30 Set 2014
di Ciro Spagnulo
La determinazine dell’Ue e dei suoi tati membri a isolare le proprie frontiere mette a rischio la vita e i diritti dei rifugiati e dei migranti. Lo denuncia Amnesty International nel rapporto “Il costo umano della Fortezza Europa: le violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti e dei rifugiati alle frontiere dell’Europa”. In particolare, tali politiche rendono difficile l’accesso all’asilo e costringono a viaggi sempre più pericolosi. Hihn Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia Centralle dell’organizzazione umanitara, denuncia che “L’efficacia delle misure europee per arginare il flusso di immigrati irregolari e rifugiati è, nella migliore delle ipotesi, discutibile. Nel frattempo, il costo in vite umane e sofferenza è incalcolabile e viene pagato da alcune delle persone più vulnerabili al mondo”. Tali misure non sono solo inefficaci, ma costose. All’Ue costano miliardi di euro e ai singoli Stati milioni di euro. Tra il 2007 e il 2013 l’Ue ha speso 2 miliardi per rendere inaccessibili le proprie frontiere, ma solo 700 milioni per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati.
Nel tentativo di creare una zona cuscinetto intorno a sè, l’Ue e gli stati membri stanno finanziando e cooperando con la Turchia, il Marocco e la Libia. Tale collaborazione richiede però che si chiudano gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani che migranti e rifugiati soffrono in questi paesi. “I paesi dell’Ue”, dice ancora Dalhuisen, “stanno pagando i paesi confinanti per sorvegliare i confini al posto loro. Il problema è che molti di questi paesi sono spesso incapaci di garantire i diritti dei rifugiati e dei migranti che restano intrappolati lì. Molti diventano poveri, vengono sfruttati e vessati e non possono accedere all’asilo. Gli stati membri dell’Ue non possono liberarsi dei propri obblighi sui diritti umani nei confronti di coloro che cercano di entrare nel loro territorio esternalizzando il controllo sull’immigrazione a paesi terzi. Bisogna fermare questa cooperazione”.
Amnesty denuncia anche i respingimenti di chi riesce ad arrivare alle frontiere Ue, come avviene in Bulgaria, in Grecia e a Ceuta, enclave spagnola in Africa del Nord.
“Secondo l’Agenzia per i rifugiati dele Nazioni Unite, ci sono più persone sfollate oggi che in qualsiasi momento dopo la fine della seconda guerra mondiale. Incredibilmente, la risposta dell’Ue a questa crisi umanitaria è stata quella di aggravare la situazione”, sottolinea Dalhuisen. “Quasi la metà di coloro che cercano di entrare nell’Ue irregolarmente sono in fuda da conflitti o persecuzioni come in paesi come la Siria, l’Afghanistan, la Somalia e l’Eritrea. I rifugiati devono essere dotati di maggiori possibilità di entrare nell’Ue in modo sicuro e legale affinché non siano costretti a intraprendere viaggi pericolosi”.
Amnesty chiede che gli stati Ue mettano le persone prima delle frontiere perché “Le tragedie umane che si svolgono ogni giorno ai confini dell’Europa non sono né inevitabili, né fuori dal controllo dell’Ue. Molte sono ad opera dell’Ue”.