’attività, spostandosi per le strade e le piazzette, avviando un programma di “educazione al gioco” per un’ intera generazione di bambini nata e cresciuta senza conoscere il significato della parola Pace.

Accanto all’attività del ludobus, gestita da educatori del REC (centro per il recupero educativo) si avvieranno anche corsi di formazione, impostati da un esperto italiano selezionato da EducAid e principalmente rivolti alle madri ed alle famiglie, basati sull’importanza dei “comportamenti sicuri nei luoghi in cui ci sono stati bombardamenti, possibili combattimenti ed in generale tra le macerie “.

Tra le poche delegazioni internazionali cui è stato permesso l’accesso nella Striscia, negli ultimi due anni, questa è certamente la prima che vi giunge nel pieno del profondo rivolgimento sociale e politico che sta investendo l’intero mondo arabo e proprio all’indomani dell’intesa fra le due fazioni palestinesi di Fatah (che governa in Cisgiordania) ed Hamas (che governa a Gaza) per una nuova “riconciliazione nazionale”. Il profondo auspicio è che questa intesa realizzi una speranza diffusa fra tutti i giovani palestinesi, per l’avvio di una vera pacificazione interna e la ripresa del processo di pace.

Vedremo, in diretta.

 Franco Zavatti, Cgil Modena – Nexus Emilia Romagna – Modena incontra Jenin

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