26 Nov 2013
Anche l’ultimo Rapporto sul mercato del lavoro del CNEL segnala forti migrazioni interne dovute alla crisi. A farne le spese è soprattutto il Sud, come rileva pure l’ultimo rapporto Svimez del quale parliamo in questo stesso numero della rivista. Benché il Sud acquisti popolazione a causa delle migrazioni con l’estero, tuttavia non riesce a compensare la perdita di popolazione dovuta allo spostamento di abitanti soprattutto verso il Centro-Nord. Il Sud non solo espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla, ma rispetto ai decenni passati la sua recente emigrazione si contraddistingue per essere prevalentemente composta da persone con elevati titoli di studio che trasferiscono altrove il capitale umano del territorio.
Sulla mobilità interna complessiva incide in maniera non trascurabile quella degli stranieri. “Tra l’altro, se gli squilibri socio-economici tra le regioni sembrano essere una delle chiavi interpretative della mobilità interna degli italiani, ciò è maggiormente vero per gli stranieri residenti, che, meno legati al luogo (regione) di residenza, e molto più mobili territorialmente rispetto agli italiani, valutano soprattutto le opportunità che offre la regione di destinazione”.
I dati suggeriscono che con la crisi i flussi in ingresso di lavoratori immigrati si siano ridotti, a fronte di un simmetrico aumento del numero di italiani che scelgono di andare a lavorare all’estero.
Un’altra caratteristica del mercato del lavoro è la presenza di persone che fisicamente lavorano e vivono per buona parte della settimana in una regione al Centro- Nord, ma che mantengono casa e famiglia in un’altra, tipicamente al Sud. Nel 2012 quasi 200 mila persone hanno indicato il Centro-Nord come luogo abituale di lavoro. Rispetto alla situazione pre-crisi tale numero si è ridotto, con un calo dell’8 per cento rispetto al 2008. La contrazione del fenomeno riflette il diffuso deterioramento delle condizioni occupazionali.