28 Ott 2014
di Ciro Spagnulo
Con la consueta serie di relazioni annuali, nelle scorse settimane la Commissione europea ha fatto il punto sui progressi compiuti nell’ultimo anno dai paesi che vogliono aderire all’Unione europea nei Balcani occidentali (Montenegro, Serbia, Macedonia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo) e dalla Turchia. Presentandole, il commissario Štefan Füle ha ricordato i tre principi fondamentali che guidano le politiche di allargamento: stato di diritto, governance economica, riforma della pubblica amministrazione e rafforzamento delle istituzioni democratiche. Di seguito, succintamente, ecco come la Commissione illustra la situazione attuale.
E’ a un punto morto il negoziato con il Montenegro, che non fa progressi in nessun campo.
L’apertura di negoziati è a un punto di svolta con la Serbia, che, però, deve continuare sulla strada delle riforme, in particolare per quanto riguarda lo stato di diritto. Inoltre deve intensificare gli sforzi per normalizzare i rapporti con il Kosovo.
E’ in un vicolo cieco il processo di adesione all’UE con l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia, che ha fatto diversi passi indietro, in particolare per quanto riguarda la libertà di espressione e dei media e l’indipendenza del potere giudiziario. Governo e opposizione, inoltre, dovrebbero ripristinare il dialogo politico in parlamento.
All’Albania è stato concesso lo status di candidato nel mese di giugno, come riconoscimento per i suoi sforzi di riforma e dei progressi compiuti nel soddisfare la condizioni richieste.
Bosnia-Erzegovina rimane ferma nel suo percorso di integrazione europea. A seguito delle elezioni generali di ottobre, sarà essenziale per il paese affrontare urgenti riforme socio-economiche e progredire nella sua agenda europea.
La sigla di un accordo di stabilizzazione e di associazione con il Kosovo nel mese di luglio è una tappa importante nelle relazioni UE-Kosovo. Ora il Kosovo ha bisogno di mantenere le riforme chiave, in particolare quella per lo stato di diritto.
La Turchia ha attuato alcuni impegni di riforma, come il pacchetto di democratizzazione 2013, e ha compiuto passi verso una soluzione della questione curda. Tuttavia, ci sono motivi di gravi preoccupazioni per quanto riguarda l’indipendenza del potere giudiziario e la tutela delle libertà fondamentali. L’apertura dei negoziati sullo Stato di diritto e sui diritti fondamentali potrebbe fornire una tabella di marcia per le riforme in questi settori chiave.