18 Set 2015 sisma,
Modena, 18 settembre 2015
Recentemente i fari delle polemiche si sono concentrati sulle gare d’appalto aperte dal Comune di Spilamberto, per alcuni lavori proposti con la procedura del “massimo ribasso”, da più parti opportunamente contestata.
I lavori per la Casa della Salute sono infatti stati assegnati ad un’impresa che ha “stracciato” la base d’offerta con un taglio del 41,6% .
La seconda ditta classificata si è “limitata” a proporre un ribasso del 26%.
Il Comune si è ovviamente impegnato pubblicamente ad esercitare il massimo delle attenzioni, verifiche e controlli per garantire le necessarie correttezze nei lavori.
Ma ciò non basta a mettere in completa trasparenza il come un’impresa possa eseguire lavori così complessi, nel pieno della regolarità del lavoro, qualità dei materiali e con tagli così rilevanti.
Ma il panorama dei lavori affidati con lo sbrigativo e rischioso “massimo ribasso” è purtroppo ben più frequentato.
Basta una rassegna riassuntiva – non semplice – spulciando le tabelle dell’Osservatorio regionale sui contratti pubblici e relativi all’ultimo semestre disponibile.
Limitandoci agli “appalti aggiudicati” in provincia di Modena.
a) Sui n° 153 “lavori aggiudicati“, sono 27 con ribassi del 20-30% . Spicca Anas-ER, Acer, Asl-Mo e tanti comuni.
Sono 10 con ribassi tra 30-40% . Spiccano Acer, Asl-Mo, e comuni.
Addirittura n° 5 con sconti oltre il 40 e 50%.
b) Più controllate le aggiudicazioni delle “forniture“.
Su 124 contratti definiti, solamente uno porta un taglio sul costo base del 35%.
c) Sul ramo ultradelicato dei “servizi” aggiudicati, in totale n° 108, spicca un ribasso del 35% dell’Università, un 50% del Policlinico.
d) Interessante, aggiungere uno sguardo anche sulle “tipologie di gara” adottate negli appalti per i lavori :
– il 47% con “procedura negoziata senza bando”.
– il 33% con “cottimo fiduciario / spese in economia” .
– il 12% con “affidamento diretto”.
Questo il quadro di un solo semestre di aggiudicazioni modenesi.
Modalità e condizioni di espletamento degli appalti pubblici che mantengono accese preoccupazioni ben fondate, rispetto alla efficacia dei controlli, ai possibili rischi di corruzione, fuoriuscita dalle condizioni di lavoro regolare/legale, rispetto delle condizioni ambientali e clausole sociali.
E’ noto che la Cgil ha puntualmente depositato alle camere – lo scorso fine primavera – le firme necessarie a sostegno di una “legge di iniziativa popolare” per la riforma degli appalti, più che necessaria ed urgente.
La situazione spilambertese, assieme alle tante altre, NON sarebbero state possibili solamente applicando le norme e le leggi GIA’ vigenti.
Contraddizioni all’italiana ma anche all’emiliana !
1) Superamento della frantumazione nelle Stazioni Appaltanti.
Già la Direttiva Europea in vigore dall’aprile 2014 e poi il decreto “spending review” 66/’14 obbligavano i singoli Comuni ad una “riduzione drastica” delle cosiddette stazioni appaltanti. Cioè, obbligo per i Comuni non capoluogo ad aggregarsi – almeno al livello delle Unioni Comunali, che già abbiamo – per espletare i bandi. Obbligo fissato al 1° gennaio 2015 per acquisti e servizi, ed al 1° luglio scorso per i lavori.
Il dibattito su Spilamberto ed altri, non sarebbe così nemmeno sorto.
In realtà, ancora lo scorso anno gli appalti aggiudicati in provincia di Modena sono stati indetti per meno del 20% da SUA-Stazioni Uniche Appaltanti di Unioni dei comuni modenesi. Inoltre, a proposito di eccessivo spezzettamento delle sedi appaltanti, il report regionale certifica l’esistenza dell’incredibile numero di 142 sedi/enti pubblici modenesi abilitati a bandire appalti: alla faccia di coordinamento, semplificazione, qualità ed efficacia dei controlli preventivi e sui lavori.
2) La Legge Delega approvata in Senato nel giugno scorso per l’attuazione delle giuste Direttive EU, finalmente segna alcuni passi positivi – accogliendo anche alcune indicazioni poste nella “legge di iniziativa popolare” portata dal sindacato – in materia di superamento del massimo ribasso, del ricorso al bando pubblico di gara, della introduzione di “clausole sociali” a tutela del lavoro pulito, specie nella filiera dei subappalti.
3) Tornando in Emilia Romagna.
Il recente e buon “Patto per il lavoro” sottoscritto dalle Istituzioni, Imprese e Sindacati regionali prevede, tra l’altro, la revisione e sintesi in un “Testo Unico per gli Appalti”.
Un’occasione per richiamare e rinforzare “buone pratiche” già in essere qui da noi:
– nella definizione e gestione dei bandi, attenersi al ben fatto “prezziario regionale”.
– esclusione delle “offerte anomale”.
– premialità per le imprese iscritte nelle liste di merito.
– estendere la norma già in essere per i lavori in area sisma, escludendo il massimo ribasso per i lavori sopra i 300 mila euro.
– rilancio della indispensabile attività degli Osservatori provinciali sugli appalti.
Spilamberto e dintorni si sarebbero risolti sul nascere.
Franco Zavatti, Cgil Modena-responsabile legalità e sicurezza Cgil Emilia-Romagna