16 Gen 2014 sisma, sisma 2012,
Modena, 16 gennaio 2014
Sono emerse in questi giorni le ulteriori e pesanti indagini giudiziarie sui fatti di diffusa corruzione e tangenti legate alla ricostruzione dell’Aquila che coinvolgono un’importante impresa – la Steda Spa – nel contempo impegnata su 4 grandi cantieri nella Bassa modenese per lavori di 13 milioni di euro e con un lascito di ricadute negative sui nostri Comuni, sui lavoratori, sui fornitori e subappaltatori in attesa di pagamento.
Una fitta scia di problemi per chi è rimasto incastrato dalla procedura di concordato preventivo, nel frattempo avviata dalla Steda e dalla temporanea esclusione dalla White List dell’impresa Baraldi, che con la Steda si era aggiudicata l’appalto di Novi.
Fra le ricadute negative, aggiungiamo i casi di lavoro nero, sfuggiti alle ricostruzioni giornalistiche dei giorni scorsi, ma che pesano sui lavoratori ed il sindacato che li tutela.
Col senno del poi, meno male che quell’impresa coinvolta oggi nella bufera dell’Aquila, fu invece esclusa da un altro importante appalto del comune di Mirandola, con la sana motivazione di “offerta con ribasso eccessivo”.
Fresca di questi giorni, la chiusura delle indagini preliminari presso la Procura di Modena, con tredici indagati tra imprenditori e legali di ditte coinvolte in subappalti abusivi nello smaltimento delle macerie del nostro sisma 2012. Imprese prevalentemente residenti nella nostra provincia, ma anche a Mantova e Palermo.
Sono ulteriori dati di fatti recentissimi e preoccupanti e guai a sottovalutarli.
La realtà modenese del sistema degli appalti pubblici, oltre che dei lavori privati, particolarmente gravata dalla fase post terremoto,è pertanto dinamica ed attiva, quanto necessitata di rigorosi ed attenti controlli di legalità, che niente hanno a che fare con le “inutili burocrazie” di cui si parla, anche a sproposito.
Il sistema che governa gli appalti per lavori,servizi e forniture in tutti gli Enti ed Aziende pubbliche modenesi, sta funzionando, ma restano evidenti criticità, che da tempo si segnalano e che richiedono urgenti interventi correttivi, per meglio fronteggiare i rischi di degrado ed infiltrazione malavitosa nell’economia locale.
La Cgil ripropone alcune valutazioni e necessari interventi.
Il quadro dell’insieme degli appalti pubblici 2013 in provincia di Modena, parziale perché riferito alla fine di novembre, ci conferma il persistente e duplice problema :
1) Il criterio di aggiudicazione dei lavori è basato, per circa l’88% delle assegnazioni, sul sistema del “massimo ribasso” e solamente per il resto, col criterio più saggio e sicuro della “offerta economicamente più vantaggiosa”.
2) I ribassi sulla base delle offerte appaiono, in moltissimi casi, eccessivi e sproporzionati. In oltre un terzo dei lavori, i ribassi superano il 20%. Con numerosi casi che sforano il 30% e perfino il 40%.
Ciò nonostante, in ogni convegno e dichiarazione pubblica sulla legalità, trasparenza ed anticorruzione, si ascoltino impegni di segno opposto.
3) Da tempo, si sta spingendo per la diffusione di un metodo che superi l’eccessiva frantumazione degli appalti, attraverso la costituzione delle Stazioni Uniche Appaltanti-SUA, a livello delle Unioni dei Comuni, per avere un’evidente maggiore efficienza amministrativa e sopratutto una più efficace prevenzione anticorruttiva.
Nella nostra provincia il meccanismo è già operante in quasi tutto il territorio, con la triste eccezione dei comuni della Bassa Modenese. Questo è un ritardo che il sistema delle istituzioni locali dovrà superare al più presto.
4) In questo mese di gennaio scadono i termini per dare finalmente attuazione ai punti più significativi della legge Severino in materia di anticorruzione e trasparenza.
Buona parte degli Enti pubblici modenesi, specie quelli più consistenti, vi stanno provvedendo anche se in ordine sparso. Resta aperto un grande problema per gli enti e comuni di media e piccola dimensione, che vanno particolarmente coinvolti e sostenuti, per evitare soluzioni solo formali e sulla carta.
5) White list per le imprese impegnate nei lavori urgenti di ricostruzione pubblici e privati. E’ un sistema che va applicato e difeso, insieme agli altri presidi di controllo ed anticorpi di legalità, per la tutela delle imprese e del lavoro pulito.
E’ noto che le Prefetture sono in grande sofferenza, a causa della carenza di organici adeguati, per la gestione rapida delle White list.
Dallo scorso mese di ottobre, c’è un Protocollo fra Regione e Prefetture del cratere, che prevede l’assunzione di n° 17 operatori al fine di rafforzare questo necessario lavoro. Da ottobre si è in attesa dell’ok del Ministero dell’Interno e questa è un’assurdità che va rapidamente risolta.
Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale